Sotto sgombero ma sempre pronti a combattere. Un racconto dalla Palestra Popolare Gogo Rigacci
Amicizia, coesione e “sport popolare” nella periferia Nord-Ovest di Firenze.
Un appassionante racconto di sudore, passione e lotta dalla Palestra Popolare “Gogo” Rigacci, minacciata di sgombero dalle politiche congiunte di Nardella e Salvini – di Dino Kapetanovic, atleta della Gogo Rigacci.
BUM, BUM, BUM! «Chi è?». «Palestra!». Aprono la porta da dentro. «Quella dannata porta deve essere colpita per farsi sentire. Violentemente e ripetutamente», esclama ridacchiando un ragazzo basso, rasato e con le braccia tatuate. Si supera il corridoio, dopo la barricata si gira a destra. E poi giù per le scale. «Accidenti! Le chiavi… Tanto quelle stanno sempre là, nascoste, per modo di dire».
CLICK. Il lucchetto si apre. Adesso lo stanzino è accessibile. Ancora spoglio e freddo, ma sufficiente per soddisfare i bisogni elementari degli atleti. Quella sporgenza ha automaticamente trasformato la parete in una panca. Et voilà, ecco fatto lo spogliatoio. Si scende ancora un piano e si arriva a quello che doveva essere un ex-garage, con un’apertura verso l’esterno, rigorosamente blindata dagli occupanti. Del resto, di questi tempi non si scherza con l’autorità. L’anticamera è invasa da ciclette, tapis roulant, bilancieri, pneumatici. Piano piano sta diventando una sala attrezzi. Una volta varcata l’ultima porta a vetri, si arriva finalmente in palestra. Una stanza di circa 60 metri quadri, coperta da un pavimento di tatami dal colore verde oliva. Alle pareti una decina di specchi, tutti diversi, fissati un po’ alla meno peggio.
Le luci sono accese. Gli atleti arrivano alla spicciolata. Oggi è giovedì, si allena la tecnica. Per questo ognuno porta con sé, oltre ad una bottiglia d’acqua, il paradenti e le fasce. Alcuni hanno i propri guantoni, mentre altri usufruiscono del materiale della palestra.
È da più di un anno che nello stabile occupato di Via Baracca 2r, a Novoli – quartiere della periferia Nord-ovest di Firenze – si svolgono gli allenamenti di pugilato della Palestra Popolare “Gogo” Rigacci, o come è stato ultimamente ribattezzato, del “Rigacci Fighting Team”. Il progetto è nato da un collettivo di giovani ragazze e ragazzi, IAM (Iniziativa Antagonista Metropolitana), che ha voluto dare agli abitanti del quartiere la possibilità di fare aggregazione mediante lo sport. «E non lo “sport” – recita un manifesto appeso al muro – dei giornali e delle pay TV, delle madri che offendono gli avversari e dei padri che riversano le proprie frustrazioni sui risultati dei figli. Qui si parla di Sport Popolare. Quello dei campetti dietro casa, delle migliori amicizie e delle ginocchia sbucciate. Quello senza vinti né vincitori, senza bullismo, umiliazione né competitività. Quello dove si insegna ai bambini che alle femminucce può piacere il calcio, e ai maschietti la danza; quello dove non esistono bianchi, neri, gialli o marroni perché siamo tutti amici e cresciamo tutti insieme».
