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Antifa Zuckerberg? Ma per favore…

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Sulla chiusura dei profili social di Casapound e FN

Diciamolo subito. A noi non dispiace che i profili social di Casapound e Forza Nuova siano stati oscurati. Quando diciamo “nessuno spazio al fascismo!” stiamo esplicitamente rivendicando che ai peggiori servi del capitalismo, ai peggiori assassini razzisti e sessisti, non venga concesso in alcun modo di esporre le proprie bestialità. Ci riferiamo ovviamente alla nostra azione politica quotidiana, ma senza dubbio non ci intristiamo se i camerati subiscono dei colpi a prescindere da noi.

Piuttosto, li valutiamo per quello che sono. Esito di manovre tra poteri differenti, che non agiscono sulla totalità dei rapporti di forza. In particolare, non agiscono sul campo di scontro che a noi davvero interessa, quello dei tentativi si riproduzione fisica di gruppi e gruppuscoli nei nostri territori.

Prendiamo allora per quello che è un colpo come questo, che di fatto azzera la militanza del 90% dei coglioni tricolori che affollano il web (e fuori spariscono come neve al sole). La vicenda della cancellazione dei profili ci porta però ad altre considerazioni. In primis, il precedente che si crea, e che di fatto segna una svolta importante per quanto riguarda il colosso di Zuckerberg.

Per accreditarsi verso le nuove circolari dei ministeri dell’interno sulle conseguenze politiche di un social “aperto” ad ogni contenuto (Russiagate e Cambridge Analytica), e in un contesto in cui sta cambiando la sua mission verso altri obiettivi (ad esempio Libra), Facebook recinta ulteriormente il tipo di contenuti al suo interno. È un grosso passo verso lo svuotamento di quel luogo come territorio di campagna politica, processo in corso già da anni in particolare proibendo particolari parole chiave.

Il passaggio di milioni di utenti, soprattutto dei più giovani, verso Instagram, e la contemporanea riduzione di Twitter a luogo più da elite che di massa in termini di partecipazione sembrano far preludere un disimpegno di Zuckerberg da alcune fonti di profitto come quella del dibattito in rete. In secundis, è da segnalare il fatto che le motivazioni per cui la cancellazione social è avvenuta è l’istigazione all’odio, che non si accorda con le policies dei social network. Una motivazione che implica la possibilità di cancellazione di tanti altri account; e non solo quelli che si rifanno più o meno velatamente alle idee (neo)fasciste.

Ad esempio poco tempo fa ad essere oscurati sono stati profili e post dei sostenitori della causa curda (dei cui aguzzini Facebook è ben pronto a translare in rete i provvedimenti repressivi – come nella democratica e liberale Germania dove ne sono state addirittura oscurate determinate bandiere); e non è detto che non accada ancora in futuro. E cosa farebbe il social di Zuckerberg se l’amministrazione Trump equiparasse a terrorismo internazionale l’adesione ai valori antifascisti (al di là della problematicità di una simile misura)? Facebook non è uno spazio di libera discussione delle idee, non lo è mai stato anche se qualcuno assurdamente continua ancora a crederci.

Il problema è non interpretare la forma e la sostanza. Un po’ come quando ritorna a girare l’ipotesi dello sgombero di Casapound, e in maniera un po’ superficiale ci si lancia in inni alla gioia senza capire che se il problema è l’illegalità e non le politiche prodotte allora c’è poco da esultare.

Dovrebbe farci riflettere il modo in cui reagiscono altri. Fa sorridere, a dire poco, che Repubblica in un editoriale oggi applauda Facebook per averci ricordato che “il fascismo non è un’opinione ma un crimine”. Definendo Zuckerberg un campione di antifascismo e Facebook finalmente abile nel suo ruolo di corpo intermedio (!!!!), addirittura “un cuscinetto tra i predicatori del disprezzo e gli antifascisti” (!!!!!).

Da chi ha condotto una campagna durissima contro la piattaforma Rousseau affermando che aziende private non dovrebbero gestire processi pubblici, ci si aspetterebbe un po’ più di coerenza. Ma è la politica dei dietrofront: finita la stagione delle manganellate di Minniti agli antifascisti, ora si può esultare perché il compagno Zuckerberg ci ha liberato del pericolo nero. E vai così!

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pubblicato il in Antifascismo & Nuove Destredi redazioneTag correlati:

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