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Andrea Soldi, morto durante un TSO. A processo lo psichiatra e i vigili che lo uccisero

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Il 5 agosto del 2015, a Torino, Andrea Soldi – 45 anni – viene ucciso per strangolamento durante l’esecuzione di un TSO. Nel settembre del 2017 si è aperto il processo che vede imputati lo psichiatra dell’Asl che lo aveva in cura e tre agenti della polizia municipale, tutti accusati di omicidio colposo.

Un processo tuttora in corso, nel quale in questi mesi si sono alternate le dichiarazioni di decine di testimoni. Pochi giorni fa a testimoniare è stata la sorella di Andrea, che ha sottolineato e ricordato i segni evidenti della violenza subìta sul corpo senza vita di Andrea: “Mio fratello aveva il viso completamente nero, con segni attorno al collo ed escoriazioni sul viso. […] Quando in ospedale ho accarezzato e baciato il cadavere di Andrea, ho notato che dalla bocca gli usciva del sangue”.

Durante le udienze di questi mesi sono emerse varie testimonianze che hanno confermato il ruolo di quanti fin da subito apparivano come responsabili nella morte di Andrea: dal suo psichiatra che ordinò l’esecuzione del Tso, e che durante il processo ha rivendicato di essere tuttora convinto di aver fatto “la scelta giusta”, alla squadretta di vigili urbani intervenuti per eseguire il trattamento.

Un trattamento violento e coatto per il quale quel 5 agosto Andrea è stato prelevato con la forza dalla panchina dei giardini di piazza Umbria su cui si trovava, per essere trasferito in ospedale. A intervenire alla presenza dello psichiatra è stata la pattuglia speciale “Pegaso 6”, un gruppo di invasati in divisa totalmente inadatto ad affrontare la situazione (e poi riemerso nelle cronache torinesi anche per altri episodi minori), che con atteggiamenti muscolari e violenti ha finito per uccidere Andrea. La successiva relazione del medico legale lo ha attestato chiaramente: Andrea Soldi è morto soffocato dalla stretta attorno al collo di uno dei tre agenti che tentava di trascinarlo via, mentre altri due lo avevano già immobilizzato da entrambi i lati. Ma il trattamento disumano subìto si è protratto oltre: buttato a terra con la faccia sul cemento, dopo aver perso i sensi Andrea è stato ammanettato molto stretto e caricato sull’ambulanza a testa in giù.

La difesa dei tre agenti della municipale è stata finora tutta improntata a ribadire che i metodi usati fossero in qualche modo giustificati e giustificabili perché Andrea appariva “molto concitato” (e chi non lo sarebbe vedendosi prelevare all’improvviso e violentemente da tre energumeni in divisa?!). Una ricostruzione che fa a pugni non solo con le testimonianze di quanti hanno assistito alla scena e hanno riferito che Andrea sedeva in maniera tranquilla e pacifica su quella panchina, ma anche dello stesso psichiatra, secondo cui il suo paziente – pur avendo interrotto da qualche giorno la cura – non correva alcun rischio di diventare violento o di rappresentare un pericolo. Nel frattempo gli agenti coinvolti non solo non sono stati sospesi, ma sono stati trasferiti e promossi dal lavoro di ufficio al nucleo di polizia giudiziaria, coerentemente con la prassi che vede assassini e torturatori in divisa fare puntualmente carriera e saltare da un incarico all’altro.

“Con le persone come mio fratello bisogna saper parlare” ha detto Maria Cristina Soldi al processo. Tutto il contrario di quanto accaduto ad Andrea, vittima di un trattamento inumano e degradante frutto di un sistema psichiatrico tutto orientato al controllo e alla costrizione, che non esita a far intervenire le forze dell’ordine con sequestri arbitrari e violenze.

 

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