Tutti uniti, come i trentacinque ragazzi somali che, ormai due anni e mezzo fa, hanno occupato lo stabile di Via Baracca, di proprietà Unipol-Sai, già precedentemente occupato dal Movimento di Lotta per la Casa e sgomberato nel 2015, per poi rimanere ancora una volta chiuso ed abbandonato. Ad appoggiarli, questa volta, c’era il collettivo IAM. Dopo l’ennesimo sgombero del proprio spazio sociale ed abitativo in Via Luca Giordano (dove vivevano i ragazzi somali, tutti richiedenti asilo), hanno deciso di riprendersi Via Baracca. Adesso il nuovo Spazio IAM è luogo di aggregazione, sede di assemblee studentesche, sportello sindacale Si Cobas, spazio per iniziative politiche, presentazioni di libri, serate di autofinanziamento, e palestra popolare. Ed è nuovamente sotto sgombero. Ma questo ai ragazzi di IAM sembra non importare troppo, non hanno paura; fanno della pratica politica il proprio stile di vita. «La storia ha bisogno di una spinta», dicono. Facta, non verba è il motto che si legge su alcuni dei loro volantini. Tra i modelli teorici di riferimento hanno i curdi del Rojava (regione della Siria del Nord), i cosiddetti partigiani del nuovo millennio. E non è un caso che la Palestra Popolare sia stata intitolata proprio al partigiano Enrico Rigacci, detto “Gogo”, ucciso dai nazifascisti il 28 Agosto 1944 durante la liberazione di Firenze, proprio nel quartiere di Novoli.
«In questo quartiere, che tanto importante è stato per la liberazione di Firenze, teatro di scontri, scioperi e battaglie, ti abbiamo dedicato una palestra popolare. Una palestra che nasce dentro uno spazio occupato, meticcio, casa di rifugiati e sede politica antagonista, una palestra in cui tutti si possono allenare gratuitamente e che dedica una frase, presa in prestito da un’altra rivoluzione, a te e ai tuoi compagni. “Qui non si arrende nessuno”. Perché sono passati 73 anni da quel 25 aprile di vittoria antifascista, ma ancora i conti con i fascisti e con i padroni non li abbiamo chiusi. C’è ancora bisogno di liberazione».
Così scrivono i ragazzi di IAM commemorando il giovane, sceso dalle montagne per liberare la sua Firenze.
Anche Giordi è appassionato di montagne, di passeggiate col suo cane Nikita e di sentieri partigiani. Non è un caso che sia lui l’allenatore della palestra; chissà, forse la scelta del nome è proprio opera sua. Due anni di Sanda, due anni in federazione e quattro anni alla palestra popolare San Pietrino; sei incontri e un corso per diventare istruttore per allenamento funzionale allo sport da combattimento. Una vita dedicata alla boxe – e tanta voglia di crescere ancora – lo hanno spinto ad investire tempo ed energie nell’insegnamento del pugilato. Gratuitamente, fondando una Palestra Popolare. Il suo contributo è stato essenziale. Schede tecniche, esercizi di coppia, circuiti, sparring: ogni allenamento viene progettato nei minimi termini, ed ogni atleta viene spinto, passo dopo passo, a superare se stesso ed i propri limiti.
«Non dovete avere paura di chi vi troverete di fronte, sul ring. Lui ci sarà per pochi minuti. Piuttosto, pensate a quello stronzo che vedete nello specchio. Lui è il vostro peggior nemico, e lui ci sarà per tutta la vita».
Ci sa fare, Giordi, con le frasi ad effetto.
Oggi comincia con una corsa di riscaldamento di dieci minuti, intervallata dai comandi di cambio giro, squat, piegamenti, salti con le ginocchia al petto. E poi skip alto e basso, terminando con un minuto di camminata a passo veloce, respirando profondamente. Mentre gli atleti corrono, l’allenatore mette in carica il telefono e accende la cassa. Tauro Boys. I tempi sono cambiati, non si ascolta più la colonna sonora di Rocky Balboa nelle palestre di pugilato.
Dopo la corsa si passa allo stretching, rigorosamente da capo a piedi. Collo, spalle, braccia, polsi; e ancora movimento del bacino – accompagnato dalle solite battute -, gambe, schiena. In piedi e seduti. C’è silenzio.
