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Il Sap applaude gli assassini di Aldrovandi

Protagonista questa volta è il Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia, noto – come i suoi degni colleghi del Coisp che un anno fa manifestarono sotto l’ufficio di Patrizia Moretti (la mamma di Federico) – per essere disposto a tutto pur di ottenere un po’ di visibilità e di essere pronto a difendere anche l’indifendibile quando si tratta di stringersi attorno ai propri agenti.

Ieri, infatti, al Grand Hotel di Rimini dove si teneva il Congresso nazionale del Sap erano presenti anche Paolo Forlani, Luca Pollastri e Enzo Pontani che, assieme a Monica Segatto, nel 2005 uccisero sotto i colpi dei propri manganelli l’allora diciottenne Aldrovandi. Tutti e quattro sono stati condannati nel 2012 dalla Cassazione dopo anni di controverse vicende giudiziarie ma, grazie all’indulto e a sconti di pena di ogni genere, sono già tornati a piede libero da tempo e, nonostante tutto, sono subito rientrati in servizio. Nel pomeriggio di ieri, durante il congresso, i presenti in sala (tra cui alti dirigenti del sindacato, oltre che esponenti politici del calibro di La Russa e Gasparri, noti per la loro simpatia verso tutto ciò che indossi una divisa) si sono alzati in piedi e li hanno applauditi per cinque minuti consecutivi. Una vera e propria ovazione con cui il Sap – come si sono affrettati a rivendicare senza vergogna alcuna di fronte alla giuste reazioni di rabbia che subito sono esplose – ha voluto esprimere la propria solidarietà verso quelli che a loro dire sono “colleghi ingiustamente condannati”.

Una sceneggiata rivoltante e infame che continua a gettare sale sulla ferita aperta della famiglia Aldrovandi, che in tutti questi anni ha portato avanti a testa alta la propria battaglia per la verità nonostante le umiliazioni di ogni tipo che ha dovuto subire da parte di personaggi ignobili come quelli del Sap. Immediato il commento di Patrizia Moretti: “Provo ribrezzo per tutte quelle mani”, cui è seguito quello del papà di Aldro: “Si può dire il falso, si può depistare, si può uccidere senza una ragione, si può essere pregiudicati, e nonostante delinquenti, rimanere a libro paga di tanti cittadini onesti, e alla fine… essere anche applauditi per cinque minuti”.

Il Sap sembra averla fatta talmente grossa che, nel solito teatrino di dichiarazioni istituzionali seguito alla loro boutade, si sono scomodati persino il premier Renzi, il ministro Alfano e il capo della polizia Pansa, che hanno condannato il gesto ed espresso solidarietà alla famiglia Aldrovandi. Ovviamente il tutto è avvenuto con le solite trite scuse balbettanti che si affrettano sempre a ribadire che comportamenti di questo tipo sono casi isolati che ledono l’altrimenti impeccabile immagine della polizia italiana e di chi ci lavora.

Purtroppo uscite come quelle del Sap sono invece ben rappresentative del marcio e dello schifo che regnano diffusi tra le forze dell’ordine e parlano molto più chiaro delle belle proposte di “nuove regole di ingaggio” per gli agenti di cui blaterava ieri Pansa al congresso di Rimini come misura per prevenire gli abusi di polizia. La storia di Federico e dei tanti altri morti per mano di una divisa, così come gli abusi che quotidianamente si consumano nelle strade e durante i cortei, ci raccontano una storia diversa e chi ieri si è unito all’applauso non può che meritare lo stesso odio e disprezzo rivolto da sempre agli assassini di Aldro.

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