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Vakhtang Enukidze, morto al CPR di Gradisca, è morto di Stato!

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Riprendiamo dal portale del CUA di Bologna questa ricostruzione di quanto avvenuto al CPR di Gradisca. Parliamo della morte di Vakhtang Enukidze, avvenuta nel silenzio mediatico ma riconducibile al sistema di vessazione e sfruttamento che sono i nuovi lager dei nostri territori. Vakhtang è l’ennesima vittima di un’organizzazione carceraria assolutamente bipartisan a cui mettere fine prima possibile. I CPR vanno chiusi!

Vakhtang Enukidze aveva 37 anni, veniva dalla Georgia e si trovava rinchiuso dentro il CPR di Gradisca. Vakhtang Enukidze è morto lo scorso sabato nell’iniziale silenzio di media e istituzioni.

Inizialmente si parla di un coinvolgimento di Vakhtang in un “pestaggio tra migranti del CPR avvenuto il 14 Gennaio” ma a seguito della diffusione di alcune testimonianze , provenienti da dentro il CPR, viene aperto un fascicolo verso ignoti per omicidio volontario.

Appena si comincia a parlare dell’inizio delle indagini il procuratore capo di Gorizia, Massimo Lia, riferendosi alle testimonianze dei detenuti, dichiara che “al momento sono mere illazioni. Stiamo infatti facendo indagini per verificare se c’ è stato qualcosa del genere o meno”.

Lunedì, a seguito di un sopralluogo nel CPR del Garante dei detenuti Mauro Palma, accompagnato dalla deputata Debora Serracchiani e dalla sindaca Linda Tomasinsig, lo stesso Garante annuncia la sua volontà di costituirsi parte civile nel processo.

Ieri (martedì) – riferiscono da dentro – durante la notte alle 4:00 di mattina tre ragazzi egiziani che avevano parlato con gli avvocati sulla morte di Vakhtang, sono stati prelevati dalle loro celle e rimpatriati. Erano i suoi compagni di cella. Pare inoltre che abbiano sequestrato i telefoni e che ci sia una paura latente tra tutti i detenuti di essere rimpatriati.

Nelle testimonianze dei prigionieri di Gradisca pare invece che non sia la prima volta che le FdO si comportano in maniera violenta con loro. Ci raccontano che a volte vengano fatti uscire in cortile da soli e poi picchiati, portati via e fatti ritornare una volta guariti. Una situazione che, come ben sappiamo, fin dalla loro riapertura (dei CPR) grazie all’ex-ministro degli interni Marco Minniti, richiama immediatamente a quella dei lager e della segregazione razziale, in nome di una legalità reazionaria e sovranista che, invece, ha trovato nuovamente ampio respiro nelle politiche securitarie promosse e propagandate da personaggi come Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Come si apprende dalla pagina Mai più lagher – Nè in Emilia Romagna né altrove “sono ormai diversi mesi che gli ex Cie (ora CPR) stanno riprendendo a funzionare sul territorio italiano. A rompere il silenzio intorno a questi moderni campi di concentramento sono le continue rivolte ed evasioni che accompagnano queste aperture.

Da Bari a Torino fino al CPR di Gradisca si susseguono in questi giorni le proteste di reclusi e solidali mentre sono già due le vittime di queste strutture dall’inizio dell’anno: Aymen Mekni, ucciso dallo Stato nel lager di Pian del Lago a Caltanissetta il 12 gennaio 2020 e Vakhtang Enukidze, ucciso dallo Stato nel lager di Gradisca d’Isonzo il 18 gennaio 2020 (riaperto appena un mese fa).”

È notizia proprio di lunedì dell’apertura di uno dei tre CPR (a Modena a Milano e in Sardegna) la cui apertura era diventata uno dei cavalli di battaglia del PD con Minniti. La struttura di cui parliamo è quella dell’ex (molto poco “ex”) carcere di Macomer, nella provincia storica del Marghine in Sardegna. Una struttura che dovrebbe ospitare fino a 100 persone una volta terminata, la cui riapertura è stata accompagnata da una campagna di legittimazione proponendo nuovi posti di lavoro in favore di una presunta ricaduta economica per la cittadina che ospita il nuovo lager. Proposte di lavoro neanche troppo allettanti (non che se al contrario lo fossero cambierebbe qualcosa) a quanto già si può notare dalla pagina NoCpr Macomer, che comprendono contratti da neanche 8 euro netti all’ora e contratti fatti firmare all’ultimo momento senza possibilità di poterli consultare in anticipo.