A condurre lo stretching è Aida: piccola e magra, a prima vista non si direbbe che pratica il pugilato. Lei questo lo sa, e ne sa anche trarre vantaggio. È una delle militanti del collettivo politico IAM. «Voi uomini fate sempre i duri e puri» dice, «e volete saltare lo stretching. Poi però quando vi fa male la schiena piangete, e pretendete i massaggi dalle vostre fidanzate…». Ama mettere in discussione gli stereotipi del machismo: del resto, per i militanti di IAM «Non c’è rivoluzione senza liberazione delle donne; non c’è liberazione delle donne senza Rivoluzione». Da quando quella volta in ascensore un ragazzo la molestò e lei rimase pietrificata, qualcosa è cambiato in lei, ed ha deciso di non rimanere mai più impassibile. Mai più. Ha conosciuto questa disciplina ad Istanbul, in Erasmus, per poi tornare a praticarla a Firenze, dedicando ore ed ore alla tecnica; chissà, forse in testa aveva l’immagine di quell’uomo ignobile, e il desiderio di incontrarlo in strada per regolare i conti. È decisamente l’atleta più costante della palestra; se Giordi ha dato il maggior contributo per impostare gli allenamenti, a lei dobbiamo l’organizzazione pratica, l’allestimento dello spazio, i comunicati ufficiali, gli eventi di autofinanziamento, e anche quella cosa – definita dagli stessi atleti noiosissima e “da sbirro” – che è la riscossione del contributo volontario mensile e il reclutamento di braccia per montare, smontare, pulire e fare i lavori. Guardia mancina e velocità della luce. «Quella ti entra in guardia e ti sferra due colpi sotto che nemmeno te ne accorgi», dice Dino, suo fratello. Non a caso l’hanno soprannominata AK-47. Aida Kapetanovic, 47 chili.
Dopo lo stretching un altro po’ di ginnastica sul posto, e poi specchio, specchio e ancora specchio. Sessioni da tre minuti con un minuto di pausa, proprio come negli incontri. «Devi guardarti e vederti bello mentre boxi, cambia l’angolazione, muovi la testa. Dagli i tre quarti, non l’intera figura. Stringi questi gomiti. Esci e rientra. Niente combinazioni difficili, risparmia il fiato e colpisci solo nei momenti opportuni», dice Giordi camminando attorno agli atleti e dando consigli a ciascuno. Dedica più tempo ai nuovi arrivati, per porre delle basi solide alla tecnica pugilistica. «Avete trenta secondi per mettervi i guanti e formare delle coppie!», urla. È evidente che non sopporta le perdite di tempo. Le coppie cambiano ogni due-tre sessioni di esercizi. Nello sport popolare è importante sapersi confrontare con atleti più pesanti e più leggeri, dedicare del tempo ad osservare e conoscere gli avversari, e soprattutto crescere collettivamente, come gruppo, senza lasciare indietro nessuno.
DING DING DING! Suona la campana, si inizia con “i classici”: jab-cross, esco-esco; jab-cross-gancio-gancio, esco-esco-sotto-sotto. Gli esercizi elementari sono fondamentali per avere delle solide basi. Sul ring, infatti, prevalgono le combinazioni semplici, e prevederle, schivandole, è la migliore mossa per stancare l’avversario, destabilizzarlo, rispondere e fare punti. «Guarda su mentre passi sotto! Stai chiuso!». E l’allenamento continua.
Si cambia ancora esercizio. Le cose si complicano: adesso chi schiva i colpi, uscendo dalla linea d’attacco deve sferrarne due, cambiando anche angolazione. Dino e Dario si guardano e decidono di fare coppia. Amano fare gli esercizi insieme, perché sono dello stesso peso e sono allo stesso livello; sfruttano positivamente la competitività, spronandosi a vicenda. Dino, 24 anni, si allena da un anno. Prima era totalmente estraneo al mondo dello sport, pensava solo al divertimento. Quando ha conosciuto il pugilato, invece, ha cambiato totalmente punto di vista.
«Ho acquistato molta più fiducia in me stesso e nelle mie potenzialità, ho capito che non sono fatto di vetro. Prima ero sempre sulla difensiva quando c’era del contatto fisico; ora, dopo averne prese un po’ in palestra, ho capito che al massimo ti esce un po’ di sangue dal naso…che sarà mai? Poi, se vogliamo dirla tutta, questo sport mi ha dato un’altra grande lezione: i veri fighters rispettano l’avversario e non si vantano mai pubblicamente delle loro doti. Sono umili. Sì, perché se prima di un litigio fai il grosso con la persona sbagliata, magari sottovalutandola, quello ti lascia in terra. Quindi sii umile. La boxe mi ha proprio cambiato la vita».
