“La precarietà uccide”, montano le proteste studentesche in Francia
Migliaia di studenti ieri martedi 12 novembre si sono mobilitati in tutta la Francia, in solidarietà ad Anas, il giovane studente di 22 anni che a Lione, davanti all’università, si è immolato dandosi fuoco a causa della perdita della borsa di studio triplicando il costo dei suoi studi.
A partire dalla mattina a Lione, centinaia di persone si sono radunate davanti agli uffici CROUS, ente nazionale di diritto allo studio, per mostrare la solidarietà e denunciando l’estrema precarietà in cui vivono migliaia di studenti. La manifestazione si è poi trasformata in un corteo selvaggio, dall’edificio CROUS al rettorato, uno dei tanti colpevoli indicati. “I giovani in cucina, i vecchi nella miseria, questa società, non vogliamo” era uno dei cori che gridavano, infine, è stata organizzata un’autoriduzione nella mensa universitaria, prima che centinaia di studenti si trovassero e votassero il blocco dell’università sia per oggi che per domani.
A Tolosa, Monpellier, Nantes, Bordeaux e in altre città sono avvenute le stesse dinamiche. Campus invasi, numerose manifestazioni al grido di “Vidal – ministra dell’università – dimissioni, CROUS responsabile e Stato colpevole!” con la netta volontà del blocco per i giorni successivi.
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A Lille la facoltà di giurispurdenza è stata bloccata, contestando e annullando anche l’arrivo di François Holland che avrebbe dovuto parlare di crisi della democrazia… che contraddizione kafkiana! Gli studenti, come lo stesso Anas nella sua lettera, lo hanno accusato di essere coresponsabile delle condizioni di precarietà attuali.
A Parigi la situazione si è fatta subita più tesa. Gli studenti si sono riuniti di fronte a Le Crous alle 18:00 cercando anche di forzare le porte dell’establishment mentre altri sono andati al Pantheon e alla Sorbona in cortei selvaggi arrivando fino al cortile del Ministero dell’istruzione superiore dopo aver forzato e aperto la cancellata principale.
Nelle varie iniziative è emersa la volontà di convergere sulla data del 5 dicembre per una mobilitazione generale contro Macron e il suo mondo. Le richieste nelle assemblee si stanno delineando: c’è la pretesa del pagamento immediato delle borse arretrate e un generale loro aumento sia numerico che monetario e una richiesta generale di azzeramento del carovita di uno studente, dalla mensa ai trasporti.
Le dichiarazioni di circostanza di Macron sono parse nient’altro che speculazione sull’ennessima tragedia provocata dalle sue politiche. È facile parlare di precarietà, sempre in bocca ai politicanti di turno nei talk show, facile dire che c’è la crisi, che bisogna tirare la cinghia, resistere duro, studiare e lavorare sodo che così le speranze di un futuro migliore si avverino, ma questi discorsi inevitabilmente crollano quando questa precarietà uccide o tenta di farlo, quando uno studente brillante di scienze politiche speranzoso di un futuro migliore se lo vede negato con il beneplacito delle amministrazioni e della politica.
450 euro al mese come fanno a bastare per l’affitto, i trasporti, i libri, i pasti e la normale vita di uno studente? Come si può reggere l’ansia e lo stress di sentirsi un collare addosso e un guinzaglio troppo stretto che tira ad ogni minima variazione di traiettoria con il ricatto di perdere la borsa di studio? Come si può reggere l’imbarazzo del non potere uscire, nel non poter spendere perchè la tua vita è misurata con il contagocce… come si può reggere la totale precarietà e assenza di prospettive future? A furia di tirare la cinghia, ci si soffoca.
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