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Il naufragio di Lampedusa e la rivolta con Nader

 

Non si era mai perso un presidio, un corteo, una manifestazione. Nader era un militante del movimento, un compagno della prima fila che non si tira indietro. Ha spinto in avanti per tutta la vita lottando contro il regime di Ben Ali e la reazione islamista di oggi. Con passione ha spinto in avanti la rivoluzione al punto di decidere di portare con sé la libertà della Casbah in un viaggio verso l’Europa. Da harraga stava per bruciare le frontiere che i regimi hanno nascosto in quei documenti, in quei pezzetti di carta firmata e timbrata che umiliano e oltraggiano la vita di milioni di uomini e di donne… ma la costa di Lampedusa per lui, come per molti altri, è stata troppo lontana.

 

Eppure la storia del compagno Nader non finisce tra la plastica arancione e grigia, in quel sacco in cui è stato infilato il corpo pronto per essere rinviato in Tunisia. La storia del compagno Nader, la nostra storia, non finisce ma continua e ricomincia sulle onde della libertà e delle lotte. Sono sicuro infatti che lunedì mattina avrebbe applaudito soddisfatto per quello che stava accadendo in una zona della Tunisia. Siamo a Zaghouan e lo sciopero blocca tutta la regione. Ogni attività è ferma, la gente scende in strada, negli occhi le immagini della strage di Lampedusa, la rabbia sale e le strade vengono presidiate dagli abitanti mentre i ragazzi montano barricate e infuocano gli pneumatici. La rivolta e lo sciopero di El Fahs ha inizio mentre nella città di Kairouan un grande corteo si muove verso la zona industriale per picchettare e bloccare tutte le attività produttive. E’ la rivolta in nome degli harraga (forse la prima per radicalità e partecipazione) e lo sciopero contro Ennahdha e le istituzioni della transizione ritenute le prime responsabili della strage. E’ la rivolta e lo sciopero che anche Nader ha contribuito con la sua generosità e impegno militante a costruire durante la sua vita, è il segno che quel “non si torna indietro” gridato insieme milioni di volte nella piazza rivoluzionaria tunisina era più che una minaccia al potere o una promessa alla propria gente.

Caro Nader, la spinta in avanti l’hai data ancora una volta, e che sia un’ onda di libertà tra le rive del nostro mare

 

Tunisiano

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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