In ricordo di Nagihan Akarsel
La notizia dell’uccisione di Nagihan Akarsel, attivista e studiosa femminista impegnata nella Jineoloji, fuori dalla sua casa di Sulaymaniyah ha sconvolto il mondo martedì mattina.
Traduciamo il contributo di Zîlan Diyar, dal Comitato Europeo di Jineolojî e pubblicato sul sito dell’Accademia per la Modernità Democratica.
Volevo iniziare con una poesia. Poi ho visto che la poesia sei tu. I sorrisi traboccavano quando parlavi, le tue parole sembravano rami fioriti. Grazie a te, so come ci si sente a vivere la vita in modo poetico. Ho scoperto che non è poi così astratto. Le tue parole sono state un viaggio che fa tremare il cuore, fa venire la pelle d’oca, accelera il battito cardiaco e ti porta lontano dal dolore, dall’ingiustizia e dalle brutture. Ora vorrei aver registrato quelle conversazioni. L’uomo è un essere ingrato? Le molte volte ho lasciato pozzi apparentemente senza fondo aggrappandomi alle tue parole! Le tue parole semplici e chiare mi hanno fatto capire il significato, la filosofia e la bellezza della lotta ancora e ancora. È stato bello respirare la vita nel sapore della poesia.
La nostra amata ortensia!
Ora prendo in prestito le tue parole per descriverti come sei. La perdita è una cosa così eterna. È così senza spazio e senza casa. Così infinita e senza limiti. È una verità che non si può mai cogliere, anche se la si incontra mille volte, un milione di volte. I giorni, i mesi, le ore, cioè la misura superficiale del tempo, sono sospesi quando si tratta di perdita. Ricordando la tua fede nell’energia dell’universo, cerco di cogliere la tua assenza. E la tua esistenza… Non posso misurare quello che è successo sulla scala del tempo. Questa è la fine e l’inizio del tempo.
Mi chiedo: i mali possono fermare il flusso dell’acqua? Non possono. Tu sei stata un flusso d’acqua. Un flusso che scorre attraverso la lingua, il corpo, il cuore e la coscienza. Come i fiumi che scorrono in primavera, avresti distrutto i confini posti tra la tua mente, le tue emozioni e la tua coscienza. Eri un ruscello silenzioso che si aggrappava al suolo ogni volta che il dolore e la perdita erano forti. Delicatamente, senza ferire il terreno, eri un flusso così sottile che stava per prosciugarsi, eppure così determinato a sopravvivere. Quando il tuo obiettivo era rinnovare, creare, iniziare qualcosa, costruire, diventavi come una cascata che trova una strada spaccando le montagne in primavera. E quando si trattava di insegnare, eri una soffice pioggerella di primavera. Quando il desiderio diventava insopportabile, quando le città ti sembravano troppo strette, quando la bruttezza ti soffocava, quando la solitudine ti sembrava insopportabile, correvi verso le montagne. Allora diventavi un’improvvisa pioggia d’estate.
Hai sempre fluito. Entrambi i tuoi cognomi ti si addicono perfettamente. Prima di scegliere un cognome nella lotta, era Akarsel [turco: torrente che scorre]. Quando ti sei unita alla nostra lotta, ti sei chiamata Su [turco: acqua]. Hai riassunto il tuo scopo in due lettere, hai racchiuso la tua posizione nella lotta in due lettere. In due lettere hai spiegato che la mentalità che ti ha ucciso non avrà mai successo. Sei fluita e sei rimasta in piedi come l’acqua.
Hai detto: “Nessun lavoro è perduto nell’universo, io ci credo”. Sto applicando queste parole alla mia ferita, parole che hai detto per confortarmi solo pochi giorni fa. Mi è così difficile descriverti. Mi dico che devo descriverti. Non voglio che soccombano al tempo e allo spazio, i ricordi, gli insegnamenti, la bellezza che trabocca da te, la gentilezza che scorre da te verso tutte le persone. Cerco parole semplici, profonde, filosofiche, consapevoli e significative come le tue. Spero di riuscire ad amalgamare e legare le parole così bene come fai tu. In ogni articolo che ha scritto per il Jineolojî Journal, ci ha mostrato come fondere magistralmente conoscenza, emozione e pensiero. Hai toccato la vita e le nostre anime con la tua conoscenza… Come ha potuto farlo così abilmente? Perché eri una donna innamorata della lotta. Avevi occhi abbastanza acuti da riconoscere, con un solo sguardo, i valori creati dalle lotte, le posizioni che avevamo raggiunto. Ovunque andassi, interiorizzavi tutto ciò che vedevi. Ad Afrin, hai considerato un insegnamento storico l’hawar [lamento] di una vecchia madre. Nelle accademie dove insegnavi, trasformavi la scintilla negli occhi di una giovane combattente, l’agilità della sua mente, in una fonte di speranza.
