L’equiparazione tra Hamas e l’Isis è una delle carte che il governo israeliano si è giocato dall’inizio del conflitto, paragone ampiamente ripreso da molti media occidentali.
Quanto sta accadendo in Palestina crediamo sia un elemento chiarificatore. Lo è sicuramente per le masse che si sono messe in movimento per sostenere la popolazione di Gaza non solo nel mondo arabo, ma anche in tutto l’Occidente.
Di questi appunti ne avevamo già scritti poco più di due anni fa su queste stesse pagine1. Operazione Guardiano delle Mura, guerra di razzi, fiamme sulla Spianata delle Moschee, mobilitazione generale della gioventù, islam politico e pratica di liberazione.
La Bolivia durante la presidenza di Evo Morales non ha avuto legami diplomatici con “Israele” e ha denunciato le atrocità commesse dal sionismo nei territori occupati.
Con quasi 10.000 palestinesi morti a Gaza, gli Stati Uniti hanno subito pressione per limitare quello che molti considerano un massacro sfrenato di civili da parte di Israele nell’enclave palestinese assediata.
Le cinque forze di resistenza palestinesi hanno tenuto una riunione dei leader, a Beirut, sabato 28 ottobre 2023, per discutere i progressi della battaglia “Tempesta di Al-Aqsa” contro l’offensiva del nemico sionista e la sua brutale aggressione contro la Striscia di Gaza.
Per il 29° giorno consecutivo, Israele continua la sua aggressione genocida contro la Striscia di Gaza, e i suoi aerei bombardano edifici residenziali e case, distruggendoli con all’interno i residenti civili, nonché ospedali, moschee e scuole che danno rifugio agli sfollati.
Una cinquantina di attivisti e attiviste di Milano, solidali con il popolo palestinese, sono entrati nell’ufficio della Commissione europea di Corso Magenta.
Come ha annotato in una singola frase Domenico Quirico, essenziale come sempre, si può affermare che ciò che covava tra le fiamme e sotto le ceneri ancora ardenti del conflitto a Gaza ieri è balzato agli occhi di tutti.
Sembra che ci sia una vera e propria spinta dall’interno del regime israeliano a ripulire etnicamente la popolazione di Gaza verso il deserto del Sinai in Egitto.