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Corto Maltese piazzista d’armi suo malgrado

Ecco un anniversario insolito: il centenario dell’ambientazione della prima avventura di Corto Maltese. Era il 1913, per essere precisi il primo novembre, il giorno di Tutti i santi ma anche Tarowean, per gli aborigeni delle isole Figi il giorno delle sorprese, il giorno in cui tutto è possibile. Il giorno in cui ha inizio La Ballata del mare salato, il primo romanzo di Hugo Pratt di cui è protagonista Corto Maltese.

Ma cent’anni dopo, e con Pratt sotto un paio di metri di terra, la Marina Militare Italiana ha arruolato il marinaio meno militarista della storia del fumetto, probabilmente a sua insaputa. Per essere più precisi, qualcuno gliel’ha venduto e ora Corto – proprio quello che disse: «non credo né ai dogmi né alle bandiere» – partecipa suo malgrado alla controversa campagna “Il Paese in movimento” guidata dalla portaerei Cavour per spacciare armi e tecnologie belliche in giro per il mondo.

Si legge sul sito della Marina: «Attraverso la penna di Marco Steiner, stretto collaboratore di Hugo Pratt, e gli scatti del fotografo Marco D’Anna, l’eroe prattiano rivivrà le avventure del suo esordio, quello de “La ballata del mare salato” questa volta solcando i mari a bordo di Nave Etna impegnata nella campagna “il Paese in movimento” guidata da Nave Cavour.

I mari solcati saranno quelli di Ulisse e Sinbad, prototipi per eccellenza della figura del marinaio: partendo dal “suo” mare, il Mediterraneo, Corto Maltese attraverserà il Mar Rosso e giungerà fino al Golfo di Aden e al Mare Arabico. Con la sua testimonianza ci racconterà e quanto sono cambiati quei personaggi e quegli ideali con cui Pratt aveva condito la sua creatura: uomini di mare che al mare hanno consacrato la loro vita, animati da grande rispetto per il prossimo, passione per il viaggio e l’avventura, senso di appartenenza, onore, coraggio e fede nella parola data».

E’ partita il 13 novembre da Civitavecchia, la crociera del 30° gruppo navale guidato dalla portaerei Cavour per un tour “promozionale” del made in Italy, la missione il cui slogan è “Sistema Paese in movimento” ha raggiunto Dubai dove le navi sosteranno fino al 2 gennaio. Le tre navi più moderne della nostra Marina, oltre alla portaerei la nuovissima fregata Bergamini (tipo Fremm) e il pattugliatore Borsini affiancate dalla nave logistica Etna, hanno fatto sosta a Gedda (Arabia Saudita), Abu Dhabi (Emirati arabi uniti), Bahrein, Kuwait e Oman. Neppure un terzo di un viaggio che si concluderà il 7 aprile dopo l’attraversamento dell’Oceano Indiano e la circumnavigazione dell’Africa e aver toccato 7 Paesi nel Golfo Persico e 13 in Africa.

A bordo della portaerei, che imbarca 5 cacciabombardieri Harrier e 4 elicotteri, sono stati installati gli stand espositivi dei partner dell’inusuale missione navale. Tra questi tutte le aziende del settore difesa italiano, dal gruppo Finmeccanica a Fincantieri da Beretta a Elettronica, ma anche società che operano sul mercato squisitamente civile (come quelle riunite in Federlegno o il Gruppo Ferretti che realizza motoscafi e yacht di lusso) e istituzionali come l’Istituto per il commercio estero ed Expo 2015.

Dicono al ministero che la crociera promozionale di oltre 18mila miglia nautiche vede la portaerei Cavour allestita come un “Le Bourget in movimento”, la nota esposizione biennale parigina della difesa. “L’obiettivo è mettere in evidenza le capacità italiane di fare sistema” aveva detto il ministro Mario Mauro sottolineando come questa campagna navale contribuisce “al recupero della competitività del nostro Paese”. Dietro il paravento di interventi chirurgici che verranno effettuati a favore di bambini africani nell’ospedale della portaerei, la flotta e le marine alleate di Usa e Francia (c’è il gruppo della portaerei De Gaulle) metteranno in scena manovre congiunte per favorire la vendita di navi e armamenti alle monarchie del Golfo e ad altri tiranni.

La missione della portaerei Cavour avviene venti anni dopo il rapimento di Davide Cervia, l’ex sottufficiale di Marina specializzato in Guerre Elettroniche, rapito a Velletri il 12 settembre 1990, in preparazione della prima guerra del Golfo. «Le versioni aggiornate di quel sistema d’arma su cui era specializzato Cervia continuano a essere esportate, nonostante le smentite del ministro della Difesa Mario Mauro, in decine di paesi stranieri, mettendo a repentaglio la sicurezza dei tecnici addetti al loro utilizzo», avverte il comitato per la verità su Davide Cervia. A vendita ultimata la nostra Marina assicura alla difesa dei paesi acquirenti corsi di poche settimane per la manutenzione e il funzionamento a fronte dei corsi pluriennali e altamente specializzati svolti dai nostri marinai, che arrivano fino al terzo grado di nulla osta di sicurezza della Nato. «Significa che se il paese acquirente dovesse trovarsi nella necessità improvvisa di far ricorso al sistema di Guerre Elettroniche avrebbe bisogno di personale straniero in grado di tararlo e impiegarlo al meglio». Quello che è capitato a Cervia come risulta dall’inchiesta giornalistica che il comitato e la famiglia portarono avanti nell’ostilità della Marina. «A fianco del traffico d’armi esiste infatti un traffico di tecnici altamente specializzati di cui nessuno vuole parlare, con la complicità dei nostri servizi di sicurezza e di paesi stranieri “alleati”».

Ancora oggi nel corso del procedimento civile per il risarcimento intentato contro lo Stato, i familiari di Cervia a causa di questa e altre denunce sul mal funzionamento della nostra Difesa, vengono “scortati” passo passo ad ogni udienza da una decina di poliziotti, sottratti a compiti seri, come delinquenti e non come parti lese.

Seppure virtualmente anche Corto Maltese è stato rapito per edulcorare lo “showroom” di morte messo in scena dall’apparato militare industriale alla modica cifra di 33 milioni di euro di fondi pubblici sottratti alle tasche dei contribuenti.

da popoff

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