Durante l’esercizio, Dario è concentratissimo. Ogni volta che sbaglia, ripete le mosse guardandosi allo specchio. Impara alla velocità della luce, ha 17 anni e – secondo tutti – è lui il futuro della palestra. È atletico, ha una vita equilibrata e si dimostra molto responsabile, quando c’è da sporcarsi le mani con lavori o pulizie. Dopo solo pochi mesi di pratica ha debuttato facendo un’ottima prestazione durante una dimostrazione pubblica – ossia tre round da due minuti, senza vincitore – presso la Palestra Popolare San Pietrino, il giorno della “Festa dello Sport Popolare”.
A Firenze ci sono ben tre palestre Popolari, tutte in spazi occupati, e periodicamente vengono organizzate delle dimostrazioni pubbliche per avvicinare gli interessati allo sport. La Palestra “Gogo” Rigacci è la più recente, mentre le altre sono la già citata Palestra Popolare San Pietrino (Csa Next Emerson) e la Palestra Popolare del CPA (Centro Popolare Autogestito) Firenze Sud.
Si cambia ancora. Light sparring. «Ho detto light! Non dovete dimostrare nulla a nessuno, cavolo!». Ma a volte questa cosa sfugge di mano agli atleti, e si sentono dei grandi boati che provocano l’ira dell’allenatore. Le coppie che si muovono troppo sono costrette ad esercitarsi mettendo un piede dentro uno pneumatico, in modo da concentrarsi sul confronto testa-a-testa, sulle schivate e le risposte veloci.
In un angolo, a rotazione, qualcuno deve affrontare Pietro. Lui è il peso massimo della palestra. Novanta chili e un paio di anni in federazione. Lui questo lo sa, perciò ci va piano. “Il manzo modenese” lo chiamano; nonostante la sua stazza, si muove benissimo ed è molto veloce. È un ragazzo molto educato, ha ventidue anni e studia scienze forestali presso la facoltà di agraria. Il background in un collettivo politico antifascista, a Modena, lo ha avvicinato agli ambienti del movimento fiorentino, portandolo infine a frequentare la Palestra Popolare.
Tocca a Roby fare sparring con lui. Al suono della campana iniziano le danze: Roby sa che deve puntare sul suo buon allungo e girare intorno a Pietro. E schivare il più possibile anziché incassare, perché i colpi di un avversario con venti chili in più pesano come un’incudine. Ma questo è molto difficile con Pietro, che frega tutti con le sue finte. Finisce il round e i due si abbracciano. «Eja!», esclama Roberto, il sardo. Anche lui studente fuori sede, studia storia e lavora, mentre abita in una casa occupata situata nel quartiere di San Frediano. L’elevato prezzo degli affitti per studenti, infatti, lo ha portato ad intraprendere questa strada, che già aveva percorso nella sua Casteddu (Cagliari), presso lo Studentato Autogestito Sa Domu.
L’allenamento continua con altri esercizi di coppia. Al comando «ripetute», i ragazzi accennano un lamento. «Forza, che è l’ultimo sforzo! Poi potete tornare a casa a fare i ciccioni scurreggioni», continua Giordi. Risate.
Dopo un minuto di pausa, i ragazzi si mettono nuovamente uno di fronte all’altro, ed iniziano sessioni di colpi incrociati sui guantoni del compagno di coppia, in modo estremamente veloce ed intenso, per quindici secondi ciascuno, senza mai fermarsi. Sembra essere un esercizio molto faticoso; gli sguardi degli atleti sono esausti ed il sudore gronda incessantemente dai loro volti. DING DING DING! Al termine dei sei minuti (equivalenti a tre minuti di ripetute a testa), si buttano in terra e si attaccano alle proprie bottiglie d’acqua, ormai semivuote.
A questo punto, Aida prende nuovamente in mano l’allenamento e conduce sedici riprese da venti secondi di esercizi addominali, intervallati da dieci secondi di pausa. Durante questa ultima fase, tutti si rilassano un po’, concedendosi anche qualche battuta. «Insomma, siete consapevoli che a Maggio si combatte? Vedete di non saltare gli allenamenti, d’ora in poi. Non fatemi fare figure di merda», esclama Giordano.
