Lettera dal carcere di Carinola (CE)
Qui o nel carcere di Carinola c’è la stessa situazione che hanno tanti carceri in Italia. Qui non ci sono servizi sanitari idonei, mancano medicinali, l’assistenza è al minimo, non ci sono servizi di primaria necessità, per i carcerati, che funzionano. Le celle sono un cubicolo, il bagno davanti la porta della cella coperto da un telo, la branda per il letto, il tavolo per mangiare e il bagno tutto in uno spazio ristretto 2×5 (un cubicolo); casellario, spesa, uffici per valutare domandine e richieste per i bisogni dei carcerati non funzionano per nulla. Trattamentale con educatori attenti, per i carcerati, non esistono; non ci sono progetti di attività culturali, non c’è possibilità di lavorare, perché quelli che si trovano all’AS1 non possono uscire dalla sezione quindi i lavori sono minimi, nella stessa sezione solo scopino e portavitto con una mercede misera. Tutti i circuiti di alta sorveglianza sono luoghi di sofferenza. Qui nel carcere di Carinola ci sono 400 prigionieri la metà sono ergastolani, quindi come un campo di concentramento dove la maggior parte dei prigionieri rimane chiusa nelle celle 21 ore al giorno, non esiste magistrato di sorveglianza, chi arriva in questo carcere è come arrivare alla fine. Questo è un binario morto perché qui non c’è nessuna prospettiva a migliorare la vita e poter uscire o avere la possibilità di potersi dedicare a qualcosa di utile che possa impegnare la giornata dei carcerati.
senza un domani e senza un futuro, con la pena di morte dell’ergastolo come quei tanti, come me, con l’ergastolo ostativo. Come dire doppia condanna o meglio uccidiamoli due volte perché è come se una persona sconta la condanna trent’anni e poi le dicono che non è cambiato e quindi deve continuare a scontare ancora trent’anni.
Il prof. di oncologia Veronesi ha detto che dopo dieci-venti anni cambia del tutto la struttura del corpo umano. Quindi pensare ad un uomo che vive questi posti di sofferenza da venti trent’anni di carcere, per non dire quarant’anni, perché come me, ci sono persone che si trovano in carcere da quarant’anni. So del compagno Marano che con i benefici ha fatto cinquant’anni di carcere e ancora continuano a tenerlo in carcere dopo una vita di sofferenze.
Nel mondo penitenziario si stanno verificando molti cambiamenti ma chi li osserva dall’esterno sembra che le cose siano migliorate, ma non è così, perché le cose sono peggiorate, i disagi e le sofferenze sempre di più. Il Problema dei problemi è senza dubbio l’incremento della popolazione carceraria, la situazione è molto difficile e quindi si dovrebbe considerare di prendere delle sagge decisioni e mettere fuori le persone e non di fare altre carceri. Oggi la sola soluzione che sanno decidere i benpensanti, a cui si
affida il governo, è trovare i fondi per costruire nuove carceri. Cosa inconciliabile perché non cambia nulla e il degrado della vita nelle carceri è sempre di più. Come l’assenza
dei diritti umani e della dignità dell’uomo. Tanti si riempiono la bocca di libertà e di diritti come la tutela della persona. Nelle carceri non si può parlare di diritti perché qui dentro viene annullata la dignità umana.
Occorre più “attenzione” e una maggiore stima nelle persone in carcere anche perché è giusto che tutti possano avere la possibilità di fare un cammino di riabilitazione e poter uscire da questi posti, ed è importante poter credere nell’uomo da rispettare e dare la possibilità di godersi la libertà. Chi governa e direi il pianeta carceri dovrebbe ricordare alcuni articoli della “dichiarazione” universale dei diritti dell’uomo altri della “costituzione italiana” tanti governanti non leggono queste disposizioni, se lo facessero vedrebbero che la realtà carceraria italiana non rispecchia le norme di “legge!” e questo dovrebbe provocare in tutti noi che non è corretto questo stato di cose, che non è giusto opprimere i più deboli come sono i carcerati.
Si devono anche cercare alternative fuori dalle carceri, e dare la possibilità ad ognuno di esprimersi per quello che ciascuno potrebbe dare. Quindi dare fiducia e provare le capacità di ognuno di noi; mettere alla prova come con dare fiducia, applicare alternative al carcere e dare la possibilità di farsi una vita da uomini liberi.
Nonostante tutti i tentativi di intaccare l’identità di tutti i compagni in carcere con isolamenti e continue privazioni anche le più basilari diritti dei carcerati. È la solidarietà che mantiene viva la voglia di lottare e andare sempre avanti nella speranza di uscire da questi posti. Vogliamo dare il nostro appoggio e la nostra solidarietà a tutti quelli che lottano per ottenere i propri diritti.
Saluti a tutti, al compagno Mario e tutti i compagni dell’AS1
21 aprile 2012
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