No Tav, se anche la solidarietà diventa reato
In quell’occasione un centinaio di No Tav si erano dati appuntamento sotto il Palagiustizia per un presidio di solidarietà con Marta, compagna No Tav di Pisa che durante la conferenza stampa del movimento seguita alla passeggiata notturna in Clarea del 19 luglio aveva denunciato coraggiosamente e a testa alta le molestie e le violenze subite per mano della polizia mentre si trovava in stato di fermo dentro il cantiere-fortino. In seguito alla sua denuncia pubblica, pochi giorni dopo era stata convocata per un interrogatorio in Tribunale dai due pm con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, gli stessi che la notte del fermo di Marta e dell’arresto di altri 7 No Tav si trovavano dentro il cantiere a legittimare implicitamente le violenze e gli abusi della polizia contro i manifestanti che a centinaia affollavano il sentiero di Giaglione.
La vicenda di Marta suscitò nel giro di poche ore un’immensa ondata di solidarietà in tutta Italia che si strinse attorno alla compagna pisana con la campagna ‘#senonconmartaquando?’. Anche la mattina del 26 luglio il movimento No tav e molte altre persone solidali non fecero mancare il proprio calore e il proprio supporto mentre Marta affrontava l’interrogatorio all’interno di un’aula del Tribunale.
Da subito i celerini e gli agenti della digos presenti sul posto si distinsero per un atteggiamento nervoso e provocatorio, incuranti della rabbia e dello sdegno che animava le decine di persone presenti al presidio, le quali riconoscevano dietro quei caschi e quegli scudi gli stessi responsabili delle violenze e degli abusi che si erano consumati pochi giorni prima in val Clarea durante la passeggiata notturna e che mal tolleravano la sfacciata presenza dei celerini in quel contesto. A pochi minuti dall’inizio del presidio un gruppo di agenti si scagliò con violenza contro un gruppo di compagne, colpevoli di star appendendo uno striscione di solidarietà a Marta sulle inferriate del Tribunale, scatenando la rabbia delle altre persone presenti che accorsero subito a sostegno delle No Tav aggredite. Ne seguirono alcune cariche immotivate che spinsero il presidio fino in mezzo al traffico cittadino e ferirono alcune persone colpite dalle manganellate.
A pochi mesi di distanza apprendiamo che l’episodio non ha mancato di essere oggetto dell’incessante attività di Questura e Procura contro il movimento No Tav: questa mattina sette compagni e compagne si sono visti recapitare una denuncia con l’accusa di violenza, minacce, lesioni nei confronti di due agenti di polizia e di aver tentato di impedire l’arresto di un manifestante finito nelle mani dei celerini durante una delle cariche (anch’esso denunciato). D’altronde che i No Tav siano ormai l’incubo ricorrente di questurini e Pm, ansiosi di poter tradurre qualsiasi cosa si muova attorno alla battaglia contro l’alta velocità in qualche denuncia, perquisizione, arresto o intimidazione di altro tipo ha smesso di stupirci ormai da tempo. Tradurre in reato persino la solidarietà a Marta e alla sua vicenda non fa che confermare quanto l’attacco della controparte contro il movimento No Tav ricorra ormai a qualsiasi strumento, assumendo sempre più spesso i tratti di un accanimento grottesco.
Solidarietà ad Alice, Chiara, Dana, Francesca, Luca, Stefano e Valter!
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