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Stop al progetto di inceneritore a Frossasco: alcune considerazioni con il comitato Frossasco Ambiente.

Abbiamo posto alcune domande a Massimiliano, biotecnologo del comitato Frossasco Ambiente che ha preso parte alla lotta contro il progetto di inceneritore promosso da Kastamonu, a seguito della notizia dello stop all’opera dovuto alla mancanza della variante sul piano regolatore che ne avrebbe permesso la costruzione. Al di là dei tecnicismi che hanno influenzato la virata in negativo per l’azienda turca, l’attivazione popolare dei comitati e dei cittadini hanno evidentemente rappresentato un elemento fondamentale per la battuta d’arresto del progetto. Un progetto inutile, dannoso, inquinante e che non ha alcun interesse reale per essere messo in campo, se non gli interessi di un’azienda come la Kastamonu che implicano la svendita totale dei propri territori e delle esigenze di chi li abita, un altro esempio di opere progettate unicamente per il profitto. Una vittoria per i cittadini e le cittadine di Frossasco che, come sottolinea Massimiliano, dovranno mantenere alta l’attenzione e continuare a lottare per evitare che il progetto bocciato dalla porta passi dalla finestra.

Raccontaci com’è iniziata questa storia, il progetto di inceneritore dell’azienda Kastamono e la presa di posizione dei cittadini di Frossasco e dei territori limitrofi.

A Frossasco c’è un sito industriale abbandonato dove, in passato c’era un’azienda che produceva pannelli di truciolato, azienda inizialmente chiamata Annovatti che poi, dopo il fallimento, è stata acquisita dal gruppo Trombini, a sua volta fallito. A partire dal 2010 non era praticamente più attiva e infatti venne chiusa definitivamente nel 2013, da quel momento in poi i piazzali di questa azienda sono stati riempiti da rifiuti di tipo legnoso e non solo.

Nel 2017 questa struttura viene rilevata da una multinazionale turca (la società Kastamono che fa capo alla famiglia Erdogan, per farne capire il livello di potenza), che acquisisce tutti gli ex stabilimenti Trombini, uno a Frossasco e uno a Codigoro, vicino a Ferrara. Dopo un po’ di tempo in entrambi i depositi i cumuli di rifiuti all’interno di questi stabilimenti bruciano, casualmente prendono fuoco. A Frossasco l’incendio dura 12 giorni e crea grandissimo allarme nella popolazione e questo ha determinato l’inizio della storia.

In seguito l’azienda presenta un piano di apertura e, la cosa particolare è che siamo in piena pandemia quando viene presentato, infatti nella primavera del 2021 l’amministrazione comunale indice una conferenza stampa a cui sono invitati soltanto i giornalisti, con presenza di personale dell’azienda che presenta questo piano per riaprire lo stabilimento. Durante questa conferenza stampa viene messa a tacere qualsiasi fonte di dissenso, viene impedita qualunque domanda, oltretutto viene trasmessa molto male online, sembra quasi fatto apposta per impedire di far capire bene, ma l’amministrazione comunale è contenta di aver risolto il problema di quel sito, portando anche dei nuovi posti di lavoro.

A questo punto però, i cittadini iniziano a raccogliere informazioni e dati e viene fuori che questo progetto prevede un grosso inceneritore che andrà a bruciare 90mila tonnellate di rifiuti all’anno, tenendo presente che il progetto prevede di importare da tutta europa 400mila tonnellate di rifiuti all’anno di tipo legnoso da raccolta differenziata. Dunque si parla di rifiuti verniciati, con parti di plastica, resine, soprattutto mobili inoltre, di questi rifiuti quasi un quarto dovranno essere bruciati e gli altri verranno utilizzati per produrre dei pannelli. Iniziano quindi una serie di azioni, di manifestazioni, un’importante raccolta firme, tutte iniziative volte a chiedere al Comune di bloccare questa proposta.

A seguito della raccolta firme, quasi 5mila in una valle di nemmeno 6 mila persone, l‘amministrazione comunale di Frossasco accetta di fare un consiglio comunale aperto per discutere dell’argomento, la brutta sorpresa è che al consiglio comunale è stata invitata anche l’azienda in questione perché raccontasse le sue ragioni. Noi come cittadini avevamo chiesto al Comune di prendere posizione mentre loro hanno invitato l’azienda che oltretutto diffonde informazioni fuorivanti, dicendo che non si sarebbe trattato di un inceneritore vero e proprio per minimizzarne le conseguenze e l’impatto e ci furono anche alcuni momenti di tensione. Quando l’azienda prese parola tutti i partecipanti, come gesto di protesta, si sono girati dando le spalle.

