Mentre cresce la presenza militare russa, in Africa si estende il rifiuto di quella occidentale, considerata un indesiderabile retaggio storico del colonialismo pur giustificata dalla necessità di contrastare un tempo i movimenti guerriglieri e oggi le organizzazioni jihadiste.
Chiunque abbia letto “Le vene aperte dell’America Latina”di Eduardo Galeano ha ben presente qual’è la relazione tra la concezione capitalista della natura ed il colonialismo, vecchio e nuovo.
La marcia verso la liberazione è una marcia collettiva del colonizzato e del colonizzatore, dell’oppresso e dell’oppressore. E chi si rifiuta di andare avanti nella direzione della liberazione la subirà comunque, ma in modo molto doloroso e molto crudele.
Che succede in Niger, fra i paesi confinanti come il Burkina Faso, il Mali e tutta l’area del Sahel?
Domenica sera il Niger ha chiuso il proprio spazio aereo affermando che la misura è necessaria per contrastare la minaccia di un intervento militare da parte di un paese vicino.
Chi ha fatto il colpo di stato in Niger è addestrato ed equipaggiato dal nostro esercito?
L’esercito italiano si trova in mezzo a questa guerra. Infatti in Niger, si trovano diversi contingenti stranieri: 1.500 soldati francesi, 1.100 soldati statunitensi, 500 soldati italiani più un contingente di 100 uomini dell’Ue.
Si cerca così una soluzione diplomatica, anche se sul piatto restano le opzioni militari: i golpisti accusano la Francia e l’Ecowas, la Comunità dell’Africa Occidentale guidata dalla Nigeria, di volere invadere il paese.
Alcuni militari della guardia presidenziale avrebbero infatti circondato il palazzo dell’attuale presidente Bazoum, bloccandone gli accessi.
di Antonio Mazzeo* Pagine Esteri, 20 aprile 2021 – L’Italia avrà il suo posto al sole nel deserto del Sahara. A margine dell’incontro con l’omologa francese Florence Parly, il 13 aprile a Roma il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha reso noto che nel quadro della missione bilaterale MISIN in Niger, le forze armate italiane […]
Non su una slitta tirata da renne ma da una portaerei il giorno della vigilia di Natale, a pochi giorni dallo scioglimento delle camere, il premier Paolo Gentiloni ha consegnato il proprio dono agli alleati francesi e agli investitori italiani ufficializzando l’invio di 470 uomini con 130 mezzi nel nord del Niger. Obiettivi manifesti: fermare […]