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Migranti in lotta!

Il Ferrhotel è una struttura privata che in accordo con il comune e finanziata dallo stesso ha ospitato 73 profughi arrivati in Italia sull’onda della guerra libica e delle rivolte della primavera araba; successivamente molti di essi hanno trovato altra sistemazione, questo ha diminuito sensibilmente il numero dei profughi arrivando a ospitarne soltanto 10, a questi si sono aggiunti però altri migranti che stretti nella morsa della crisi della disoccupazione e in mancanza di una casa hanno trovato nella struttura l’unica alternativa alla strada.

Allo sgombero i migranti sono stati identificati e nonostante muniti tutti di regolare permesso di soggiorno, coloro i quali non si trovavano nella condizione di profughi potrebbero essere denunciati per violazione di domicilio dal momento che la struttura doveva ospitare solo i rifugiati.

Le istituzioni sgomberando la struttura, non solo negano un’ennesima volta il legittimo diritto all’abitare che è continuamente sotto attacco speculativo ed affaristico ma non offrendo nessuna alternativa negano il diritto stesso alla cittadinanza. Senza residenza i migranti vengono condannati all’invisibilità e posti, attraverso la clandestinità, sotto ricatto continuo, nell’impossibilità di riconoscersi e realmente vivere ed abitare il territorio; viene di fatto negato loro ogni diritto per la stretta connessione tra residenza e acquisizione/mantenimento dei diritti stessi, soprattutto per quanto riguarda le comunicazioni in merito al permesso di soggiorno.

Per tutta la giornata di oggi migranti e solidali sono stati in presidio sotto il comune, la risposta delle istituzioni è stata quella di misure emergenziali, assistenziali e temporanee solo per i profughi ed anzi solo per metà di essi, all’altra metà dei profughi e al resto dei migranti non viene garantito nulla.

Decisi a non accettare quella logica istituzionale di emergenzialità, sussistenzialismo e carità sociale che oltre a negare la dignità non offre di fatto nessuna soluzione stabile, siamo convinti che solo con la lotta determinata e l’autorganizzazione si conquistino diritti e dignità, ora negati.

Denominatore comune non è la provenienza geografica ma l’appartenenza ad un blocco sociale subalterno sulle cui spalle e bisogni il capitale cerca di ristrutturarsi e far pagare la sua crisi, attraverso austerity, mattanza sociale e attacco a diritti fondamentali; in questa città che ha visto le lotte dei facchini dell’ikea e della logistica intera, piegare gli interessi padronali e la governance locale, resiste una scintilla latente, ma mai sopita, di conflitto sociale che siamo sicuri sarà capace di estendersi, riprodursi e prendere forza.

Anche stasera migranti e solidali sono in presidio sotto il comune!

 

Seguiranno aggiornamenti…

 

Csa Dordoni – Cremona

NetworkAntagonistaPiacentino – Piacenza

 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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