La protesta delle donne invade le strade di Varsavia.
Ieri sera decine di migliaia di manifestanti si sono riversate nelle strade di Varsavia, rappresentando la più grande manifestazione nella città da quelle degli ultimi anni 80.
Negli scorsi giorni le proteste contro la decisione della Corte Costituzionale di vietare l’aborto in caso di malformazione del feto sono state molteplici e determinate. Contro la Chiesa, istituzione forte e radicata nel Paese, le manifestanti si sono introdotte nella cattedrale per interrompere le celebrazioni. In tutta risposta il primo ministro ha fatto scendere per le strade l’esercito per provare a sedare la rivolta. L’attuale legge per l’interruzione di gravidanza in Polonia è già di per sé una delle più restrittive d’Europa, risale al 1993 e implica la possibilità di abortire soltanto in tre casi: con alta probabilità che il feto abbia un danno grave e irreversibile o una malattia incurabile potenzialmente letale, in caso di stupro, in caso di rischio vitale per la donna. Secondo le statistiche del governo il 97% delle donne che hanno effettuato l’aborto era proprio a causa di malattia irreversibile del feto. Ciò significa che se la condizione embriopatologica viene abolita non potranno più abortire la maggior parte delle donne, vietando di fatto l’aborto. Inoltre, bisogna considerare le cifre degli aborti effettuati all’estero o clandestinamente, pratiche che in una situazione di pandemia globale diventano sicuramente più difficili da perseguire. Non solo, molto spesso le procedure legali per abortire sono molto lunghe, a volte vengono addirittura allungate di proposito da parte di chi dovrebbe occuparsene, rendendo l’aborto impossibile perchè oltre i limiti di tempo.
Durante i cinque di mandato il Pis (Partito di destra di ispirazione clericale), ha eliminato la possibilità di accedere alla contraccezione d’emergenza e ha sostituito il programma statale di rimborso con la naprotecnologia, riducendola a una pratica di “preghiere” per la fertilità. Già nel 2017 le proteste delle donne in Polonia scongiurarono i tentativi di inasprimento della legge anti-aborto.
Ieri sera polizia, militari, supportati da milizie neonazi, si sono disposti a difesa delle chiese cercando di silenziare la protesta. Ma la folla ha letteralmente invaso le piazze, ha assediato la residenza del premier polacco, e ha mostrato tutta la sua rabbia e opposizione netta a questo cambiamento della legge.
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