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A Caserta e in tutta la provincia esplode la protesta studentesca

Un movimento ampio che è riuscito con la propria iniziativa a stimolare la nascita di collettivi studenteschi anche nelle aree più interne della provincia e a coinvolgere i ragazzi di molti istituti in una battaglia unitaria.

Già durante le mobilitazioni dello scorso autunno gli studenti casertani si erano distinti per essere scesi per le strade in massa, mobilitando ben 15mila persone che affluirono in quello che sarà ricordato come uno dei cortei studenteschi più grandi d’Italia.

Nella città di Caserta lunedì scorso sono stati il liceo Diaz e il Manzoni a dare fuoco alle polveri, martedì è stata la volta del Giannone mentre nel resto della provincia la mobilitazione è partita al Foscolo di Teano per poi diffondersi fino a Piedimonte Matese, dove da tempo gli studenti lottano contro una difficile situazione seguita anche agli eventi sismici di qualche anno fa che hanno reso inagibili alcune scuole.

A Teano si sono registrati i tentativi di repressione più tristi e maldestri da parte di quel preside Mesolella, già salito agli onori delle cronache per le sue posizioni ultra cattoliche e omofobe e per i tentativi di imporre la partecipazione alle iniziative pro-life agli studenti. Qui, infatti, il dirigente dopo aver chiamato i carabinieri e chiesto provvedimenti contro i ragazzi, ha fatto staccare l’energia elettrica e i riscaldamenti. Tuttavia la determinazione del collettivo STA (studenti teanesi autonomi) non si è lasciata piegare.

La motivazione principale di questa ampia mobilitazione, che promette di estendersi ulteriormente, è da rintracciarsi nel dissesto finanziario in cui versa la Provincia di Caserta, ente utile solo a gonfiare le tasche di una classe politica parassitaria, che rischia di avere tra le sue conseguenze maggiori il taglio dei fondi destinati alle scuole. Uno degli esiti immediati sarà quello dell’impossibilità a sostenere finanche le spese per i riscaldamenti, lasciando al freddo quegli istituti che non saranno in grado di far fronte in proprio al pagamento delle utenze.

Così, contro quella che definiscono senza mezzi termini una vera e propria ‘bancarotta’, i collettivi studenteschi sono scesi sul piede di guerra, in un contesto in cui nonostante i diritti negati e le mille ingiustizie quotidiane i movimenti faticano a prendere l’iniziativa.

La spinta dunque a riprendere la parola a partire dal basso, a Caserta, viene dagli Studenti in Rotta contro la Bancarotta (questa è la sigla che raggruppa i collettivi in agitazione) che indicano con chiarezza la necessità della lotta, dell’autorganizzazione e della pratica del conflitto per riconquistare diritti e dignità.

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