Un ko secco, a fronte del tentativo della Procura Torinese di convincere la giuria popolare, attraverso argomenti “suggestivi”, ad inquadrare le azioni di lotta al cantiere nell’alveo del terrorismo e non in un contesto di lotta e conflitto più generali.
Possiamo dire che ce l’hanno messa tutta, partendo dai fatti universalmente riconosciuti come attacchi terroristici (metropolitana di Londra tra gli altri) fino a rispolverare la storia di casa nostra, dalle Brigate Rosse ai Nar…
Ci ha provato anche oggi Il procuratore generale Maddalena nelle sue repliche, stimolando ulteriormente la sua memoria storica fino a citare la morte di Giangiacomo Feltrinelli durante un’azione di sabotaggio nel 1972 a Segrate.
Maddalena, Padalino e Rinaudo avevano la missione di far trionfare il teorema del pensionato Caselli, ma hanno fallito clamorosamente. Certo, magari faranno ricorso perché una battaglia personale la si porta avanti fino alla fine, ma nulla cambierà.
Noi possiamo dire però ciò che resta di questa brutta storia ed è l’immagine di una procura che si fa politica e decide di provare a fermare un movimento popolare come il nostro che fa paura ai poteri forti di questo paese.
Restano impressi i volti di questi personaggi in cerca di gloria che concedono interviste e trattano con disprezzo ed arroganza chiunque provi a mettersi sulla loro strada.
Resta la collusione e il silenzio imbarazzante di molti, della stampa in genere in primis, che non ha risparmiato spazi alla loro propaganda mentre ha volentieri taciuto le nostre ragioni e tentativi di difesa.
Quello che abbiamo fatto noi invece è stato lottare dal primo fino all’ultimo giorno, insieme agli imputati No Tav, raccontando fino allo sfinimento le nostre ragioni e la realtà di quel pezzo di montagna che stanno distruggendo con la militarizzazione e la violenza.
Ne avremo molte di cose da dire, ma ci riserviamo di farlo poco alla volta.
Ora invitiamo Maddalena ad andarsene finalmente in pensione, di organizzare col suo amico Caselli, che non crediamo gli porterà rancore, qualche torneo di scopone nei circoli chic che di sicuro già frequentano. Altri, accumunati dall’età e dagli stessi valori morali, ne troveranno a tenergli compagnia…
Che si lascino tutto alle spalle, dichiarando la sconfitta e il loro fallimento.
Non ci aspettiamo di sicuro che qualcuno li chiami a rispondere delle schifezze a loro attribuibili, ma almeno non vedremo più quotidianamente la loro faccia sui tg, né sentiremo pronunciare in maniera ossequiosa i loro nomi.
Quelli, oramai, rimarranno scritti in tutte le sentenze del processo per il compressore bruciato con a fianco la parola FALLITI.
da notav.info