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Brescia, giustizia per Hadji!

La diretta – con collegamenti audio e video – del corteo

 

Di seguito il volantino dell’ass. Diritti per Tutti e del presidio permanente sopra e sotto la gru. Per informazioni sul caso di El Hadji è attivo il sito internet www.giustiziapergadiaga.org.

Il 30 ottobre di un anno fa alcuni migranti salirono sulla gru nel cantiere della metropolitana di via San Faustino e vi rimasero in condizioni difficilissime per 17 giorni e notti. Già per tutto il mese precedente avevano protestato per liberarsi dalla clandestinità, insieme a molti altri che come loro si erano visti respingere ingiustamente le domande di regolarizzazione presentate con la sanatoria del 2009.

Nessuno li aveva ascoltati. Salire sulla gru fu allora un atto forte e disperato per uscire finalmente dall’invisibilità e poter denunciare la condizione di precarietà assoluta alimentata dalla legge Bossi-Fini e dal suo meccanismo iniquo e ricattatorio di concessione/negazione del permesso di soggiorno.

Nell’ultimo anno la lunga lotta collettiva culminata nell’occupazione della gru ha dato a parecchi migranti ciò che all’inizio sembrava impossibile affermare come diritto: il permesso di soggiorno.

Ma ancora oggi molti altri protagonisti di quella vertenza sono in attesa, benché le autorità di giustizia italiane ed europee abbiano da tempo dichiarato ammissibile la loro richiesta di regolarizzazione e benché siano evidenti le truffe che con la sanatoria erano state compiute a loro danno da datori di lavoro o intermediari senza scrupoli.

Inoltre vari migranti sono ora sotto processo per aver partecipato alla lotta e altri ancora, nonostante la legge dia loro ragione, attendono da mesi il visto per rientrare in Italia dopo che erano stati espulsi per aver osato alzare la testa e chiedere giustizia.

Giustizia manca anche per Elhadji: non ci sono verità e chiarezza su tutte le cause della morte di quest’uomo senegalese, affetto da asma cronica conclamata, che il 10 dicembre 2010 viene recluso, soltanto perché privo del permesso di soggiorno, nella caserma dei carabinieri di piazza Tebaldo Brusato, da dove esce cadavere dopo due giorni per un attacco d’asma non curato in tempo.

Giustizia manca per i migranti colpiti dagli effetti della crisi di sistema del capitalismo, perché in base alla legge Bossi-Fini per i migranti perdere il lavoro vuol dire spesso perdere anche il permesso di soggiorno, quindi un intero progetto di vita costruito in Italia nel corso di tanti anni.

Non c’è giustizia nei tempi d’attesa lunghi oltre ogni limite della pazienza quando bisogna rinnovare il permesso di soggiorno o chiedere un ricongiungimento familiare.

Per tutti questi motivi, un anno dopo la gru, la lotta continua. Per dire basta a discriminazioni e razzismo istituzionale, a clandestinità e precarietà.

In questo anno sono stati molti anche i bresciani nati in questi territori che hanno sostenuto la lotta dei migranti della gru. L’hanno sostenuta perché alzando lo sguardo da terra hanno visto che là in cima, in equilibrio precario a 30 metri dal suolo, erano e sono sospesi i diritti fondamentali di tutti e tutte.

Perché il fatto che i lavoratori migranti siano sotto il costante ricatto della precarietà più estrema contribuisce a peggiorare le condizioni di lavoro anche delle persone italiane.
Perché la precarietà è condizione concreta che riguarda anche un’intera generazione di cittadini italiani, nel lavoro e nella scuola, nei tagli e nella privatizzazione del welfare e dei servizi pubblici, nel non poter contare su un reddito certo e adeguato, su affitti e mutui abbordabili. E’ la stessa cittadinanza ad essere sempre più vuota di diritti reali.

Perché la crisi economica e sociale viene usata da chi l’ha provocata, dai governi, dalle banche, dagli industriali, dai cosiddetti mercati e dalle loro agenzie di rating, per saccheggiare i redditi, i beni comuni, le vite e il futuro di tutti e tutte.

Sono queste le minacce vere, i veri pericoli pubblici! Altro che gli immigrati! Siamo tutti più sicuri se sono sicuri i diritti di tutti. Basta precarietà, basta razzismo. Le nostre vite non sono in debito! La crisi se la paghi chi l’ha provocata e ci specula!

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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