Infame ieri, infame oggi
Nei giorni successivi il giovane confessa al padre la bravata, il quale prontamente telefona ai carabinieri per denunciare l’accaduto con il fine di farlo arrestare, cosa che avviene dopo che, grazie alla collaborazione del genitore, vengono rinvenuti durante la perquisizione in casa, una pistola Smith & Wesson, un fucile Franchi calibro 12 e 450 grammi di droga. Per tre giorni quindi il giovane viene trattenuto in carcere, successivamente rilasciato ai domiciliari con il contributo delle suppliche e dei piagnistei del padre che avranno fatto intenerire il giudice, evidentemente colpito da un così bel quadretto famigliare e commosso per il comportamento esemplare del padre.
Ma veniamo al dunque: il padre in questione è Luciano Bettini, uno dei più importanti pentiti del processo ai NCT (Nuclei Comunisti Territoriali) che nei primi anni ’80 ha fatto arrestare con le sue confessioni infami decine e decine di compagni e compagne. Un dettaglio non riportato nell’articolo che appare quest’oggi su La Stampa, seppur viene menzionato il suo passato da componente NCT. Nonostante abbia partecipato all’omicidio di un sorvegliante ad un’ azienda della Fiat, la “Framtek”, dopo pochi mesi di carcere Luciano Bettini si “guadagna” la libertà e si butta immediatamente a capofitto nel mondo delle cooperative come rieducatore sociale, per combattere “la devianza”, un gene che evidentemente gli appartiene fino in fondo.
Altro dettaglio non da poco è come il padre in quegli anni aveva la fama del pistolero e sembrerebbe che anche il figlio abbia la stessa passione così come testimoniano le numerose armi rinvenute nell’abitazione. Senza soffermarci sui dettagli della vicenda, ci chiediamo quale razza di padre sia quello che consegna il figlio alla polizia, con quale faccia da vile si siederà a tavola con lui, e realizziamo ancora meglio di come la delazione possa essere così introiettata all’interno di un individuo, fino a spingerlo a tale azioni e a reiterarle (ieri allo stesso modo di oggi), indifferentemente dalle persone che ne sono coinvolte.
Gli anni passano ma la memoria rimane ben viva. Non ci dimentichiamo le responsabilità che questo soggetto ha avuto nel destino di numerosi compagni e compagne che hanno scontato lunghe pene per colpa sua.
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