Svizzera. Vince il referendum contro frontalieri e migranti
Al termine di un testa a testa fino all’ultimo voto, l’iniziativa promossa dal partito di destra ed antieuropeista dell’Unione democratica di centro (Udc) e dalla Lega dei Ticinesi è stata quindi approvata, con uno scarto di meno 20mila schede. Il governo ha annunciato consultazioni con l’Ue, cui la Svizzera è legata da un Accordo sulla libera circolazione delle persone, ora di fatto decaduto.
Dalle urne è uscita una Svizzera spaccata in due, con i cantoni francofoni contrari al testo, assieme alle grandi città, mentre i cantoni di lingua tedesca e il Ticino – a grandissima maggioranza – hanno votato a favore. Il cantone italofono, dove si ferma la maggior parte dei circa 60mila frontalieri lombardi, ha registrato la più alta percentuale di sì, saliti a quota 68%: quasi un plebiscito, con l’Udc e Lega dei Ticinesi, che hanno fatto campagna sventolando l’immagine di una Svizzera sotto invasione, riprendendo la peggior retorica leghistoide di casa nostra: dalla disoccupazione in aumento, ai treni sovraffollati, all’aumento degli affitti, tutto era messo in relazione alla presenza di “non svizzeri”.
Francesco Bonsaver, redattore di “Area”, rivista di critica sociale e del lavoro legata al sindacato Unia. Ascolta
Il risultato elettorale ha avuto risvolti anche europei. Non sono infatti mancati gli applausi al voto svizzero, soprattutto dagli esponenti dell’estrema destra continentale, dall’olandese Wilders alla francese Le Pen fino al nostrano Borghezio, anche in vista del voto continentale di fine maggio. Meno contento invece il governatore lombardo, anch’egli leghista, Maroni, che ha criticato la scelta della Confederazione: gran parte dei frontalieri italiani arrivano infatti da Varese, Como, Lecco e Sondrio, roccaforti elettorali del Carroccio. Da qui, le dichiarazioni di Maroni contro il “razzismo” di Stato svizzero, evidentemente diverso – per il numero uno del Pirellone – da quello che l’Italia impone ai migranti che, dal sud del Mediterraneo, cercano riparo nella fortezza Europa. Come controproposta, si fa per dire, Maroni ha lanciato oggi l’idea di una “zona franca” nell’alta Lombardia con tassazione pari a quella elvetica.
Alessandro Pellizzari sociologo e segretario del sindacato Unia Ascolta
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