Riceviamo una bella notizia: i quattro giovani studenti arrestati l’11 maggio scorso a Torino, a seguito della manifestazione che indicava in Confindustria la responsabilità della morte di Giuseppe e Lorenzo in alternanza scuola-lavoro, sono finalmente liberi.
Da un pò non si sente più parlare di archiviazioni. Ricordate ARCHIVIATO, il documentario con cui denunciavamo gli abusi delle FF.OO. e la complicità della magistratura nel coprirli?
L’operazione mediatica ma anche giudiziaria è stata quindi da subito cancellare la connotazione politica dell’attività del comitato per ridurla appunto a “racket delle occupazioni ” o associazione a delinquere… Come scriveva qualcuno “la prima associazione a delinquere no profit della storia”.
L’ordinanza del giudice istruttore Ezio Damizia che ha portato all’arresto dell’agente Andrea Pellegrini e alla notifica di avvisi di garanzia per i reati di falso ideologico e depistaggio nei confronti di altri quattro agenti del commissariato di Primavalle non giunge inaspettata.
Le istanze presentate dagli avvocati sono state accettate e dunque Giorgio è tornato ai domiciliari, ad Umberto già ai domiciliari sono stati tolti braccialetto e restrizioni sulla comunicazione, Andrea torna in libertà ed Alice anche però con due firme a settimana.
E’ ancora scontro a distanza tra il ministro della giustizia Carlo Nordio e le toghe – i magistrati italiani – principalmente sul tema delle intercettazioni ma anche sulle riforme a più lungo termine, come l’abuso d’ufficio.
Sono molte ed eterogenee le strategie che la controparte mette in campo per soffocare percorsi di lotta incisivi in un presente pregno di contraddizioni e ingiustizie. Ciò che è andato in scena a Napoli ieri ne è un esempio. La solidarietà e la volontà di Associarsi per Resistere davanti a tutto questo è la via che pensiamo si possa percorrere per non farsi fermare, e rilanciare.
I disoccupati napoletani non possono più portare pazienza.
Ancora Cospito: nelle stesse ore della Cassazione, il Tribunale di Sorveglianza ha respinto il reclamo contro il 41bis, la tortura di Stato chiamato eufemisticamente “carcere duro”, a cui resta quindi sottoposto nel penitenziario di Bancali, in provincia di Sassari.
Fuori dalla realtà ribaltata delle carte di tribunale che ci vorrebbe alcunə delinquentə e altrə vittime, siamo una comunità che si associa per resistere.
Ieri a Torino è andata in scena l’ennesima lunga giornata di resistenza contro il tentativo di Questura e Procura torinese di gettare discredito e soffoccare le lotte di Askatasuna, del Movimento No Tav e dello Spazio Popolare Neruda.