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Tunisia, a Gabes respirare è diventato un atto di resistenza

Abbiamo tradotto questo articolo di inkyfada.media che racconta la vicenda di Gabes, un paese in Tunisia dove da mesi continuano proteste significative a causa di un polo chimico che mette a rischio la salute della popolazione.

foto di Hasan Mrad

A Gabes, nel sud della Tunisia l’aria non ha più niente di marino. L’aria è diventata pesante, satura di zolfo. Una mattina di settembre degli studenti svengono nel cortile della scuola, a causa delle vertigini. Le istituzioni locali parlano di una fuga isolata, gli abitanti sanno che non è né la prima né l’ultima. Da oltre mezzo secolo il Gruppo Chimico Tunisino rilascia nell’atmosfera, nel suolo, nell’acqua quantità massicce di gas chimici come diossido di zolfo, ammoniaca, particolato fine che supera di di dodici volte gli standard consentiti quotidianamente dalle istituzioni tunisine, 100 volte quelle dell’OMS.

foto di Hasan Mrad

A causa dei venti marini questi gas si abbattono ogni giorni su alcuni quartieri di Gabes, in particolare Gannouche, Chot Essalem e Bouchemma. Qui l’inquinamento non è un incidente ma è la norma, dagli anni ’70 le industrie buttano nell’acqua migliaia di tonnellate di fosfogesso, un rifiuto radioattivo che contiene radio e uranio. I dati scientifici misurano livelli di radioattività 20 volte superiore alla media nazionale. La vita marina è sparita e i sedimenti del golfo sono tra i più contaminati del Mediterraneo. Sul territorio la polvere nera ricopre il suolo e le palme, la frutta i pesci, la terra contiene metalli pesanti come piombo, cadium, nickel. Respirare, mangiare, bere partecipano allo stesso ciclo di inquinamento.

L’ospedale di Gabes rileva ogni giorno gli impatti di questo inquinamento in una forte incidenza di malattie come asma, bronchiti croniche, cancro e malattie della pelle. Quando il diossido di zolfo supera la soglia di 200 microgrammi per metro cubo le persone ricoverate aumentano del 40%. Nessuno studio epidemiologico nazionale è stato portato avanti. Il Gruppo Chimico Tunisino rimane protetto dallo Stato ed è considerato vitale per l’economia. Le promesse di delocalizzazione e di bonifica si ripetono da decenni. Gabes è il simbolo di una scelta politica che vuole sacrificare una città intera in nome dello sviluppo industriale.

Qui respirare è diventato un atto di resistenza.

video di Inkiyfada.media

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