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Occupazioni a Torino: cronaca di un mese senza precedenti.

Una cronaca dalle occupazioni e autogestioni delle scuole torinesi del mese di ottobre.

Ottobre 2025, Torino e provincia.

Il movimento “Blocchiamo tutto” scuote la metropoli e la provincia piemontese, come nel resto d’Italia. Il movimento per la Palestina e contro il genocidio a Gaza esplode muovendo nel profondo la società italiana che da anni sembrava sepolta da una coltre di rassegnazione. Il movimento assume una dimensione storica e arriva a toccare e mobilitare le masse popolari del paese, tra queste, le giovani generazioni sono le protagoniste indiscusse di blocchi, scioperi, scontri e cortei. Con l’esuberanza che arriva solo dai momenti di liberazione collettiva, si prendono spazio e prendono parola. Quello che si vede in strada e nelle scuole, è un espressione di autonomia e autorganizzazione conto le istituzioni responsabili dell’organizzazione sociale che permette e organizza il Genocidio.

Dopo lo sciopero generale del 22 settembre, una scossa eletrica inizia ad attraversare le scuole superiori di Torino e della provincia, dalla pianura fino alle valli è una sollevazione generale, tutti vogliono fare qualcosa, tutti hanno visto che è possibile bloccare il Paese. Chi ha visto lo sciopero ne è uscito cambiato, e il pensiero si posa subito sul principale luogo di vita attraversato tutti i giorni, la scuola. La parola d’ordine nasce spontanea: occupazione!

Si crea una situazione per certi versi inedita e potenziante, nella quale i collettivi “storici” delle scuole aiutano le altre scuole a organizzarsi. Il sapere sovversivo del potere studentesco si diffonde a macchia d’olio.

Il 29 settembre a rompere il ghiaccio è il liceo Gioberti di Torino, a seguire arrivano Primo, Galfer, Coplux, Gobetti e Einstein. La partecipazione è altissima e i presidi sceriffi sono costretti a concedere molto a chi vuole occupare. Ad aiutare gli studenti e le studentesse ci sono anche molti prof; anche loro si stanno mobilitando. L’impensabile diventa possibile, la repressione delle presidenze, che in questi anni ha creato una cappa irrespirabile nelle scuole, batte in ritirata, c’è aria di rivolta.

Il 3 ottobre un corteo oceanico invade Torino con un altro sciopero generale, dopo l’attacco dell’Idf alla Sumud Flottiglia la città vive un momento di mobilitazione generale incredibile, sono giorni che valgono anni. Oltre a marciare per le strade in 100 mila, vengono accerchiate le Ogr, invase già la sera prima, dove si tiene un convegno con Jeff Bezos e Von der Layen, dopo è il turno di Leonardo Spa, i cui cancelli prima tremano e poi crollano sotta la rabbia popolare.

Il lunedì seguente più di 15 scuole occupano praticamente in simultanea, chi prende il controllo totale della scuola, chi riesce a strappare un’autogestione, non importa, l’importante è riuscire a bloccare il normale flusso della vita disciplinata della scuola. Sono settimane di vita comune e discussioni nelle aule, nei cortili e nelle palestre trasformati in basi studentesche del movimento. Nascono e si ampliano forme di coordinamento fra le scuole e i collettivi, in molte e molti prendono protagonismo. Le sere di questa settimana sono costellate di cortei e presidi da migliaia di persone. Il 7 ottobre 10 mila persone sfidano i divieti della Questura e marciano per la resistenza palestinese, per Gaza, la volontà di fermare il genocidio è ferrea e il Governo è in difficoltà palese.

Il 13 ottobre entra in vigore la “tregua” a Gaza, ma le occupazioni continuano, nelle scuole la coscienza che la guerra non è realmente finita e che la Palestina non è libera è ormai patrimonio collettivo. Il Lagrange è occupato e barricato, seguono altri istituti tecnici.

Alla mobilitazione si aggiungono molte istanze proprie di ogni scuola che partono dai problemi generali del mondo studentesco fino ai particolari problemi di ogni scuola. Si diffonde la capacità di collegare quello che succede in Palestina alla vita materiale di tutti i giorni. Nelle assemblee e nei laboratori si parla di problemi generali fino ad arrivare ai propri vissuti personali. Chi si mobilita ha imparato e condiviso moltissime cose che sarà difficile scordare.

A questa breve cronaca di ottobre 2025 di mobilitazione studentesca, segue una raccolta di testimonianze a caldo raccolte in alcune delle scuole occupate. È un insieme parziale di racconti molto schematici di quello che ci è stato possibile raccogliere come testimonianza. Abbiamo provato anche a fare una piccola tabella degli istituti occupati o autogestiti alla quale sicuramente mancano all’appello alcune scuole. Nella speranza di poter integrare e ampliare questa cronaca, vi restituiamo le corrispondenze così come ci sono arrivate, perché nel loro essere dirette ci sembra trasmettano bene sentimenti, rivendicazioni e pratiche di questi giorni incredibili. Free Palestine!

