“Ma non mi pento”, un cd per gli imputati fiorentini sotto processo
A 17 di loro viene imposto “l’obbligo di firma” (per 3 volte alla settimana dovranno presentarsi in questura a firmare) ; i restanti 5 vengono immediatamente messi agli arresti domiciliari per associazione a delinquere, sebbene, di fatto, i reati contestati a tutti e 22, appartengano alle più comuni pratiche di protesta che abbiamo avuto sotto gli occhi in ogni manifestazione studentesca.
Poco più di un mese dopo, il 13 giugno, il copione si ripete: nuove misure cautelari vanno a colpire studenti e attivisti che hanno partecipato alle iniziative di solidarietà nei confronti di arrestati e denunciati del 4 maggio. Alla fine si conteranno circa 100 persone coinvolte nell’indagine.
L’intera azione di polizia risponde a un disegno ampio e preciso: ricondurre la totalità dei comportamenti collettivi sui binari del “consentito”.
Consentito da chi?
Consentito dagli stessi che ogni giorno restringono, attraverso la parola d’ordine della legalità, i margini della libertà personale e collettiva, soffocando sempre di più ogni tentativo di cambiare realmente le cose.
Uscire dai binari non è un atto di capriccio o un gesto di ingiustificato teppismo, ma è la necessaria risposta a chi, attraverso lo smantellamento dell’istruzione pubblica, l’insicurezza sul lavoro, il precariato e, più in generale, l’imposizione costante di decisioni prese dall’alto, commette quotidianamente, contro tutti noi, una violenza infinitamente maggiore di quella che ci viene imputata.
“tutti a dire della rabbia del fiume in piena,e nessuno della violenza degli argini che lo costringono”
B. Brecht
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