Sciopero generale: l’opposizione al governo Meloni si fa nelle piazze
Qualcosa oggi è successa. Lo sciopero lanciato da CGIL e UIL ha parzialmente travalicato gli apparati sindacali ed ha aperto uno spazio di partecipazione, ancora politicamente frammentata, nella contrapposizione al governo Meloni.
A fronte dell’eterno Aventino delle opposizioni istituzionali parti di società hanno occupato le piazze e questa è una buona notizia. Ci saranno sviluppi per questa dinamica o verrà tutto assorbito nella dialettica sistemica?
Secondo i dati scanditi dai confederali oggi sono scese in piazza circa 500mila persone in tutta Italia e lo sciopero ha avuto un’adesione del 70%. Al di là dei dati la partecipazione è stata in effetti significativa in molte piazze italiane, certo niente di paragonabile ad altre fasi, ma comunque un passaggio importante rispetto al torpore che ha caratterizzato gli scorsi anni.
A Torino questa mattina secondo i sindacati 20 mila persone sono scese in piazza. Il serpentone di gente ha invaso il centro cittadino da piazza XVIII dicembre a piazza Castello, quando la testa era entrata in piazza ancora gran parte delle persone dovevano incamminarsi.
Lo spezzone che ha raccolto i giovani e i precari, dagli studenti e studentesse delle scuole superiori all’università sino ai precari della ricerca, è stato partecipato da diverse centinaia di persone. A seguire lo spezzone sociale dei sindacati di base. Moltissimi i giovani presenti che, dalla mattina presto, hanno dato il via alla giornata di mobilitazione. In partenza dalle scuole diversi cortei hanno raggiunto il concentramento, all’università sono stati effettuati blocchi agli ingressi del Campus Luigi Einaudi per evidenziare le rivendicazioni di chi lavorando in accademia si trova costretto a una condizione di precarietà assoluta. Contro la riforma Bernini e contro una ricerca scientifica utile allo sviluppo di accordi e ricerca in ambito bellico. Il tema del supporto alla Palestina in quanto emblema della possibilità di liberazione ha tenuto il passo durante tutta la mattinata. Le parole d’ordine dei sindacati hanno portato la critica all’economia di guerra rimettendo la questione salariale al centro.
Nel corteo sindacale di cgil e uil moltissimi striscioni di lavoratori e lavoratrici hanno sfilato durante la mattinata e i dati dell’adesione allo sciopero
sono importanti, in tutti i settori.
Durante il comizio sindacale un gruppo di ricercatori dell’assemblea dei precari dell’università è salito sul palco per ribadire le proprie ragioni a fronte di una piazza gremita. In seguito, arrivati in piazza Castello lo spezzone giovanile e della formazione ha proseguito fino sotto la Prefettura, qui è stata sanzionata con particolare riferimento all’omicidio poliziesco di un giovane inseguito dai carabinieri avvenuto in un quartiere popolare di Milano, il Corvetto. Data la voglia di continuare a mobilitarsi il corteo ha proseguito fino alla stazione di Porta Nuova, dove ha tentato di entrare e in risposta le forze dell’ordine hanno
manganellato e fermato, per poi rilasciarlo subito dopo, uno studente. Dopo aver bruciato i fantocci di Salvini e Meloni, con un’agile mossa il corteo ha preso la via della metropolitana arrivando così alla stazione Porta Susa e riuscendo a bloccare i binari.
Di seguito alcune voci raccolte dalla piazza da Radio Blackout:
Ricercatrici precarie in blocco al Campus Luigi Einaudi
Aggiornamento dal concentramento con un redattore dell’info di Blackout
Studentessa Intifada
Responsabile della Fiom di Mirafiori
Studente del Politecnico
Studente medio del liceo Gioberti
Alessandro Ferretti sulla precarietà nella ricerca
Diversi in tutta Italia i blocchi del sindacalismo di base sui posti di lavoro e nelle università.
