Cosa può una rivolta: i migranti fanno chiudere il CIE di Gradisca
Ancora una volta è l’azione autonoma dei migranti rinchiusi il miglior viatico per rendere inagibile l’odierna versione di campi d’internamento.
Una trentina di migranti detenuti nel Cie di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) sono stati trasferiti questa mattina a Trapani (per altri 13 è stata disposta l’espulsione) dopo le rivolte scoppiate nel centro la scorsa settimana, quando il Cie friulano era stato quasi distrutto da due giornate di rabbia contro le condizioni disumane in cui sono costretti a sopravvivere gli stessi migranti.
La tensione conseguente alle lotte della settimana scorsa (e i probabili atti di rappresaglia dei “guardiani”) non è venuta meno: solo ieri due internati hanno compiuto atti di autolesionismo. I trasferimenti di oggi, semrebbero il preludio di una chiusura, per ora solo temporanea, del Cie.
Ma le lotte dall’interno delel strutture continuano a susseguirsi ogni giorno, come uno stillicidio quotidiano di resistenze, auto-lesionismi, distruzioni di strutture e rivolte.
A Trapani l’altro ieri un giovane tunisino è rimasto ferito durante un tentativo di fuga dalla struttura. Si trova ora ricoverato all’ospedale Sant’Antonio Abate con una prognosi di 30 giorni. 4 migranti sono invece riusciti a fuggire.
Proteste anche nel Cie di Torino, nel fine settimana, dopo che un giovane egiziano è stato pestato e poi arrestato dalla polizia con la solita accusa di resistenza a pubblico ufficiale. I reclusi hanno effettuato la battitura delle reti e incendiato alcuni materassi all’esterno delle camerate.
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