Sport e Coronavirus: le decisioni (in “fieri”) di calcio, basket, ciclismo e olimpiadi
Ad Anfiel la Kop cantava “You’ll never walk alone” – come sempre – mentre le migliaia di tifosi Colchoneros giunti da Madrid, saltavano, bevevano e cantavano per festeggiare la vittoria della loro squadra sui campioni in carica.
Era mercoledì 11 marzo 2020 e ad andare in scena era Liverpool – Atletico Madird, ottavi di finale della Champions League di calcio.
La stessa sera, a Parigi, si affrontano Paris Saing Germain e Borussia Dortmund, ma lo stadio è vuoto. Porte chiuse. All’esterno dell’impianto parigino, però, si radunano migliaia di tifosi francesi tra cori, bandiere e coreografie. Stesso copione la sera prima, a Valencia. In campo i padroni di casa contro l’Atalanta, gli spalti vuoti. Porte chiuse. Ma fuori dal Mestalla migliaia di valenciani, assembrati. Sono state le ultime partite di pallone disputate prima dello stop totale deciso dal mondo del calcio in Europa per contenere la diffusione del contagio da nuovo coronavirus.
Non solo il football. Lo sport si è dovuto fermare.
Come accade in tutti gli ambiti dell’umano – del quale lo sport non è certo estraneo – anche in ambito sportivo l’emergenza Covid-19 sta sottolineando, impietosamente, le contraddizioni e la vergogna di una società nella quale interessi economici e profitti vengono prima della salute delle persone. Allo stesso tempo, con la sospensione di gare, tornei e campionati, è ancora più evidente quanto la pratica sportiva e l’intrattenimento che questa offre alla popolazione siano importanti per la salute, fisica e mentale, della società.
In questa trasmissione – con contributi del giornalista Luca Pisapia, di Alessandro Colombini di Minuto Settantotto e dei nostri redattori – facciamo il punto sulle decisioni prese dalle organizzazioni sovranazioli di calcio, Basket, ciclismo e olimpiadi, per far fronte all’emergenza sanitaria in corso. Ascolta o scarica.
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