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Que viva Anonymous!

Preannunciato da un comunicato che minacciava ritorsioni («Ci state provocando con la benzina, ma ora dovete aspettarvi un incendio»)  quello scagliato contro la pagina web www.policia.es è stato un classico DDOS in stile Anonymous, ovvero  un corteo virtuale organizzato e coordinato tramite forum, social network e chat. Ed è stato un successo.

Ribattezzata #OpPolicia e rilanciata in tempo reale da un turbine di tweet che hanno raggiunto una vasta audience, l’operazione contro il sito della polizia spagnola è stata innanzi tutto un’espressione di solidarietà nei confronti dei tre hacker arrestati.

Ed allo stesso tempo ha nuovamente dimostrato come gli strumenti di mobilitazione e protesta di Anonymous non sono semplici pratiche di hacking volte ad interrompere l’attività di un sito ma assomigliano piuttosto a vere e proprie campagne di informazione.

Emblematiche in questo senso sono state le reazioni, tra l’ironico ed il divertito, che rimbalzavano nell’infosfera mentre il sito della polizia spagnola rimaneva paralizzato.

«Se la cupola è in carcere, chi sta attaccando sul web?»

«Meno male che avevano arrestato la super cupola di Anonymous. Il sito web della polizia sarà fermo per un guasto all’impianto elettrico»

«La cupola di Anonymous sta attaccando il sito web della polizia utilizzano il wireless del carcere»

«#lacupolanonesiste #OpPolicia»

Detta in altre parole, l’#OpPolicia ha di fatto smentito clamorosamente quanto sostenuto fino a poche ora prima dalle forze dell’ordine e ne ha ridicolizzato l’efficacia dei metodi di indagine. Difficile pensare che a finire dietro le sbarre sia stata la leadership, l’asse portante di un’organizzazione, se nell’arco di una giornata è stata sferrata una risposta così efficace e tangibile.

Il messaggio lanciato da Anonymous è chiaro e non lascia spazio ad equivoci:  quello che  era stato spacciato ai media di tutto il mondo come un grande successo in grado di porre un freno alle attività del network degli anonimi si è rivelato un tremendo buco nell’acqua. L’intimidazione messa in piedi dalla polizia non ha sortito nessun effetto, nessuna “cupola” è stata messa in scacco e nessuna organizzazione è stata smantellata.

Ed in effetti con l’#OpPolicia Anonymous ha evidenziato ancora una volta la sua vera natura: quella di uno sciame che si riunisce, condivide risorse e saperi, pratica un obbiettivo e si disperde dopo averlo raggiunto. Dunque una tattica fluida e distribuita che trova il suo punto di forza nella capacità di leggere, agire e riscrivere il palinsesto su cui si struttura il sistema mediatico.

Il blocco del sito della polizia spagnola è sembrato quasi un effetto collaterale della protesta mentre il vero obbiettivo – pienamente conseguito – è stata la conquista di una forte visibilità mediatica per creare attenzione sull’arresto degli hacktivisti presentato in modo distorto dagli organi di informazione ufficiali.  Non si è trattato semplicemente di produrre interferenze nel sistema informativo (appunto il blocco di un sito che di per se rappresenta una goccia nel mare magnum della rete) ma di svelarne le contraddizioni ed il carattere ideologico.

Fino ad invertire i ruoli del gioco. Alla fine è stato Anonymous a mostrare al mondo il vero volto della polizia spagnola: quello di chi in mancanza di arrosto preferisce buttare fumo negli occhi dell’opinione pubblica con arresti pretestuosi e sensazionalistici.

Esattamente come ai tempi dei primi netstrike anche oggi gli attacchi di Anonymous, non sono rivolti tanto contro un sito-obbiettivo quanto verso il circuito dei media: l’intento è quello di metterlo con le spalle al muro ed obbligarlo a presentare una notizia per porla al centro del dibattito.

 

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