Convergenze e Intersezionalità: verso il 26 Novembre!
Basta guerre sui nostri corpi: rivolta transfemminista! Queste le parole scelte per rappresentare il corteo contro la violenza sulle donne e i prossimi mesi di lotta. Il 29 e 30 ottobre a Reggio Emilia si è tenuta l’Assemblea Nazionale di Non Una Di Meno, un momento fondamentale per reincontrarsi dopo anni di pandemia e l’insediamento del nuovo governo. L’assemblea ha visto una larga partecipazione ed ha rappresentato un momento di analisi e costruzione potentissimo.
Ad unire i tre tavoli tematici – violenze e autodeterminazione, guerra ed ecologie politiche – vi è stato il filo rosso delle convergenze e dell’intersezionalità. L’esigenza del movimento transfemminista risulta quella di ribadire la capacità trasformativa e la trasversalità che tale ottica ha sulle istanze del nostro tempo, mostrando il nesso tra lotta al capitalismo e lotta al patriarcato, superando l’idea che la lotta di classe sia slegata da quella femminista e tranfemminista.
Diventa fondamentale assumere una prospettiva decoloniale che possa realmente veder intersecarsi la lotta antirazzista con quella contro la violenza di genere e di classe: assumere uno sguardo transnazionale che possa essere concretamente solidale nei luoghi che attraversiamo e altrove, sostenendo le lotte in Palestina,Iran, Usa, Ungheria e Latino-America. Si ribadisce l’importanza dei territori come luoghi di possibilità e con un agire politico che non deve essere ignorato.
Si dichiara la volontà di portare avanti le lotte sul lavoro che vedono Non Una Di Meno fin da subito coinvolta: dal lavoro di cura alle discriminazioni e alle molestie nei posti di lavoro, dalla precarietà contrattuale e retributiva fino alla richiesta di un reddito di autodeterminazione che permetta di essere indipendenti economicamente, autonom* e liber* dai ricatti dello sfruttamento.
Emerge come necessario l’uso dello strumento dello sciopero contro i nuovi attacchi del governo alla comunità lgbtqia+ e contro le limitazioni del diritto all’aborto che si vogliono attuare attraverso il ddl Gasparri. Centri antiviolenza locali che abbiano una postura transfemminista e che siano inseriti in delle reti territoriali diventano strumento di autodeterminazione.
Si vuole parlare di guerra, mostrando il nesso con la violenza patriarcale e assumendo un’ottica transfemminista nel farlo, superando la polarizzazione insita nel dibattito pubblico. Si disegna una pace reale e transfemminista che tenga conto degli effetti materiali che i conflitti bellici hanno sulle nostre vite: dal carovita e l’inflazione agli attacchi all’autodeterminazione, nella consapevolezza che la guerra legittima il governo Meloni e l’avanzata delle destre. Emerge la centralità di schierarsi in solidarietà con i territori contro opere come i rigassificatori e le basi militari.
C’è la necessità di confrontarsi con la crisi ecologica mostrando le intersezioni con la lotta al patriarcato e al razzismo, attraverso il rifiuto della transizione ecologica poiché non tiene conto della salute e perpetua la divisione sessuale del lavoro. È chiaro che la crisi ambientale è profondamente interconnessa con gli attacchi alle persone migranti e alla devastazione dei territori, dunque la lotta contro i responsabili della crisi climatica si presenta come istanza di tutte e tutti, non solo dei giovani.
Dopo la potentissima Assemblea Nazionale di Non Una Di Meno a Reggio Emilia, sale la marea in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne e di genere!
Per camminare insieme e costruire il mondo futuro, il welfare, la cura e la sorellanza che vogliamo: il 26 novembre ci sarà un grande corteo con cui ci invadere le strade di Roma e il 27 novembre ci sarà l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno.
Una due giorni in cui grideremo forte
BASTA GUERRE SUI NOSTRI CORPI: RIVOLTA TRANSFEMMINISTA
#RISALELAMAREA
#SORELL3IOTICREDO
#DONNAVITALIBERTA’
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