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Bologna risponde al sequestro degli spazi di autogestione e alle misure cautelari

Se la decisione che è stata presa sulle nostre vite questo martedì ci ha colpite, quello che è successo ieri lo ha fatto ancora di più.

da CUA Bologna

In migliaia abbiamo ripreso le strade del centro di Bologna con un potentissimo grido di solidarietà e di rabbia per le misure repressive che hanno colpito tante di noi e che hanno espulso due compagne, uno studente e una studentessa, una piccola parte di un noi molto più grande, dalla città di Bologna.

Ieri sera abbiamo dimostrato con il sorriso, a testa alta, che ogni attacco alle nostre lotte per la libertà, per la vita, vedrà risposte collettive determinate. Per una vita bella, che ci permetta di stare bene, di non sottostare ad alcun ricatto economico o di merito, che non disciplini i nostri corpi e i nostri desideri. Per questo in tanti e tante, in un battito di cuore collettivo e potentissimo, abbiamo ancora una volta ripreso le strade di questa città che tenta costantemente di normarci, rifiutarci, espellerci.

Già da mesi il clima mediatico, giudiziario e questurino tenta di porre un freno alla rabbia sociale che muove i nostri passi per le strade di Bologna e che fa bruciare un desiderio impellente di riscatto. Lo abbiamo sperimentato con lo sgombero di via Oberdan, che dava casa a tant3 student3 cui l’unica accoglienza che la città di Bologna e l’UniBo avevano dato era stata un serenissimo “è un vostro problema”. Lo abbiamo sperimentato sulle nostre pelli, sulle nostre vite precarie alla ricerca di un divano o nella fatiscienza di una casa sempre inadeguata e troppo costosa. Lo abbiamo sperimentato negli attacchi ingiustificati ad ogni nostra possibilità di muoverci per le strade di una città che è anche la nostra; lo abbiamo sperimentato negli espliciti attacchi polizieschi subiti di fronte ad un desiderio di parola, di protagonismo sul nostro presente, di riscatto rispetto ad un mondo in cui ogni marginalità è tenuta a debita distanza (esempio ne è l’aggressione da parte della polizia durante il corteo del 07/02 quando 17 manifestanti sono dovuti andare in ospedale per aver riportato traumi e contusioni).

Ma ancora una volta la Bologna del desiderio, la Bologna capace di immaginare qualcosa di altro, la Bologna che pretende una vita bella, ha contaminato ogni strada e ogni piazza con la propria ambizione.

Quello di ieri è stato solo un piccolo passo, un primo momento per incontrarci di nuovo, ritrovare negli occhi dell3 compagn3 intorno a noi la stessa rabbia, la stessa gioia, lo stesso desiderio che anima i nostri. Non ci fermeremo davanti alle dichiarazioni espresse contro le nostre lotte, non ci fermeremo davanti ad un’università che ci chiude i battenti in faccia: ci troverete ancora e sempre qui.

Per questo, per il dissequestro degli spazi di vita – più che dignitosi, potenti – conquistati con le lotte che arrivano dal basso, per la libertà dell3 nostr3 compagn3 punit3 per la sola colpa di aver rifiutato la non esistenza cui siamo relegat3 come giovani e giovanissim3 precari3. Per Split, per Isa, per Fede, per altro, per tutto!

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