SETTIMANA 29-3SETTIMANA 6-10SETTIMANA 13-17
Gioberti (liceo)Alfieri (liceo)Lagrange (tecnico)
Primo (liceo)Berti (liceoNatta (tecnico)
Galfer (liceo)Regina Margherita (liceo)Peano (tecnico)
Coplux (liceo e tecnico)Convitto (liceo)Bodoni (tecnico)
Gobetti (liceo)Dazeglio (liceo)
Einstein (liceo)Santorre (liceo e tecnico)

Cavour (liceo)

Steiner (tecnico e liceo)

Passoni (liceo)

Avogadro (liceo)

Darwin (liceo)

Giolitti (tecnico)

Volta (liceo)

Plana (professionale e liceo)

Majorana (liceo)

Porporato (liceo)

Spinelli (liceo)

DARWIN

la nostra occupazione è andata e sta andando bene (finisce oggi venerdì 10 ottobre) abbiamo avuto un buon riscontro da parte di professori, studenti e anche da parte della preside. noi abbiamo deciso di optare per un’occupazione in cui il nostro intento era quello di educare i ragazzi sul genocidio, su vari campi.

per esempio degli interventi di aspetto storico (la storia della palestina e del conflitto), sul campo artistico e abbiamo contattato anche degli esterni.

SANTORRE

Il 6 e 7 ottobre il Santorre di Santarosa é riuscito ad occupare, dopo anni di silenzio, per protestare contro l’assedio ed il genocidio da parte dello stato assassino di Israele contro il popolo palestinese. Attraverso una mediazione col preside, con il collettivo recentemente istituito siamo riuscitə a coinvolgere ben 600 persone e a bloccare parzialmente le lezioni in corso.

I laboratori, mirati a diffondere conoscenze storiche e geopolitiche, hanno riscontrato molto successo sia per la diffusione di notizie da moltə sconosciute o ignorate che per la creazione di un clima di unità e collaborazione fra studentə. Ciò che è stato fatto è stato un vero gesto di inclusione e sostegno per paesi come la Palestina che di voce in capitolo non ne ha mai avuta. Una massa intera di persone diverse che questi due giorni si sono unite e usando la loro voce, la forza più grande che ci contraddistingue, hanno fatto sentire tutti parte di qualcosa.

L’impegno che ci abbiamo messo tutti può dimostrare solo in piccolissima parte le aspirazioni e le ambizioni che abbiamo. Quelle di creare un posto sicuro, dove manifestare e occupare non significa non avere voglia di studiare, ma avere voglia di farci sentire, anche oltre al banco di scuola.

Questi due giorni hanno quindi fatto rinascere il Santorre dalla passività che lo infestava e accresciuto la grandezza del collettivo che continuerà a facilitare tra gli studenti lo scambio e il dibattito pacifico e rispettoso attraverso nuovi progetti ed iniziative.

MAJORANA

Come istituto Majorana di Torino abbiamo anche noi deciso di occupare. Abbiamo occupato in accordo con la dirigenza e quindi c’è stata una collaborazione tra le due parti. Siamo molto soddisfatt3 di come é stata organizzata e di come poi si é svolta. Hanno partecipato molti e molte ospiti che ci hanno aiutato a riflettere sul mondo e sulla situazione in Palestina, sul nostro impatto e sull’impegno politico che possiamo portare nelle nostre vite.

Insieme a Fridays, NUDM, il testo “ogni mattina a Jenin”, articoli di Internazionale e di Ilan Pappé, Frank Fossati (autore del podcast “manuale per giovani di successo”), GIOC, Carlo Tagliacozzo del movimento BDS abbiamo creato uno spazio di incontro e di formazione senza giudizio.

Sono stati due giorni pieni in cui ci siamo fatt3 sentire, in cui siamo risucit3 a partecipare. Ci siamo informat3 per essere più consapevoli e per poter scegliere indipendenti da che parte stare.

CONVITTO

Questo venerdi 10 ottobre, si è conclusa l’occupazione della nostra scuola, il convitto umberto primo. Abbiamo occupato la succursale di via bertola 10 dal lunedì 6 ottobre, ottenendo la partecipazione di quasi 400 studenti. I membri del collettivo si sono impegnati nell’organizzazione delle attività e degli spazi in modo autogestito e collaborativo.

