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Deportati a Tunisi con nastro adesivo marrone sulla bocca!

 

Questo messaggio accompagnato dalla foto che abbiamo pubblicato sta facendo il giro di tutti i social network della Tunisia e non solo con il testo già tradotto in francese e in lingua araba.

La routine dell’internamento nei CIE e dell’espulsione dei migranti amministrata dalle istituzioni italiane diventa una notizia shock per il mondo che in prima battuta incredulo cerca di osservare al meglio la foto per capire se si tratta di realtà o finzione. E invece è realtà, la realtà dell’Italia infame dei nostri giorni che interna per mesi interi uomini e donne colpevoli di non avere documenti, che li bastona a sangue nell’isola di Lampedusa, che li ingozza di gocce di calmanti durante la detenzione, che ne fa frantumare le ossa mentre tentano di scavalcare il muro spinato, che ne succhia anche l’ultima fibra di muscolo tra gli aranceti del sud e i meleti del nord, e che da stivale tricolore della Fortezza Europa ne pesta le teste mentre affogano in mare.

E’ la routine “di una normale operazione di polizia” come da decenni se ne fanno ogni giorno da quando l’attuale presidente della Repubblica firmò il disegno di legge, autografato anche dall’onorevole Turco in materia di immigrazione, che istituì la prassi dell’internamento e della deportazione per i migranti privi di permesso di soggiorno. Governo dopo governo si arriva all’ultima cricca di farabutti capitanata da Berlusconi che per meglio attanagliare la forza lavoro migrante ne ha indurito a dismisura le prassi di controllo e asservimento. Con la Family Padana e il Barbaro Sognante al Ministero degli Interni quel tocco in più di sadismo feudale non poteva che tornare utilissimo per terrorizzare, umiliare e rendere docili quelli che stanno giù in fondo alla piramide dalla base sempre più larga del mercato del lavoro italiano ed europeo! Così si arriva al nastro per pacchi con cui hanno imbavagliato la bocca e alle fascette di plastica bianca con cui hanno stretto i polsi dei due uomini tunisini ritratta nella foto e di cui parla il messaggio indignato di un passeggero di Alitalia. Ma ce l’immaginiamo la scena? Pensiamo che il nastro adesivo marrone sulla bocca i due tunisini se lo sono lasciato mettere senza protestare? E le fascette bianche ai polsi? In che modo si è attuata la “normale prassi di polizia”? Quale circolare ministeriale lascia fare questa “normale prassi di polizia”? Oppure c’è da credere che tutto l’impianto giuridico delle leggi sull’immigrazione ha realizzato un contesto politico, culturale e sociale per cui a un migrante senza documenti è lecito, tra le tante altre cose, anche tappare la bocca con del nastro adesivo per pacchi? Forse quello che avevano da dire, o da gridare era così pericoloso per le orecchie che si è deciso di farli tacere, magari come avranno urlato per mesi e mesi in Tunisia mentre schivavano le fucilate della polizia di Ben Ali, anche su quell’aereo avrebbe risuonato la parola libertà dalle loro labbra, che in arabo si dice “Horria!”, una parola shock che avrebbe tinto di rosso-vergogna lo stivale tricolore!

Cos’è, è già finito l’entusiasmo per i bloggers della rivoluzione tunisina? Il partito di La Repubblica sta volta sta zitto? Manco una penna si indigna mentre si rispediscono come pacchi i figli della “primavera araba”? Che c’è il gelsomino è appassito? Ma si! Ormai è già a pieno regime il nuovo corso che ha fatto stringere con fare gattopardiano la mano di Napolitano con l’emiro del Qatar che dopo aver dato una bella sventolata di mitra ai manifestanti che in Bahrain durante un corteo avanzavano gridando “siamo pacifici!” adesso arriva in Italia per comprarsi un pezzo della Sardegna degli scioperi generali, delle lotte dei pastori e contro la crisi…

Che bravi democratici che siete! Tutti a pendere dalle labbra e ad annuire alle parole dell’emiro delle corone petroliere che non investiva in Italia perché “c’era troppa corruzione” e allo stesso tempo tappate con nastro adesivo marrone la bocca di due uomini tunisini rispedendoli come pacchi nel loro paese di provenienza. Non c’è che dire! Se non che già vi pesa addosso il giudizio dei posteri, per noi assolutamente non consolante, che con ogni probabilità guarderà seguendo una linea retta la storia dei Lager e del “lavoro rende liberi” raggiungere questi primi anni del 2000 tra i CIE, le deportazioni, gli annegamenti in mare e le vite schiacciate in una nuova servitù della forza lavoro migrante… Per noi invece c’è l’urgenza attuale che la lotta per la libertà e la dignità portata come un’onda dai “tunisini di Lampedusa” risuoni sempre più forte nelle nostre piazze e nelle nostre strade al punto di sciogliere fascette bianche ai polsi e strappare via cerotti marroni dalle labbra…

El Tunisiano

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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