No Tav: Alberto Perino denuncia: “Minacciato dalla ‘ndrangheta”
‘Ndrangheta che ha provato a lanciare i suoi tentacoli anche su altri tracciati dell’alta velocità, come sulla Milano-Torino e in Emilia Romagna, offrendo grandi disponibilità economiche e di mezzi. Tra gli arresti che il pool di Giancarlo Caselli ordina nel giugno dello scorso anno nell’ambito dell’inchiesta «Minotauro», emerge più di una volta la volontà dei clan insediati in Piemonte di accaparrarsi pezzi di cantiere per quella ferrovia che sta trasformando la Val Susa in uno scenario da guerra civile. Intanto proprio quell’inchiesta fece emergere il nome di Pietro Pipicella, presunto affiliato alla ‘ndrangheta che lavorava su uno dei cantieri dell’alta velocità. Oltre alle missive intimidatorie all’indirizzo di alcuni attivisti del movimento, qualcuno segnala i roghi delle auto degli stessi No-Tav come chiari segnali provenienti dalle organizzazioni criminali.
Insomma, un richiamo quello alla criminalità organizzata, quasi mai accennato in questi giorni, ma che diventa necessario prendere in considerazione, al di là della lettera, visto il contesto anche istituzionale in cui le mafie in Piemonte hanno visto proliferare rapporti e contiguità che fanno sorgere più di un dubbio sul fatto che l’opera non debba temere infiltrazioni.
Quelle lettere sarebbero in sostanza un avvertimento, da parte di esponenti delle cosche, a chi si mette di traverso per l’avvio definitivo dei cantieri. Una pista che gli investigatori continueranno a battere anche durante gli scontri di questi giorni che hanno visto contrapporsi No-Tav e forze dell’ordine, senza nessuna mediazione da parte delle istituzioni locali e nazionali.
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