Ti meravigliavi dei combattenti stanchi in mezzo alla brutalità e alla velocità della battaglia. Parlavi con ammirazione. Dicevi: “Questa è la rivoluzione”. Hai alzato un altro specchio verso di loro, hai trasformato tutt in eroi, proprio come meritavano. Ogni individuo che ha dato fiato a questa rivoluzione aveva un valore immenso per te.
Tu ammiravi tutt i-le rivoluzionarie. Non era invidia. Eri pronta per qualsiasi compito richiesto dalla rivoluzione. Avresti fatto un passo in avanti senza fare calcoli, spensierato, senza paura. Come farfalle che corrono nel fuoco, andavi dove c’era bisogno di andare, per creare qualcosa, per rendere possibile l’impossibile. Andavi senza indugi, senza rifugiarti in scuse, senza lamentarti. Non hai mai dimenticato di valutare i tuoi risultati. Poter vedere le distanze percorse non era un motivo di compiacimento; al contrario, era l’annuncio di nuove strade da percorrere. Essere l’artefice e la testimone di rivoluzioni all’interno della rivoluzione ti si addiceva molto. Non so fino a che punto tu abbia raggiunto il potere del significato e della definizione grazie a Jineolojî, ma essere una jineologa ti si addiceva molto bene!
Rêber Apo [Abdullah Öcalan] ha detto che il coraggio in una lotta richiede più che prendere le armi. Ha detto che sfidare i modi di pensare avanzati dallo Stato, dagli uomini e dal sistema richiede un coraggio molto più grande. Quanto coraggio ci vuole per scaldare i cuori congelati, per guidare verso un percorso diverso coloro che vogliono imparare la fluidità, la delicatezza e la profondità della nostra lotta attraverso formule rigide, per trasformare coloro che strappano la conoscenza dalla loro anima, per sfidare i modi in cui il mondo accademico vuole tenerci entro i suoi limiti. Abbiamo discusso molto di queste sfide. E dei costi che ne derivano… È emerso che questo costo includeva i proiettili sparati nel tuo corpo. Sapevamo di dover affrontare questo sistema misogino che prende di mira tutte coloro che si oppongono alla mentalità della civiltà statalista e classista. E che avrebbe usato tutti i mezzi necessari. Ma ancora una volta, forse rimpiangiamo di non essere state abili come te. Dobbiamo stabilire il legame tra sapere, sentire e capire. Tu ci ha insegnato come farlo. Questo è ciò che ha scritto nell’ultimo numero del Jineolojî Journal.
Abbiamo bisogno di una voce che risuoni nella cascata di emozioni e pensieri della nostra epoca… Una voce che descriva il presente tanto quanto riecheggi il passato arcaico e antico. Una parola che ci faccia sentire che non siamo sol nell’universo e che completi la nostra energia. Abbiamo bisogno di una sillaba che non separi l’emozione dal pensiero, lo spirito dalla ragione, l’intuizione dalla conoscenza, la materia dall’energia, la vita dalla morte, la luce dalle tenebre, la filosofia dalla sociologia. Una voce che porti con sé il paradigma spirituale e intellettuale del tempo e dello spazio…
In questo momento abbiamo un disperato bisogno di quella parola che ci fa sentire che non siamo sol nell’universo. E mentre eri in viaggio con noi, in qualche modo ci hai sussurrato queste parole nelle orecchie. Questo è ciò che ho sentito…
Tutto nell’universo è parte di un tutto. La tua gioia di vivere si contrappone al dolore che chi ti ha ucciso vuole provocare. Contro coloro che vogliono spezzare la nostra speranza, c’è speranza in questa lotta di cui eri innamorata e che hai condotto dando un senso a ogni tuo momento. La tua bontà, che non potrebbe mai fare del male a nessun essere vivente, ha potere di fronte ai terribili mali inflitti dai colonizzatori, dal nemico.
In questo mondo in cui l’assenza di amore, l’insensibilità e il non senso vogliono affermarsi, tu avevi un amore senza pregiudizi e incondizionato che si creava ogni giorno. Contro coloro che ignorano gli alberi, le pietre, i lupi, gli uccelli o i colori, il tuo sguardo radioso attraversa tutto l’universo, dai tuoi occhi alla tua anima.
Di fronte al potere, che secondo Rêber Apo è “abbastanza insidioso da infiltrarsi nelle crepe sociali”, c’era la tua identità rivoluzionaria, che enfatizzava la condivisione, la divisione equa del lavoro e il servizio a compagn. Su questo pianeta, così stanco da dimenticare di immaginare, i tuoi sogni fanno sì che la gente ami immaginare. Per coloro che cadono nelle grinfie dell’ingiustizia e del tradimento e che quindi non riescono a dare un senso alla loro esistenza nell’universo, c’è una mano amica che si tende.
Hai avuto una fede abbastanza profonda da abbracciare ogni differenza nel mondo incolore di coloro che vogliono sradicare le differenze. La verità chiara e limpida che stavi cercando di illuminare sta davanti a coloro che vogliono oscurare il futuro delle donne. Dice: le donne cambieranno il mondo.
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