Morti bianche
Destiny è morta. È morta circa una settimana fa dopo aver partorito. Tutti la davano già per morta. Ma ha lottato. Non solo per lei. Incinta, aveva cercato di varcare il confine per arrivare in Francia dalla sorella, sapendo di essere molto malata. La gendarmeria francese l’aveva respinta indietro.
Sorpresa sul colle della Scala mentre provava a valicare il confine per raggiungere la sorella in Francia, l’hanno scaricata assieme a suo marito davanti alla stazione di Bardonecchia. Nemmeno una telefonata per avvertire della presenza di una donna in gravi condizioni di salute.
Una medica volontaria l’aveva poi portata in ospedale, al Sant’Anna di Torino dove è rimasta ricoverata più di un mese.
La davano già per morta, Destiny. Aveva un linfoma nel petto a causa di una precedente trasfusione infetta: non riusciva a stare seduta e ormai neanche a respirare. Le hanno fatto il taglio cesareo il più tardi possibile per non rischiare che non ce la facesse nemmeno il bambino.
È una tragedia dei nostri confini. Non quelli che si perdono nell’orizzonte sul mare, lontano, ma quelli delle nostre montagne, sui sentieri su cui possiamo camminare anche noi. Ma è una tragedia per noi, perché invece per le donne e gli uomini migranti è quello a cui sanno già che probabilmente andranno incontro.
Noi lo facciamo per sport, paghiamo per fare le passeggiate in montagna e affondare nella neve a 1900 metri. Loro lo fanno per sopravvivere. Non è per fare la morale ma per prendere la misura delle cose.
“I migranti per le autorità francesi valgono meno dei pacchi di merce”, sono le parole dei volontari italiani che operano al confine. È vero, ma un confine si sorveglia in due. A un pugno di metri dalla gendarmeria francese c’è la polizia italiana.
Cinque anni di carcere sono il prezzo che la magistratura francese ritiene di dover far pagare ad una guida alpina per aver portato all’ospedale di Briaçon un’altra donna migrante incinta, facendole quindi passare il confine francese.
Questa donna è stata uccisa.
Quanto deve costare a queste donne e a questi uomini il fatto di poter sopravvivere?
Quanto deve costare loro mettere al mondo un altro/a di loro? La loro stessa vita?
Tutto questo non è accettabile.
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