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Nasce Karl Marx

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Il 5 maggio 1818 nasce a Treviri, in Germania, il filosofo ed economista Karl Marx. Immenso il lascito del suo pensiero, incommensurabile l’influenza della sua opera sugli ultimi 150 anni di storia dell’umanità. Ridurre a poche righe di sintesi la biografia e il lavoro teorico di una figura cardine come quella di Karl Marx è impresa quasi impossibile (come avviene del resto per ogni grande figura storica); qui proveremo a lasciare alcuni segni, minime tracce che rimandino ai concetti più discussi, alle citazioni più note, alla cronologia delle opere più conosciute. Una sorta di elenco o catalogo di spunti da cui partire. Il tutto, con estrema umiltà e massima consapevolezza dei limiti e delle approssimazioni del caso.

Marx studiò giurisprudenza all’Università di Bonn, ma si laureò poi in filosofia all’Università di Jena. In questi anni fu fondamentale per la sua formazione lo studio delle opere di Hegel. Dopo la laurea, a partire dal 1842, Marx inizia a scrivere sulla Gazzetta renana, giornale pubblicato a Colonia. Qui conosce Moses Hess, colui che introdusse al comunismo tanto Marx che Friedrich Engels.

Nel 1844 Marx scrive i “Manoscritti economico-filosofici”, dove fra le altre cose emerge con chiarezza il concetto di alienazione: «l’operaio diviene tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che egli produce […] diventa una merce tanto più vile quanto più grande la quantità di merce prodotta […] l’operaio viene a trovarsi rispetto all’oggetto del suo lavoro come a un oggetto estraneo […] l’alienazione dell’operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all’esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diviene di fronte a lui una potenza per sé stante; significa che la vita che egli ha dato all’oggetto gli si contrappone ostile ed estranea»

L’anno dopo, ne “L’ideologia tedesca”, scritta insieme ad Engels, Marx compie un excursus storico sui modi di produzione, dall’epoca primitiva a quella capitalistica, esponendo in una prima forma compiuta quella che si definisce “concezione materialistica della storia”. Da tutto ciò deriva una concezione della società distinta fra “struttura” (il modo di produzione) e”sovrastruttura” (le idee, la cultura). La struttura condiziona inevitabilmente la sovrastruttura. La divisione del lavoro, tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, ha contribuito a sviluppare una fittizia autonomia della sovrastruttura. Marx chiama questa illusione “ideologia”.

Nel 1848 viene pubblicato il “Manifesto del partito comunista”. Al centro dell’opera vi è un’approfondita analisi della borghesia in quanto classe, e in quanto classe rivoluzionaria. Tale analisi serve a dimostrare come la storia sia sempre storia di antagonismi fra classi sociali; il motore della storia è la lotta di classe: “La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi,furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri,plebei, schiavi; nel Medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi […] La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta”.

Marx, che ora vive a Londra, approfondisce per molti lunghi anni gli studi economici. Studi che gli serviranno come base su cui costruire la sua opera più importante,” Il capitale”. Nel 1859 pubblica “Per la critica dell’economia politica”, testo in cui Marx affronta l’analisi della merce e del denaro. Nel 1864 è tra i fondatori della “Prima internazionale”, il congresso costitutivo della prima associazione internazionale dei lavoratori, a cui aderirono non solo i comunisti, ma anche socialisti, anarchici, repubblicani.

Nel 1867 esce il primo libro de “Il capitale” (secondo, terzo e quarto libro usciranno postumi), l’analisi del modo di produzione capitalistico secondo le categorie teorizzate da Marx stesso: “il valore scientifico di questa indagine sta nella spiegazione delle leggi specifiche che regolano nascita, esistenza, sviluppo, morte di un organismo sociale e la sua sostituzione con un altro, superiore”. Merce, valore d’uso, valore di scambio, plusvalore, caduta tendenziale del saggio di profitto, salario, capitale costante, capitale variabile. Sono solo alcune delle analisi affrontate e delle teorie esposte da Marx nel primo libro del Capitale, che nonostante i cambiamenti occorsi in un secolo e mezzo di storia risultano ancora oggi fondamentali per comprendere su quali basi poggiano le società capitaliste.

Marx muore a Londra il 14 marzo 1883, a 64 anni. Un passo dell’orazione funebre letta da Engels afferma: “Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra […] Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana […] Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha subitamente gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti borghesi che i critici socialisti […] Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria […] Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario.”

Innumerevoli i filosofi, gli storici, gli economisti che hanno proposto una chiave di lettura della società capitalista partendo direttamente dal lavoro di Marx, dai suoi scritti e dai suoi appunti. Per fare solo un paio di esempi, qui vogliamo ricordare il concetto del carattere feticista della merce, che abbozzato da Marx, verrà ripreso e ampliato da Lukacs in “Storia e coscienza di classe”; concetto che in una certa misura influenzerà anche il lavoro di Guy Debord sulla società dello spettacolo. Oppure, ricordiamo anche l’impatto che ebbe in Italia la pubblicazione dei “Grundrisse” nel 1969, con il celebre Frammento sulle macchine, che ispirò le teorizzazioni più avanzate dell’operaismo e in particolare alcune delle analisi di Mario Tronti in “Operai e capitale”.

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