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Nel giorno delle dimissioni di Napolitano lo vogliamo ricordare così, da giovane

Durante l’università, Napolitano fu iscritto ai Gruppi Universitari Fascisti (GUF), un gruppo a cui si iscrivevano su base volontaria gli studenti dell’università e dell’accademia.

All’interno del GUF, Napolitano prese parte alle attività teatrali (Teatroguf) e cinematografiche (Cineguf). Napolitano recitò anche in alcuni spettacoli – tra cui, nel ruolo di protagonista, in Viaggio a Cardiff di William Butler Yeats – messi in scena dal GUF a Palazzo Nobili, a Napoli. La compagnia si chiamava Teatro degli Illusi. Scrisse anche alcuni sonetti in dialetto napoletano con lo pseudonimo di Tommaso Pignatelli.

Molti anni dopo Napolitano spiegò la sua appartenenza ai GUF, e la sua risposta venne riportata in un articolo del 2006 pubblicato da Edmondo Berselli. Napolitano, in quell’occasione, definì il GUF «un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato». All’interno del GUF e nell’ambiente universitario conobbe alcuni degli uomini che lo avrebbero accompagnato nel resto della sua carriera. Tra gli altri c’erano Antonio Ghirelli, che sarebbe diventato giornalista: direttore del TG2, dell’Avanti! e collaboratore del Sole 24 ore, morto l’anno scorso. Ghirelli – come ha detto lo stesso Napolitano – lo «convinse della dolorosa necessità che l’Italia per salvarsi doveva perdere la guerra». Conobbe anche il regista teatrale e drammaturgo Giuseppe Patroni Griffi, morto nel 2005, e il regista cinematografico Francesco Rosi.

Peccato che di questa notizia non c’è traccia nella sua biografia ufficiale curata dal Quirinale, anzi sul documento riportato non ci sono solo omissioni ma notizie consapevolmente false: «Fin dal 1942, a Napoli, iscrittosi all’Università, ha fatto parte di un gruppo di giovani antifascisti». In tale contesto, ecco cosa scriveva il nostro volontario militante dei GUF: «L’Operazione Barbarossa civilizza i popoli slavi: dato che il nostro sicuro Alleato [è] lanciato alla conquista della Russia vi è la necessità assoluta di un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco, allo scopo di far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d’Occidente sulla barbarie dei territori orientali.»

(GIORGIO NAPOLITANO, in “BÒ”, giornale universitario del GUF di Padova, Luglio 1941)

L’anno successivo, il 1942, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. Durante gli anni universitari, entra a far parte politicamente e concretamente dei Gruppi universitari fascisti (GUF), collabora attivamente al settimanale dei fascisti universitari di Napoli “IX maggio” in una rubrica di critica teatrale che si coniuga con la sua passione per il teatro, per cui debutta anche come attore, per parti di secondo piano, grazie alla compagnia teatrale GUF presso il Teatro degli Illusi al Palazzo Nobili. Nell’autobiografia, Dal Pci al socialismo europeo (Laterza), Napolitano tenta di stravolgere quell’esperienza di fascista autentico millantandola come una sorta di infiltrazione di antifascismo dentro quel crogiolo della brodaglia culturale della gioventù fascista maturata e condivisa (interventista, guerrafondaia a favore dell’Asse e contro le demoplutocrazie): «L’organizzazione degli universitari fascisti era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste mascherato e fino a un certo punto tollerato».

Del resto non stupisce poi che in un’ANSA del 26 giugno di quest’anno per il centenario dell’omonimo Giorgio, il fascista segretario di redazione della rivista Difesa della Razza nel 1938, Almirante si sia espresso così: «è stata espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio».

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