L’Italia al comando della nuova missione militare europea ASPIDES per proteggere Israele e il commercio di fonti fossili
E’ sempre più Risiko nell’immensa area marittima compresa tra Bab el-Mandeb, Hormuz, Mar Rosso, golfo di Aden, mar Arabico, golfo di Oman e golfo Persico: EUNAVFOR Aspides ha ricevuto ieri il via libera formale del Consiglio degli Affari Esteri dell’Unione Europea riunito a Bruxelles.
L’Italia prende il comando della missione che ufficialmente si prefigge di proteggere il commercio internazionale dagli attacchi degli Huthi, ma è di fatto anche una vetrina degli armamenti made in Italy e una missione a tutela delle fonti fossili. Aspides, missione che durerà almeno un anno, è un affare per l’industria bellica italiana e contribuisce alla spasmodica corsa verso il riarmo globale. Scopo ufficioso della missione è anche quello di fornire a Israele “una copertura alle spalle contro gli attacchi degli Huthi” e per proteggere le navi che portano aiuti militari o economici verso i porti di Tel Aviv. Infine, la prospettiva è anche quella “di dare una soluzione definitiva al conflitto in Yemen”.
Secondo FederPetroli nel mar Rosso e in particolare dal Canale di Suez, transita il 27 percento dell’import italiano di greggio e il 34 percento del Gas Naturale Liquefatto. Anche per questo la missione Aspides è da intendersi come l’ennesimo intervento armato per proteggere le fonti fossili in transito verso l’Europa, oltre che il commercio internazionale.
Nel frattempo Ursula Von Der Leyen si ricandida per un secondo mandato alla presidenza della Commissione Europea. Lo ha annunciato la stessa in una conferenza stampa a Berlino al termine della riunione del suo partito, la CDU, che guida il Partito Popolare Europeo. La 65enne tedesca, che ha guidato l’esecutivo europeo durante la pandemia, due guerre e la crisi energetica, pone al centro delle sue priorità la difesa, ambizioso progetto di cui a Bruxelles si parla da anni. La Von Der Leyen ha infatti annunciato che, se venisse rieletta, istituirà un commissario alla difesa.
Tuttavia “non si sta puntando a dare autonomia politica e diplomatica a Unione Europea”, ma semplicemente di “un’ulteriore escalation di rafforzamento del complesso militare europeo”, che aveva già ottenuto vantaggi inimmaginabili con la guerra in Ucraina prima e con la guerra nel Mediterraneo orientale poi.
Ai nostri microfoni l’analisi con Antonio Mazzeo, ricercatore per la pace e autore del blog omonimo. Ascolta o scarica
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