La Questura di Torino gioca al gioco dell’oca: perquisito il CSA Murazzi, ancora una volta!
Questa mattina la Digos di Torino accompagnata da Vigili del Fuoco e personale dell’ Asl si sono presentati al CSA Murazzi per effettuare un’ispezione in materia di sicurezza del “locale”.
da CSA Murazzi
Dopo un’ accurata indagine durata più di due ore è stato notificato un verbale in cui si ufficializza la mancanza dei requisiti in materia di sicurezza per locali pubblici, dalla mancanza delle uscite di sicurezza alla presenza di soppalco non regolamentato alla spillatrice situata in zona non areata a sufficienza. Se fossimo in una situazione in cui il senso di realtà potesse ancora valere qualcosa ci si appellerebbe a una banale constatazione : dal momento in cui il CSA Murazzi non è un locale commerciale adibito a discoteca, ma un’ occupazione e un presidio storico per la scena artistica e musicale della città di Torino, è perlomeno bizzarro utilizzare normative di questo tipo per un contesto come quello che tutti e tutte conosciamo. Oltretutto, possiamo anche sostenere serenamente che le Arcate 25 e 27 sul Po non sono mai state oggetto di situazioni di emergenza o di rischio per la salute e la sicurezza di nessuna delle migliaia di persone che da più di trent’anni le hanno attraversate. Da un lato, per la conformazione stessa del posto e, dall’altro, soprattutto grazie alla cura che viene praticata nella gestione delle iniziative, da parte di chi partecipa attivamente avendo a cuore la tutela degli spazi e delle persone che vi partecipano. Al tempo stesso possiamo anche considerarci orgoglios* di non essere compatibili al modello di sicurezza che la Questura di Torino è solita applicare in situazioni di eventi di massa o di socialità, come insegnano piazza San Carlo, le cariche tra i tavolini di piazza Santa Giulia, le vetrine prese a manganellate nei bar della Val Susa.
Eppure, dietro la parvenza di illogicità, si cela, neppur troppo velatamente, l’ennesimo tentativo di aggirare l’ostacolo e far entrare dalla finestra ciò che non può entrare dalla porta. Probabilmente un preambolo per dichiarare inagibile il posto e dunque sgomberarlo sotto un bieco profilo giudiziario, probabilmente una prova generale per ciò che la Questura e la Procura di Torino vorrebbero vedere realizzato per l’Askatasuna. Un gioco dell’oca in cui si vorrebbe fare un giro largo per arrivare all’obiettivo dichiarato ormai da mesi da parte di chi lavora da anni, con una certa ossessione, per cancellare un’esperienza di lotta come la nostra.
A seguito dell’apposizione dei sigilli al bar del Centro Sociale Askatasuna e al sequestro dell’impianto musicale infatti, operazione accelerata dall’avvio del processo che accusa decine di compagni e compagne di associazione a delinquere, in seguito alla pioggia di multe per il concertone di corso Regina 47 e di altre iniziative di socialità, il 16 Marzo venivano sigillati il retro bar e l’accesso all’acqua del CSA Murazzi. Dopo tre mesi la Questura trova un PM disposto a firmare per proseguire questo procedimento parallelo e si presenta in forze per fare un sopralluogo tecnico in un luogo in cui è evidente che ci siano delle condizioni incompatibili con le norme di sicurezza che riguardano i locali pubblici e commerciali. Il tutto giustificato dal fatto che, all’interno del CSA, nonostante i sigilli, siano stati organizzate iniziative di socialità, aggregazione e musica. E così nel gioco dell’oca della Questura la pedina viene riportata alla partenza, sulla base di un’operazione che ha del kafkiano, dando l’ultimo avvertimento prima di dare seguito al suo ricattino.
Per la Questura la partita è tutta dentro questi meccanismi, dentro una guerra di logoramento che punta a silenziare e cancellare il portato storico, politico e sociale dell’esperienza degli spazi sociali in città. Per noi la partita è molto più alta : chiudere questi spazi si colloca in una traiettoria di annientamento del dissenso, in un presente che ci viene consegnato come scevro di possibilità e di margini di scelta. Puntare a chiudere questi spazi in una fase in cui un processo che si basa su una montagna di carta straccia prosegue con, tra gli altri, l’obiettivo di individuare negli spazi fisici di riferimento dei fantomatici “covi di criminali” funzionali a fare profitto, assume un significato politico decisivo e non si tratta soltanto della difesa legittima di luoghi che in tantissimi hanno a cuore.
Il profitto qui viene fatto sui giovani e sugli abitanti tutti di questa città, trasformata in divertimentificio miope, utile a guadagnare sulla pelle di chi subisce i muri in faccia di una fase sociale e storica dura e disgregata. Il profitto e la socialità mediata da esso sono strumenti per isolare e individualizzare le esistenze di ciascuna e ciascuno. Rompere queste gabbie, praticando un’alternativa è da sempre la nostra battaglia, al tempo stesso questa è una lotta che riguarda tutti e tutte coloro che si pongono l’obiettivo di trasformazione radicale dell’esistente.
Sabato 1 Luglio dalle ore 19 appuntamento ai Murazzi per confrontarci, esserci e andare avanti.
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