Oggi il progetto è stato bloccato.. perchè?

Per questioni di tipo urbanistico, in quell’area esiste innanzitutto un divieto di costruzione di inceneritori o impianti simili e, in secondo luogo, il piano regolatore di Frossasco prevede che possano essere costruiti 5mila metri quadrati mentre l’azienda aveva chiesto di costruire un inceneritore e, soprattutto, di costruire 20 mila metri quadrati di capannone. Rispetto a questo c’è stato un grosso rimbalzo tra la Città Metropolitana e il Comune di Frossasco perche la CittàMetro non aveva intenzione di istituire una conferenza dei servizi per valutare il merito di un progetto senza avere prima certezze sulla fattibilità di quel progetto dal punto di vista urbanistico, quindi ciò che ha fatto è stato chiedere un parere al Comune di Frossasco, ma l’amministrazione non si è mai espressa sull’approvabilità del progetto. Mentre se avesse sin da subito ammesso che quel progetto non rispetta i criteri del piano regolatore questa storia sarebbe finita molto tempo prima. È fondamentale questo passaggio per capire il ruolo importantissimo dei cittadini nel costringere l’amministrazione a prendere determinate decisioni.

Quali erano le conseguenze ambientali e sulla salute del progetto di inceneritore ?

Noi viviamo in pianura padana, una delle aree piu inquinate d’Europa, per vari fattori, la fortissima presenza di industrie, per le attività insediate e per questioni di tipo olografico: la pianura padana è come se fosse un sacco circondato dalle Alpi e dagli Appennini che diventa un catino in cui gli inquinanti si accumulano, la Val Noce (dove si trova Frossasco) è un catino all’interno del catino, perchè è un’area circondata dalle montagne dove la circolazione dell’aria diventa particolarmente complessa.

Questa sarebbe stata un’azienda che avrebbe rilasciato un’enorme quantità di inquinanti e oltretutto bisogna tener presente che, in linea d’aria, da questo sito all’inceneritore del Gerbido ci sono pochissimi chilometri, quindi avrebbe voluto dire costruire due enormi inceneritori, uno per rifiuti del solido urbano e l’altro per rifiuti industriali, però in un’area veramente piccola con conseguenze facili da immaginare. Inoltre, questo genere di industrie rilasciano nell’atmosfera enormi quanità di anidride carbonica, in un mondo in cui il riscaldamento climatico è sotto gli occhi di tutti. In montagna, anche in zone a sud del Piemonte dove nevica molto di piu normalmente, ora vediamo che non c’è piu la neve e ci sono temperature tipiche di marzo inoltrato. Questo genere di impianti ha due grandi problemi: quello dell’inquinamento e dell’impatto sulla salute dei cittadini e sulle attività produttive, la Val Noce è un’area a forte vocazione agricola con colture e allevamenti di pregio per i quali sarebbe stato un grosso danno e, dall’altro lato, sarebbe stato un problema anche a livello globale perche è un tipo di approccio all’industria non più accettabile.

L’attivazione dei cittadini ha dato quindi i suoi frutti..

L’attività dei cittadini è stata fondamentale. Ci sono svariate documentazioni che testimoniano come l’amministrazione comunale si sia posta in maniera come minimo ambigua, addirittura la vicesindaca di Frossasco più volte in pubblico ha decantato i meriti di quest’azienda, anche in consiglio l’ha definita come azienda virtuosa, cosa che non può essere. Non si può parlare nemmeno di economia circolare, perché può avere senso raccogliere il rifiuto da un’area limitata ma non è circolare andare a prendere i rifiuti dalla Romania e dalla Bulgaria e portarli in Italia per lavorarli. Il ruolo dei comitati e dei cittadini è stato fondamentale perché si è veramente dimostrato che se i cittadini si mettono insieme per una causa, al di là delle differenze di vedute, del credo politico, delle proprie convinzioni e fanno squadra possono vincere e possono far cambiare idea alle amministrazioni. Penso che sia molto difficile che questa azienda vada a costruire il progetto da un’altra parte perche è a Frossasco che ha la proprietà, infatti bisognerà fare molta attenzione perche non credo che questa azienda si fermi qui, ha provato una strada che le è andata male ma sicuramente proverà altre vie, percui dovremo rimanere con gli occhi aperti ed essere pronti a lottare.

Manifestazione del 5 marzo 2022 a Frossasco (foto di Dario Costantino)

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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