Sea Watch 3: il coraggio di scelte scomode
La Sea Watch 3 infine ha varcato le acque territoriali italiane e entro le 20 dovrebbe attraccare al porto di Lampedusa. La nave era da quattordici giorni in attesa a largo dell’isola con 42 naufraghi a bordo. La scelta di violare il divieto di attracco è venuta dopo il respingimento del ricorso da parte della Corte Europea dei Diritti Umani. La situazione sulla nave si stava facendo insostenibile e la capitana, Carola Rackete, ha deciso di muoversi verso il porto consapevole delle conseguenze: l’infame Decreto Sicurezza Bis infatti prevede multe da 10mila a 50mila euro per armatore e capitano della nave e il sequestro del mezzo.
Il ministro degli interni Salvini è andato su tutte le furie, il vigliacco braccio di ferro sulla pelle dei migranti per una volta non si è concluso come voleva. Si spreca in paternalismi, epitetando la capitana Carola come “una sbruffoncella” e batte i piedi per terra, anche l’effetto dissuasivo delle sue nuove misure è già messo in discussione dal fatto reale che ci sono delle persone che rischiano di morire per attraversare il mare e che ce ne sono altre che sono disposte a violare la legge per salvarle.
Certo, questo di per sé non scalfirà il consenso del Capitone, ma mostrerà che si può violare una legge ingiusta e immorale.
L’Unione Europea d’altro canto evidenzia tutta la sua ipocrisia, i diritti umani valgono solo per gli autoctoni, nonostante la predica continua su una presunta società aperta. Quanto avranno contato gli equilibrismi politici tra i paesi membri in questa decisione?
Di fronte alla vigliaccheria e all’ipocrisia dei signor Qualcuno del nostro governo e dell’EU quello di Carola è un gesto semplice e importante di chi con coerenza si assume le sue responsabilità fino in fondo. Rompe lo schema di un umanitarismo legalista e perimetrato. Perché sì, ha ragione Salvini quando dice che questo è un gesto politico, necessario e imprescindibile. Un gesto politico di quelli che gli fanno paura, perché spiazzano la sua messa in scena.
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