Scrive ‘macello’ sulla pagina Facebook della Boldrini: la polizia gli piomba in casa
Tutto si sarebbe potuto aspettare quando la polizia ha citofonato a casa, tranne quello. Che la ragione della ‘visita’, cioè, dipendesse dal commento a un post di Laura Boldrini sulla pagina Facebook del presidente della Camera.
Felice Ferrucci, 43 anni, termolese, è cascato dalle nuvole. Incredulo, ha ascoltato i poliziotti che gli spiegavano di essere lì dopo la segnalazione arrivata direttamente da Roma. «Da Roma?». Da Roma, per l’appunto. Per via di quella parola usata nel suo commento, «scritto come sfogo, come risposta a una riflessione sul taglio delle indennità dei politici». La parola ‘incriminata’ è macello. Una parola che evidentemente è stata intercettata dal sistema di sicurezza che regola la comunicazione della terza carica dello Stato ed è diventata motivo di verifica e accertamenti.
Felice racconta la disavventura che gli è capitata ieri sera, giovedì 17 aprile, quando hanno suonato al citofono della sua abitazione. Era la Polizia. «Ho pensato che fosse per qualche problema allo stadio, io sono un grande tifoso giallorosso e magari, mi sono immaginato sul momento, dipendeva dai petardi esposi nella partita del pomeriggio allo stadio Cannarsa…» Macchè petardi. Dipendeva da un commento su facebook scritto la sera del 16 aprile nell’apposito spazio in calce a una riflessione di Laura Boldrini sui tagli e i risparmi dello Stato, sulla riduzione delle indennità e delle spese per il personale, i gruppi parlamentari, i deputati titolari di cariche.
“Sono il prossimo che farà qualche pazzia…- ha scritto Felice Ferucci – Orfano da venerdì, senza lavoro da mesi (per assistere la mia mamma) una casa (fortunatamente mia, ma ancora per poco visto che non posso pagare nulla), prossimo ad andare a mangiare alla Caritas, oltretutto iscritto alle categorie protette ma un cazzo niente, in Molise per uno di 43 anni come me, anche se invalido, non c’è possibilità di lavoro..”. Il commento si chiude così: “Ora dimmi tu cara Boldrini, secondo te sono prossimo a fare un macello?”.
Nel dubbio, e senza cogliere quella che il termolese definisce «ironia e sarcasmo, in quel contesto non c’è storia…», la polizia capitolina si è messa in allarme e ha chiesto agli uffici del Commissariato di Termoli, dove Ferucci abita come indica il suo profilo fb, di andare a dare un’occhiata. Lui, che è onesto e non si nasconde dietro un dito, ammette che qualche problema con le forze dell’ordine lo ha avuto, «ma è roba vecchia e poi non c’entra nulla, per questioni di tutt’altro genere».
E tuttavia non può evitare di chiederselo. E chiederlo: basta a spiegare quello che è successo?
«Sono sconcertato se ci ripenso, e nello stesso tempo questa cosa mi fa sorridere. Io non ho offeso nessuno, non ho minacciato nessuno. Quello era uno sfogo, come si capisce perfettamente. E invece arriva la polizia. Ci rendiamo conto?».
Certo, la polizia fa il suo lavoro. Quelli che passano al setaccio, con l’aiuto di un sistema computerizzato, le migliaia e migliaia di messaggi scritti sulla pagina del presidente della Camera anche. Ma Felice domanda quanto tutto questo sia costato. E riflette sul fatto che lui fatica a sbarcare il lunario, è uno dei tanti giovani ormai cresciuti che non hanno un lavoro e non sanno come tirare avanti. Così, quando la polizia è andata via, terminata la ‘verifica’, ha pensato di far sapere al presidente della Camera quello che era accaduto. Si è messo al pc e ha postato un altro commento. “La polizia a casa mia per un commento di cui anche un ragazzetto di 15 anni avrebbe inteso il sarcasmo e l’ironia. e meno male che non ti ho offesa, certo che a Roma a 200mila euro l’anno non avete proprio niente da fare?”
Poi precisa: «Cioè, lo so che Laura Boldrini non c’entra, che non è lei e che lei nemmeno legge i commenti. Ma la pagina Facebook è sua, e io scrivo a lei. A chi devo dirglielo, se no?».
da PrimoNumero
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