Nicoletta Dosio: “In piazza per un reale conflitto sociale”
Tutta la nostra storia è quella di una popolazione che lotta per i diritti umani, alla ricerca di un modello di vita diverso da quello che si chiama Alta velocità, come anche autostrada, mancanza di servizi, sfruttamento delle povertà sempre più intollerabile. Il potere oggi è contro il popolo. La violenza oggi usa i centri di potere e soprattutto il linciaggio mediatico. In tutto questo persone come Erri De Luca si schierano dalla nostra parte.
Si potrebbe dire dunque che questa “volontà di ammutolire il dissenso” sia lo stesso fare che emerge dalla perquisizione fatta a casa di Alberto Perino…
Sì, esattamente. Ammutoliscono il dissenso rispetto alla loro mala politica per sostenere le loro opere pubbliche, strutture fonti di interesse, di un partito. E’ negare il dissenso perché il dissenso dice la verità. La nostra lotta è efficace, interrompe un flusso di denaro pubblico e costoro agiscono con il supporto di coloro dicono di essere diffusori della legalità. La loro legalità non è la nostra legittimità. Non usano più la giustizia.
Poi c’è anche l’indagine aperta a Gianni Vattimo…
Sì, anche. È stato inquisito insieme a noi in un processo con accuse senza motivo di esistere…
Ci stiamo avvicinando a un mese piuttosto importante, con le tre date 12 ottobre. 18 ottobre. 19 ottobre a cui parteciperanno le numerose realtà in conflitto. Come parteciperete e cosa si aspetta il movimento da questa scesa in piazza?
Il percorso verso il 19 è stato intrapreso con gli altri movimenti per il diritto alla casa, l’ambiente, il lavoro, contro il precariato… è un segno delle lotte di unificazione. Una lotta reale, ma anche simbolica sta nascendo in Italia. Crediamo che la Val Susa non sia sola. E’ la lotta che dura da più tempo, con assemblee, supporti, casse di solidarietà, legal tim, chi lavora per noi, come la raccolta di fondi, confronto per portare avanti questa lotta… Penso che il 19 sarà il segno di un conflitto che si allarga ai tanti bisogni dello stato.
Del 12 Revelli in un’intervista ha detto che “Quella piazza deve includere tutte le voci sofferenti della società, in primis i migranti, il mondo del lavoro, i territori violentanti dalla logica affaristica delle grandi opere (Val Susa, No Dal Molin, No Muos etc). Espressioni di resistenza contro l’operatività dello stesso paradigma affaristico che ha dominato questi mesi di gestione del potere”.
Io credo che qualsiasi cosa sia fatta con spirito partecipativo sia utile. Mi aspetto maggiore coraggio verso i temi che oggi sono massacrati: parlo del lavoro, parlo della necessità di agire secondo i principi del bene comune, del territorio, difendendo anche lo spirito nato dall’antifascismo e dalla resistenza. Il percorso dal 12 al 19 la popolazione lo ha molto chiaro.
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