Fa riferimento al torneo di pugilato organizzato dal centro sociale XM24, a Bologna, che annualmente organizza un raduno nazionale delle palestre popolari, allestendo uno show degno della federazione ufficiale. Non mancherà niente: ring regolamentare rialzato, musica, luci, speaker, giuria, medaglie e un numero di incontri che varia dai dieci ai venti. Una serata dedicata allo sport, in cui gli atleti delle varie palestre popolari dello stivale hanno la possibilità di confrontarsi in incontri amatoriali da tre round di due minuti. Questi vengono decisi circa due mesi prima, tramite un sistema di mailing-list che mette in contatto gli allenatori, i quali specificano il numero di atleti presenti, il peso di ciascuno e l’esperienza individuale, sia dal punto di vista degli allenamenti che da quello degli incontri effettuati. Per tutto il resto, la dinamica è uguale a quella della federazione pugilistica, con la differenza che si riesce a respirare un’aria diversa, meno competitiva e volta, innanzi tutto, a mettere in piedi un bel pugilato, capace di appassionare gli spettatori.
L’allenamento è nella sua fase conclusiva; adesso gli atleti, sfiniti, si concedono un minuto di stretching alla schiena, per poi dedicarsi alla respirazione.
«Forza ragazzi. State migliorando tutti, tanto. Dario, sei il numero uno. Continua così. A te non devo dire niente». Dario sorride, imbarazzato.
«Dino, occhio con quelle gambe, ho capito che sei ambidestro, ma non sei Mohamed Alì, cazzo! Stai chiuso, mi raccomando; Aida, benissimo così. Lavora sull’affondo. Pietro, va bene che sei pesante ma non farti pestare come l’ultima volta! Mordi e fuggi, veloce, tecnico… sfrutta queste qualità! Roby, lavora sul jab. Tendi a buttarlo giù e a consumare energie. Prendi la mosca e portala al volto. In ogni caso bravi tutti. Scommetto che mi farete fare un gran bel figurone a Bologna. Vi aggiornerò a breve sugli avversari che vi spettano. Un applauso!».
Si conclude sempre con un applauso collettivo l’allenamento di pugilato alla Palestra Popolare “Gogo” Rigacci.
«Qualcuno deve dare una pulita!», esclama Aida. I ragazzi prendono la scopa e danno una spazzata veloce ai tatami. Qualcuno apre le finestre, altri mettono a posto gli attrezzi in un apposito mobile posto all’angolo della stanza. Poi salgono su, nello spogliatoio, a cambiarsi, mentre l’allenatore spegne le luci e chiude nuovamente a chiave lo spazio. Dallo stanzino spoglio e freddo si sentono battute e risate. Il gruppo è molto compatto, dall’inizio alla fine dell’allenamento. Prima di uscire dallo spogliatoio, aspettano che tutti abbiano finito, per poi spegnere la piccola stufetta elettrica e fare le ultime due chiacchiere in strada, di fronte allo stabile. Qualcuno si accende una sigaretta, suscitando lo sdegno di Giordi, che saluta tutti e sale sulla sua Mini del 1985, parcheggiata di fronte al palazzo, dopo aver riposto nel piccolissimo bagagliaio il suo borsone da palestra firmato Leone, da cui spuntano due caschetti.
Chi l’avrebbe mai detto che all’interno di uno stabile apparentemente così vuoto si possa nascondere una realtà autogestita come la Palestra Popolare “Gogo” Rigacci.
Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha annunciato, durante l’incontro svoltosi in città con il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che lo sgombero degli stabili occupati abusivamente è tra le priorità della giunta comunale. In particolare, ha fatto riferimento a cinque stabili, tra cui lo “Spazio IAM”, in via Baracca, sede della “Gogo” Rigacci.
Chissà che fine faranno i “fighters”, chissà se e dove continueranno ad allenarsi in caso di sgombero.
Una cosa sembra però essere certa: Aqui no se rinde nadie.
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