D’altra parte non sono mancate le polemiche di un altro comitato cittadino “contro” l’apertura del centro, nato non perchè effettivamente contro il CPR in quanto lager dei giorni nostri, ma bensì dalla preoccupazione di una presunta invasione di barbari dalla pelle nera in città, ovviamente (secondo loro) delinquenti e ovviamente portatori di degrado. Rassicura subito la vicesindaca Rossana Ledda “”Abbiamo ottenuto tutte le rassicurazioni necessarie dalla Prefettura – dichiara la vicesindaca – ci è stato garantito il massimo dell’attenzione, mettendo a disposizione su questo fronte Carabinieri, Polizia e una vigilanza esterna alla struttura da parte dei militari della Brigata Sassari” (che culo!); e allo stesso tempo gioisce: “il Comune ha lavorato tanto negli ultimi anni per arrivare all’apertura del centro e fare in modo che ci fosse una ricaduta economica favorevole per la città. C’è una società che si è aggiudicata il bando di gara per i servizi interni: mensa, lavanderia, pulizie, infermeria. Tutto questo genera nuovi posti di lavoro e restituisce vitalità”. Lasciamo i commenti di queste dichiarazioni all’immaginazione di chi le legge.

“Per quanto riguarda la struttura modenese – si legge ancora sulla pagina “Mai più lager – Nè in Emilia Romagna né altrove” – di via Lamarmora, chiusa definitivamente dopo le numerose rivolte dei detenuti che l’avevano resa in gran parte inagibile e gli scandali della gestione in appalto al consorzio oasi, la gara di appalto e la riapertura, caldeggiata dai ministri degli interni (da Minniti, passando da Salvini fino all’attuale Lamorgese) continuano a slittare.”

Dall’autunno del 2019 si è ricominciato a parlare anche della possibile – o prossima – riapertura del CPR milanese.

Tornando a quanto accaduto a Vakhtang Enukidze nel Cpr di Gradisca, pensiamo che a prescindere dall’esatta o meno ricostruzione dei fatti, la sua morte è da considerare come l’ennesima morte di Stato. Perchè Vakhtang è morto dentro un CPR! Perchè i CPR sono luoghi di tortura, vessazione e annullamento delle persone e morte. Perchè la vita dentro i CPR prevede l’annichilimento di chi si trova rinchius@ in quei posti! Perchè chi ne ha ordinato la riapertura queste cose le sapeva benissimo ed è esattamente quello che voleva: una discarica sociale dove buttare dentro gli e le “irregolari”. E perchè sempre di Stato si parla quando si tratta dei Decreti Sicurezza del successore di Minniti, Matteo Salvini, che – per esempio – incrementano i tempi di permanenza in questi centri prima del rimpatrio forzato e abbassano le probabilità per cui si possono ricevere i permessi di soggiorno provocando così un aumento di probabili detenut@.

Dal canto nostro non possiamo che esprimere tutta la nostra rabbia per quest’altra vita spezzata e agire di conseguenza. È legittimo e doveroso pretendere che venga fatta verità e giustizia per Vakhtang Enukidze e per tutte le morti nelle prigioni di Stato, e per questo dobbiamo spenderci collettivamente affinchè si parli di quanto accaduto, ostacolando gli evidenti tentativi di insabbiare le ricostruzioni; pretendere la chiusura (e la non riapertura) di questi centri di morte e pretendere l’abolizione dei Decreti Sicurezza.

No ai Cpr! Mai più lager!
Anche questa volta sappiamo chi è Stato!

[ A questo link si può trovare l’audio e la sbobinatura delle testimonianze giunte da dentro il CPR di Gradisca ]

 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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