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Oltre 30 ettari andati a fuoco. Il regalo delle esercitazioni militari a Capo Frasca

Non si placano le polemiche per gli incendi  divampati ieri a seguito delle esercitazioni militari nel poligono sardo di Capo Frasca. Il tutto a pochi giorni dalla manifestazione  contro le basi militari e le esercitazioni (tra cui quelle israeliane), che si terrà proprio davanti alla stessa base a cui si riferiscono gli ultimi incresciosi episodi. Frattanto, come riporta il sito Arrexini.info: l’ Areonautica militare ha appena comunicato al sindaco di Arbus, Franco Atzori, la «sospensione tecnica delle esercitazioni militari in attesa di istituire un presidio antincendio».

 

Ieri due incendi provocati dalle esercitazioni militari nel poligono di Capo Frasca hanno bruciato una parte consistente di macchia mediterranea. Le fiamme sono state aiutate nella propagazione dalla detonazione di ordigni inesplosi lasciati nella base. Subito le reazioni del presidente Pigliaru che trova i fatti di ieri sera inconcepibili, ma riceve una risposta sufficiente dal comando militare che minimizza l’incidente e attraverso un comunicato giustifica le operazioni di questi primi giorni di settembre.

 

La dinamica – «Ci hanno telefonato dalla base di Capo Frasca, i militari, per chiedere aiuto. Stavano volando i tornado tedeschi, perché sono ripartite le esercitazioni. Sparano ogive non armate ma l’impatto del metallo sulle rocce fa scoccare le scintille, e con il caldo e il vento scoppiano e si espandono gli incendi. Loro non sono attrezzati per spegnerli, così dobbiamo intervenire noi. Un ettaro in cenere». Così ha testimoniato Giuseppe Delogu, Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale della Sardegna, presente durante lo spegnimento dell’incendio divampato a seguito delle esercitazioni militari nel poligono di Capo Frasca nell’Oristanese. Poi il secondo incendio, sempre tedeschi in volo, stessa dinamica. Ma questa volta il fuoco ha fatto esplodere ordigni disseminati per tutto il poligono, espandendo le fiamme sino a bruciare oltre 30 ettari di terra. Il rogo ha distrutto tutta la vegetazione tipica, la macchia mediterranea composta di mirto, lentisco, palme nane, senza provocare, fortunatamente, alcun danno a uomini o animali.

Il personale del poligono si è rifiutato di accompagnare all’interno della base il Corpo Forestale per agevolare lo spegnimento dell’incendio da terra e perché gli si mostrassero i luoghi più idonei per il passaggio dei mezzi. Nonostante il rifiuto del comando militare, i forestali sono entrati all’interno del poligono ma si sono dovuti ritirare quando a circa 50 metri da loro sono avvenute nuove deflagrazioni.

Le reazioni – Non è tardata ad arrivare la reazione della Regione, non appena appresa la notizia da fonti non ufficiali. Nessuna comunicazione è stata infatti inviata dal corpo militare. «È inconcepibile che la Regione scopra da fonti non ufficiali che un grave incidente è avvenuto oggi a capo Frasca nel corso di una esercitazione militare. È altrettanto inconcepibile che la conferma reale delle dimensioni dell’incendio arrivi solo dopo l’intervento degli uomini del nostro Corpo forestale, e che il ministero della Difesa da noi interpellato attraverso canali informali, parli di un piccolo incendio già domato quando invece l’elicottero del Corpo Forestale era ancora in azione alle 18.30, cinque ore dopo che il proiettile aveva innescato il fuoco»: sono le parole del presidente della Regione Francesco Pigliaru che comunica inoltre di aver disposto che «il Corpo Forestale intensifichi le azioni di monitoraggio in tutte le aree circostanti i poligoni». La giunta Regionale dice di volersi dotare di osservatori ambientali indipendenti e prosegue con le istanze presentate alla Difesa, tra cui quella di prolungare il blocco delle esercitazioni dal primo giugno al 30 settembre, al fine di non ostacolare la stagione turistica.

L’areonautica risponde – Ma i segnali lanciati dalla controparte non sembrano interessati a soddisfare le richieste di Pigliaru. Così come non sono stati interessati ad avvisare la Regione Sardegna dell’incendio.

L’aeronautica militare riguardo a questo episodio ha minimizzato sull’incidente e, in risposta alle polemiche dei giorni scorsi, dettate anche dalle accuse del sindaco di Arbus (vai all’articolo –>), dalle pagine del proprio sito ha ribadito la legittimità del loro operato. «Le attività svolte nei giorni di martedì 2 e mercoledì 3 settembre sono state effettuate in ottemperanza alle regolamentazioni che disciplinano l’utilizzo del poligono in oggetto, secondo il programma approvato e coordinato con le autorità competenti», spiega la nota della forza armata. «Nello specifico, sono state svolte due missioni il martedì e due il mercoledì, nel pieno rispetto dei circuiti e delle quote previste. Da evidenziare, inoltre, che le attività operative presso il poligono di Capo Frasca si sono comunque sensibilmente ridotte negli ultimi anni, in pratica nell’ultimo decennio si sono quasi dimezzate. L’Aeronautica Militare è costantemente impegnata a trovare ogni possibile soluzione per addestrarsi e operare al meglio riducendo sia i costi sia l’impatto ambientale».

“Operare al meglio riducendo sia i costi sia l’impatto ambientale”: l’Aeronautica lo fa divampando fuochi, negando l’aiuto al Corpo Forestale per lo spegnimento e lasciando bruciare più di 30 ettari di macchia.

Sull’incidente ha poi aggiunto: «Durante il corso delle operazioni, in una delle aree interessate dalle fiamme, è stata innescata una fumata da segnalazione che ha sviluppato un lampo e rilasciato una modesta quantità di fumo senza alcuna esplosione. L’evento ha destato una iniziale preoccupazione subito dissipata dalle spiegazioni del personale esperto di armamento dell’Aeronautica Militare presente in situ».

La manifestazione – Il 13 settembre si svolgerà una manifestazione a Capo Frasca per dire No alle basi militari, No ai poligoni della morte che permettono l’addestramento di eserciti in guerra come quello di Israele, che da oltre 60 anni opprime la popolazione Gazawi, nella striscia di Gaza della Palestina. Un’oppressione che non si limita alle sole immagini di guerra che in questi due mesi hanno riempito i social network ma che è costante e prosegue giorno dopo giorno nel silenzio della comunità mondiale, risvegliata solo dall’incrementarsi dei morti civili.

Aderire alla manifestazione vuol dire prendere una posizione netta contro la guerra, contro le esercitazioni militari che si svolgono nel nostro territorio. Esercitazioni che aggrediscono da due versanti: i danni interni, quelli alla popolazione sarda, vessata da inquinamento e povertà, e i danni esterni, contro tutti i popoli che subiscono sulla propria pelle il risultato delle prove di guerra fatte in Sardegna. Aderire a questa giornata e alle altre che verranno nei prossimi mesi costituisce una delle occasioni per manifestare il proprio dissenso davanti a un Ministero della Difesa che finge comprensione e ascolto delle istanze antimilitariste, ma che ha già deciso il futuro delle servitù militari in Sardegna.

 

da Arrexini

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