A Napoli bloccata dagli operai la Leonardo di Pomigliano, complice del “genocidio in Palestina”, come ci ha raccontato Giuseppe D’Alesio dei Si Cobas ai microfoni di Radio Onda d’Urto:
A Padova, Adl Cobas ha invece chiamato un presidio davanti ai magazzini agroalimentari, portando avanti un blocco delle rotonde del “centro logistico dello sfruttamento”.
Hanno passato la notte nella sala convegni della sede romana del CNR, i precari della ricerca che hanno occupato l’aula romana. Dopo un’assemblea durata un paio d’ore, a cui hanno partecipato 200 persone, i precari del Cnr hanno deciso, insieme a Flc Cgil e Uil Rua, di occupare la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche per poi spostarsi nella sala convegni. 4mila i lavoratori precari, tra borsisti, assegnisti e tempi determinati.
Alla manifestazione regionale toscana di Firenze per lo sciopero generale di oggi hanno partecipato oltre 70mila persone secondo i sindacati confederali. Anche a Brescia una partecipazione molto significativa al corteo: oltre 7mila persone nel corteo partito da piazzale Cesare Battisti. In testa Cgil e Uil, in coda invece Cobas e Cub, che hanno organizzato un proprio spezzone attraversato da centinaia di persone insieme a Magazzino 47, Diritti per Tutti e Collettivo Onda Studentesca, impegnati anche nel lancio della manifestazione “Fermiamo il ddl Sicurezza” di sabato 7 dicembre, organizzata con una quarantina di realtà di Brescia e provincia.
In generale in molte piazze è stata significativa in termini di presenza e di coinvolgimento la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici dei settori sanitari e socio-sanitari che hanno nuovamente rivendicato la necessità di rivedere profondamente l’approccio del governo ai temi della salute. Da rilevare sono anche le molte parole d’ordine contro lo scarico dei costi della transizione ecologica verso il basso, in particolare nelle aree in cui l’industria è strettamente collegata alla catena del valore tedesca. Slogan ed interventi contro la guerra ed il genocidio in corso a Gaza sono stati ampiamente diffusi ben oltre gli spezzoni sociali.
Che l’opposizione sociale al governo Meloni si stia via via articolando socialmente attraverso temi e composizioni trasversali lo si può notare da questa testimonianza che ci arriva da Trieste:
Ciò che è evidente è che una parte di società, a prescindere dagli appelli sindacali, ha trovato in questa giornata uno spazio di possibilità per esprimere il proprio dissenso non solo nei confronti del governo Meloni, ma più in generale rispetto alla direzione che stanno prendendo le nostre società, tra guerre, impoverimento di massa e devastazione sociale. Questo sentire magmatico è oggi privo di forze credibili che lo rappresentino e vive le piazze in un clima di “reciproca tolleranza” lì dove non stiamo assistendo ad una vera e propria ricomposizione sociale, ma a “significati” a volte anche molto differenti che spartiscono uno spazio di espressione comune. Ammesso che questo spazio rimanga aperto e lo sciopero generale di oggi non venga semplicemente utilizzato sui tavoli di contrattazione per scambiare poche briciole, i nodi di riflessione che ci pone questa giornata sono molteplici.
In primo luogo il tema della ricomposizione e dell’allargamento: oltre all’opposizione al governo Meloni a caratterizzare queste piazze è un’esperienza comune di precarietà, incertezza, impoverimento ed intensificazione dello sfruttamento. Se queste piazze sono state un’occasione per nominare queste esperienze, ora si tratta di trovare delle forme di espressione, di organizzazione della rigidità che costituiscano veri rapporti di forza che non si infrangano semplicemente di fronte ad una precettazione.
D’altronde l’allargamento passa necessariamente attraverso una credibilità tutta da conquistarsi nei territori e nei rapporti con la quotidianità dei nostri settori di riferimento.
Qualcosa oggi è successa: le piazze rappresentano una possibilità, più dei banchi parlamentari e della politica parolaia, adesso tocca a tutti e tutte prendersi cura di questa possibilità, generalizzarla… ma per davvero.
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