Lampedusa: arresti e deportazioni
Quello a cui siamo di fronte è il governo del garantismo per chi circola su auto di lusso. Mentre contro i “poveri cristi” in questo caso migranti ogni violenza è permessa e nessuna pietà è invocata, come invece si sente sempre più spesso ultimamente nelle aule delle Camere.
Ieri menati e vergati con ferocia, accerchiati in dieci contro uno, in centinaia pressati davanti ad un dirupo di tre metri che gli costringeva a lanciarsi nel vuoto per salvarsi dai colpi. E oggi, arrestati in undici, dopo aver già trascosrso mesi di reclusione in condizioni disumane in un CPA e in 300 deportati su aerei militari come se fossero un esercito invasore.
La governance e il contenimento delle migrazioni sembra però non funzionare più. Le rivolte arabe hanno fatto saltare il tappo, i vecchi alleati e carnefici di una volta sono stati cacciati. Adesso per i ministri leghisti e non, è importante trovare nuovi alleati per riconfermare vecchi trattati, se no il vecchio cavallo di battaglia dell’immigrato clandestino, che tanti voti porta, questa volta rischia di spazzare tutto.
Oggi mentre stiamo scrivendo anche dal Cie di Torino sono fuggiti in venti dopo una rivolta. La voglia di libertà che questi ragazzi si sono conquistati nelle loro terre non sono sicuramente disposti ad abbandonarla nei loro spostamenti e soprattutto non sono disposti ad abbandonarla per far guadagnare qualche voto a qualche misero leghista, che ancora va in cerca del capro espiatorio per giustificare il baratro in cui sta portando questo paese.
Lampedusa ormai non sembra più buona neanche per qualche passerella o apparizione televisiva, perché se è vero che la comunicazione dei politici è basata sul raccontare storie per affezionare l’elettore, quando poi queste storie si dimostrano costantemente false il sistema non funziona più, e allora è meglio far finta di niente e far lavorare la repressione.
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