
Marx nell’Antropocene
Un convegno a Venezia dall’approccio interdisciplinare invita a ripensare le possibili traiettorie di convergenza tra marxismo ed ecologia.
di Paolo Murrone (*)
Che le crisi ecologiche e i cambiamenti climatici siano il segno di una «crisi strutturale che affligge la totalità del complesso sociale», appare un fatto condiviso ben oltre i circoli della militanza politica e dell’attivismo ecologico.
Il convegno Marx in the Anthropocene. Capital, Nature, Ecology and Environment che si terrà all’Università Iuav di Venezia dal 11 al 14 marzo prossimo, muove proprio dall’esigenza di comprendere criticamente le radici, gli effetti e le prospettive aperte da tale crisi strutturale.
In tal senso, il riferimento al più celebre critico della società capitalistica nel titolo della conferenza rivendica la necessità di ripensare una teoria critica dell’esistente all’altezza delle condizioni teoriche, scientifiche e politiche poste dall’Antropocene.
La conferenza cade all’interno di una congiuntura particolarmente complessa della politica climatica degli ultimi anni. Le politiche ecologiche ascrivibili al progetto di un capitalismo verde, cioè i tentativi di governare il disordine ecologico ricorrendo alle presunte virtù di un ordine di mercato, hanno fallito. Quello che è in crisi, in altri termini, è proprio uno «specifico governo del clima, le cui fondamenta poggiano sull’assunto che, sebbene il cambiamento climatico si configuri come un fallimento del mercato; esso possa nondimeno essere efficacemente affrontato sulla base di un’ulteriore mercatizzazione», per usare le parole di Paola Imperatore ed Emanuele Leonardi.
Se, da un lato, la fase attuale sembra porre in evidenza il fallimento delle politiche neoliberali di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, caratterizzate dall’assunto di un possibile connubio tra crescita economica sostenibile e riduzione delle emissioni di CO₂, dall’altro lato, essa non lascia presagire una reale inversione di tendenza.
Al contrario, ciò che emerge è un paradigma che promuove l’adattamento ai cambiamenti climatici e che, ricorrendo a ipotetiche soluzioni tecnologiche di stoccaggio e immagazzinamento delle emissioni, salvaguarda profitto e valorizzazione del capitale – la produzione per la produzione.
Corollario di tale tendenza è l’accettazione di un orizzonte di crisi sociale ed ecologica, l’ineluttabilità di una lacerazione sistematica tra le forme di «metabolismo sociale», ossia l’insieme i rapporti sociali che mediano e regolano l’interazione con la natura e le sue reti ecologiche, e le capacità di assorbimento e rigenerazione del Sistema Terra.
Contro quest’impostazione eternizzante e di generale accettazione si è da tempo scagliato un sapere ecologico critico e radicale. Così, tra i vari approcci, negli ultimi anni si è consolidata una rilettura di Marx ed Engels, mossa dalla volontà teorica e politica di comprendere l’intima connessione tra la ri-produzione della società capitalistica e il proliferare di processi di distruzione della natura.
Queste nuove letture hanno posto l’enfasi sull’analisi marxiana circa le forme e le modalità attraverso cui il modo di produzione capitalistico si relaziona ai processi naturali, sottolineando la materialità dei processi di produzione, scambio, circolazione e consumo delle merci. Lo sguardo marxiano sui processi di lacerazione del rapporto di interscambio materiale ed energetico tra l’agricoltura moderna e i cicli naturali alla base della fertilità del suolo, per quanto solo in una forma abbozzata, individua con forza un nucleo contraddittorio – quello tra natura e le forme del valore, motore e scopo della produzione – che è compito della teoria critica contemporanea sviluppare ulteriormente.
Scardinando l’idea che il progetto marxiano fosse animato da una pervicace tendenza al dominio sulla natura, queste letture hanno dimostrato le potenzialità della critica dell’economia politica e del materialismo marxiano di interrogare le crisi ecologiche del presente.
Riprendere gli strumenti del cantiere teorico marxiano implica la volontà di non separare le forme di sfruttamento della classe lavoratrice da quelle di devastazione delle risorse naturali, intravedendo di contro l’intima connessione tra queste forme di dominazione. Un’esigenza, quest’ultima, che è stata variamente articolata dalla riflessione critica ed ecologica con approcci e prospettive non di rado in collisione, dalla teoria critica francofortese all’ecologia politica di Gorz e O’Connor, dalle ecologie femministe alle teorie sulla frattura metabolica, dall’analisi ecologica in economia all’ecologia mondo di Moore ecc.
Da questa prospettiva, il convegno Marx in the Anthropocene si preannuncia come un momento di grande rilevanza non solo in ragione del numero dei partecipanti (più di 250 tra ricercatori e ricercatrici), ma ancor più per registrare e interrogare un dibattito globale sempre più vivace e nutrito quale quello su marxismo ed ecologia. Il congresso, infatti, intercetta una comunità scientifica internazionale ampia e composita: non solo studiose e studiosi europei e nordamericani, ma anche un nutrito gruppo di ricercatori dall’India, dalla Cina, dell’America latina e non solo, con l’auspicio di un serio confronto teorico e scientifico.
La conferenza si terrà presso le aule dell’Università Iuav di Venezia alternando momenti di discussione plenaria con ospiti internazionali ad altri caratterizzati da sessioni parallele. Tra i keynote speakers figurano Linn Burchert, Michele Graziano Ceddia, Brett Clark, Salvatore Engel-Di Mauro, John Bellamy Foster, Gianfranco Franz, Nancy Fraser, Zoé Hamstead, Qingzhi Huan, Emanuele Leonardi, Joan Martinez Alier, Angelica Nuzzo, Camilla Salvaneschi, Helena Sheehan.
Già scorrendo questa lista si può evincere un approccio interdisciplinare che va dalla filosofia e dalla storia della scienza all’ecological economics,dalla sociologia ambientale alle scienze naturali e alla loro funzione all’interno dei processi produttivi, dalle analisi sul nesso tra sviluppo urbano e le crisi ecologiche allo statuto dell’estetica e dell’arte nell’età dell’Antropocene. Ciò dimostra, in conclusione, l’ampiezza e la portata del dibattito su marxismo ed ecologia. Non si tratta del motivo interdisciplinare che tanto caratterizza l’università neoliberale, ma dell’esigenza, dettata dall’oggetto stesso del convegno, di comprendere come l’Antropocene costituisca una condizione scientifica, teorica e politica nuova, che invita a ripensare le possibili traiettorie di convergenza tra marxismo ed ecologia.
(*) Tratto da Jacobin Italia.
Paolo Murrone fa parte del comitato scientifico di Marx in the Anthropocene. Capital, Nature, Ecology and Environment.
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