I partecipanti all’occupazione sono stati attivi e interessati a molte delle attività che abbiamo proposto, che trattavano sia di temi riguardanti la situazione palestinese, altri genocidi in corso e passati, e alcuni argomenti riguardanti la riforma valditara. In origine l’occupazione si sarebbe dovuta concludere il mercoledì, ma siamo riusciti, tramite un dialogo cooperativo e disponibile con la preside e il corpo docenti, a prolungarla fino a venerdi.

REGINA

Al Regina Margherita-Giulio Juvarra durante la co-occupazione delle due scuole abbiamo riscontrato una altissima partecipazione da parte degli alunni ed una collaborazione da parte dei professori altrettanto importante, ciò nonostante le numerose difficoltà organizzative e di logistica ci ha permesso di portare avanti la lotta e raggiungere o sensibilizzare gli studenti sui punti della nozione per cui avremmo occupato portando inoltre una grandissima unità tra i due istituti

SPINELLI

L’occupazione della S.I.E.S A. Spinelli è durata due giorni ed ha avuto come temi centrali il nodo Israelo-Palestinese e i conflitti attualmente e storicamente affrontati al livello mondiale, con particolare enfasi su dibattiti riguardo al raggiungimento della pace e all’etica di guerra. Ci siamo riuniti per discutere, confrontarci ed informarci su e contro ogni forma di violenza sistematica. Attraverso quest’occupazione abbiamo cercato di dimostrare la nostra presenza ed il nostro interesse, usandola come segno di disapprovazione e come piattaforma di conversazione costruttiva e pacifica.

VOLTA

Mercoledì 8 ottobre, noi studenti e studentesse del Liceo Scientifico Alessandro Volta abbiamo deciso di occupare la scuola.

L’abbiamo fatto per la Palestina, per mandare un segnale politico forte e per esprimere solidarietà alle altre scuole che avevano già iniziato la mobilitazione. Non volevamo restare indifferenti di fronte all’immobilità dei governi riguardo il genocidio in Palestina e abbiamo scelto di agire.

Durante l’occupazione abbiamo avuto diversi riscontri con la preside, perciò c’è stata un’assemblea d’istituto in cui abbiamo deciso insieme se continuare l’occupazione o trasformarla in autogestione. Alla fine abbiamo occupato per un giorno, ma quel giorno è bastato per farci sentire. È servito per bloccare tutto.

L’autogestione si è svolta il 13 e il 14 ottobre e l’abbiamo sfruttata al meglio per sensibilizzare gli studenti sulla questione palestinese. Abbiamo infatti invitato diversi ospiti tra cui Maria Elena Delia, la portavoce della Global Sumud Flotilla Italia, Ugo Mattei, Paolo Romano, radio blackout e organizzato diversi dibattiti.

Quello che è successo al Volta non è stato solo un gesto simbolico, ma un atto collettivo di presa di posizione. Non sappiamo cosa accadrà nei prossimi mesi, ma sappiamo che non resteremo zitti davanti all’ingiustizia. L’occupazione è stata solo l’inizio.

CAVOUR

Martedì sette ottobre alcuni studenti del liceo Cavour di Torino non hanno partecipato alle lezioni nelle aule e si sono organizzati per svolgere dei laboratori sul tema palestinese.

Dopo alcune discussioni tra gli studenti per le modalità da attuare per la protesta c’è stato un confronto con il preside e ci si è accordati per fare due giornate (mercoledì e giovedì) di assemblea d’istituto.

In queste in due giornate sono continuati interventi e laboratori sul tema ed essi hanno visto anche una grande partecipazione attiva da parte dei docenti e di esterni.

Sono state anche organizzate due serate di musica che hanno contribuito a creare un momento di comunità scolastica.

COPLUX

La nostra scuola è stata un luogo di resistenza e di speranza. Anche se solo per due giorni, abbiamo occupato le aule per dire basta alla violenza e all’occupazione, e per chiedere un mondo più giusto e pacifico. Abbiamo organizzato assemblee infuocate, dibattiti accesi e attività culturali che hanno fatto vibrare le pareti della scuola. La nostra lotta non è stata solo per Gaza, ma per un futuro migliore per tutti. Siamo stati sorpresi dalla risposta positiva della comunità e dalla solidarietà mostrata dagli altri studenti e insegnanti. La nostra occupazione è stata un esempio di come la passione e la determinazione possano creare cambiamento. Siamo orgogliosi di aver fatto parte di questo movimento e speriamo che la nostra esperienza possa ispirare altri a prendere posizione e a lottare per i propri diritti in risposta ad uno stato che sta collaborando a creare una situazione di caso e di crisi umanitaria nella striscia. Siamo tutti palestinesi, e siamo stanchi di essere rappresentati da uno stato bellico che promuove il genocidio tagliandoci i fondi all’istruzione, alle cure mediche e aumentando il costo del carrello spesa. Ora e sempre resistenza

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