Il governo di Lula deve realizzare, nel primo mese del suo mandato, la demarcazione di terre indigene che avevano già pronta tutta la documentazione di omologazione, in attesa della misura, da parte del governo di Bolsonaro.
A parte le molte dichiarazioni e azioni razziste e violente fatte da Netanyahu e dai suoi alleati negli ultimi anni, il nuovo governo ha già dichiarato che il popolo ebraico ha “diritti esclusivi e inalienabili sull’intera Terra di Israele”.
Il Regno Unito inizia il 2023 in un clima di profonda crisi.
Abbiamo posto alcune domande a Massimiliano, biotecnologo del comitato Frossasco Ambiente che ha preso parte alla lotta contro il progetto di inceneritore promosso da Kastamonu, a seguito della notizia dello stop all’opera dovuto alla mancanza della variante sul piano regolatore che ne avrebbe permesso la costruzione.
Intervista a Simone Ficicchia, vent’anni, che ha partecipato ad alcune azioni di protesta nonviolenta per il collasso eco-climatico con Ultima generazione e ora la Procura di Pavia ha chiesto per lui un anno di “sorveglianza speciale”, provvedimento riservato a chi è sospettato di avere contatti con la criminalità organizzata, insomma mafiosi e terroristi.
Sotto lo slogan “Etxera bidea gertu” e dopo due anni di mobilitazioni decentralizzate nei villaggi a causa della pandemia, Sare e Bake Bidea hanno riunito decine di migliaia di persone a Bilbao in difesa dei diritti dei prigionieri baschi.
Questa domenica i simpatizzanti dell’ex presidente Jair Bolsonaro che non accettano il risultato elettorale hanno occupato con la forza tre edifici pubblici, cioè il Palazzo di Planalto, il Congresso Nazionale e la sede del Supremo Tribunale Federale, rompendo il blocco realizzato nella Spianata dei Ministeri a Brasília dalla Polizia Militare e dalla Forza di Sicurezza.
Il Partito Comunista Marxista-Leninista (MLKP) Kurdistan ha annunciato che due dei suoi membri, Ahmet Şoreş e Fırat Neval, sono caduti come martiri negli attacchi dello stato turco.
Tempi paradossali i nostri, dove la famosa iscrizione orwelliana “La guerra è pace” non suona così lontana dalla propaganda dei governi. Ci si può spingere a candidare come premio Nobel per la Pace il capo dell’organizzazione responsabile di alcuni dei conflitti più sanguinosi degli ultimi decenni, senza che si sollevino particolari voci di disgusto.
In pochi giorni, un appello dei gilet gialli sui social network ha portato migliaia di persone giù nella capitale, con altre manifestazioni in diverse città della Francia. Un’impresa di questi tempi.