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Caso Cucchi: dopo sei anni, finalmente una nuova perizia

Lo scrive oggi, venerdì 11 dicembre, la procura di Roma in una richiesta di incidente probatorio per chiedere al gip una nuova perizia medico legale sulle lesioni patite da Stefano che morì nell’ospedale ‘Pertini’ di Roma il 22 ottobre 2009, una settimana dopo il suo arresto.

Nell’inchiesta sono indagati cinque carabinieri della stazione Roma Appia: si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele
D’Alessandro, Francesco Tedesco (tutti per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità), nonché di Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza e, il solo Nicolardi anche di false informazioni al pm).

In particolare, ai primi tre si contesta, dopo avere proceduto all’arresto di Cucchi e dopo aver eseguito una perquisizione domiciliare, “spingendolo e colpendolo con schiaffi e calci, facendolo violentemente cadere in terra” – si legge nel capo d’imputazione – di avergli cagionato “lesioni personali, con frattura della quarta vertebra sacrale e della terza vertebra lombare”.

La richiesta di una nuova perizia medico-legale, in sede  d’incidente probatorio (il cui esito avrebbe valore di prova in un eventuale processo) e’ basata sulle risultanze di una  consulenza del radiologo Carlo Masciocchi, il quale nelle radiografie ha trovato una frattura lombare recente sul corpo di  Cucchi. Per gli inquirenti questo elemento di novita’ ‘rende necessaria una rivalutazione dell’intero quadro di lesivita’  anche ai fini della sussistenza o meno di un nesso di causalita’ tra le lesioni patite da Stefano Cucchi a seguito del pestaggio, e l’evento morte’.

E ancora: per gli inquirenti il pestaggio di Stefano Cucchi “avvenne in un arco temporale certamente successivo alla perquisizione domiciliare eseguito presso l’abitazione dei genitori (quando Stefano stava ancora bene, come riferito dai genitori) e precedente al momento in cui l’arrestato fu tradotto presso il comando stazione carabinieri di Roma Tor Sapienza”. Per l’accusa, poi “fu scientificamente orchestrata una strategia finalizzata a ostacolare l’esatta ricostruzione dei fatti e l’identificazione dei responsabili per allontanare i  sospetti dai carabinieri appartenenti al comando stazione Appia”. Ovvero: “non si diede atto della presenza dei  carabinieri Raffaele D’Alessandro e di Alessio Di Bernardo nelle fasi dell’arresto di Stefano Cucchi”, “fu cancellata inoltre ogni traccia di passaggio di Cucchi dalla compagnia Casilina per gli accertamenti fotosegnaletici e dattiloscopici al punto che fu contraffatto con bianchetto il registro delle persone sottoposte a fotosegnalamento”.

Intanto martedì 15 dicembre, in Cassazione, si apre il terzo grado di giudizio.

Dopo sei anni, si può dire – con tutte le cautele del caso – che la verità giudiziaria sulla morte di Stefano sia più vicina?

La risposta dell’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi:

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da radiondadurto

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