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No Ponte: partono gli espropri.

In questi giorni sui giornali locali e nazionali sono state pubblicate le liste delle procedure per l’esproprio delle aree interessate alle opere anticipate per la realizzazione del ponte sullo Stretto.

Oltre al quartiere di Torre Faro a Messina, dove dovrebbe sorgere il pilone, le opere di bonifica e di cantiere riguardano tutta la città da nord a sud, infatti moltissime persone in questi giorni hanno scoperto di essere coinvolte negli avvisi degli espropri. Sono oltre 300 case in Sicilia e 150 in Calabria nel mirino della procedura, inoltre occorre considerare tutte le opere accessorie al ponte, come i 20 chilometri di raccordi stradali e i 20 di raccordi ferroviari. Per tamponare una situazione che ha dell’assurdo, la Società Stretto di Messina sta propagandando compensazioni ridicole per le case e i terreni espropriati o asserviti (ossia ceduti per il tempo necessario alla realizzazione dei lavori), oltre a uno sportello di assistenza.

La rete No Ponte, a seguito di una due giorni a marzo molto partecipata in merito a come organizzarsi per opporsi a quest’opera scellerata, ha iniziato ad attivarsi per contrastare i primi atti della realizzazione dell’opera. Il sentimento diffuso nella popolazione rimane quello di immaginare che verranno messe in campo alcuni primi cantieri, ma che questo non significherà che l’opera verrà effettivamente conclusa, così come molto spesso succede in Italia rispetto a questo tipo di infrastrutture e grandi o piccole opere che incontrano l’opposizione territoriale e che dal tav a Messina riguardano sempre più territori nel nostro Paese.

Abbiamo approfondito questi temi insieme a Elena, attivista della rete No Ponte Messina

da Radio Blackout

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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