La Fortezza Europa continua la sua battaglia contro i migranti
La foto-registrazione del migrante è alla base del regolamento di Dublino, che vede il Paese ricevente in prima battuta del migrante dover provvedere alla registrazione e alla sistemazione dell’uomo sul proprio territorio. Un regolamento che cozza con le volontà dei migranti di muoversi soprattutto verso i paesi del Nord Europa, dove esistono condizioni di vita e lavoro tuttora migliori che in quelli del Sud.
Le prescrizioni di Dublino, che nel frattempo hanno visto un ulteriore avanzamento sotto la forma della creazione di un sistema di quote di ripartizione dei “flussi” – dopo le tragedie dell’estate nel Mediterraneo, gli esiti della guerra civile siriana e lotte come quella di Ventimiglia – continuano a produrre però forti conseguenze politiche, come la formazione degli HotSpots di controllo e registrazione che Grecia e Italia hanno accettato di installare nei propri territori in cambio dell’adozione del sistema di quote.
Veri e propri nuovi CIE di cui avevamo già parlato, sempre più con forza voluti dall’UE (nel caso italiano, Bruxelles ha di fatto intimato l’apertura più immediata possibile di quelli progettati a Pozzallo e Porto Empedocle, in Sicilia) proprio per poter creare la cornice legale adatta alla possibilità di prendere con la forza – e senza tante paranoie umanitarie – le impronte ai migranti in modo da controllarne movimenti e biografie. Luoghi dove si potrà quindi, con tutta la calma del mondo, procedere all’espulsione coatta dei migranti che non avranno soddisfatto i requisiti che li reputeranno meritevoli alla permanenza in Europa, sia a livello numerico (migrante oltre le quote di accoglienza stabilite) sia politico (migranti economici e non rifugiati politici).
E’ inoltre allo studio dell’UE un nuovo progetto di Guardia Europea delle Frontiere, che su spinta tedesca e francese servirebbe all’implementazione più stretta del progetto Frontex, avendo la possibilità di dispiegare in poche ore 1500 uomini utili nel coprire eventuali carenze di uno Stato membro nel controllo dei confini. Un chiaro riferimento alla Grecia, più volte attaccata per lassismo nei controlli di frontiera, da parte di quegli Stati forti dell’UE che hanno tutta l’intenzione di controllare i “flussi” per poterli meglio sfruttare nelle proprie economie da un lato e nelle proprie retoriche mediatiche securitarie dall’altro, come ad esempio fatto dalla Germania nei confronti dei profughi siriani.
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