InfoAut
Immagine di copertina per il post

Missioni militari italiane e il golpe in Niger. Chi addestrano le “nostre” forze armate?

Chi ha fatto il colpo di stato in Niger è addestrato ed equipaggiato dal nostro esercito?
Da una settimana in Niger prosegue la tensione dopo il colpo di Stato che ha destituito il presidente eletto Mohamed Bazoum.
In quello che è stato autodefinito “Consiglio Nazionale per la salvaguardia della patria” sono presenti: le più alte cariche delle Forze Armate Nigerine il Colonnello Ibroh Amadou Bacharou; il Generale dell’Esercito Mohamed Toumba, il Comandante delle Forze Speciali e il Vicecomandante della Guardia Nazionale (tutte formazioni che hanno beneficiato del training e del supporto occidentale). La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) sempre più ridotta, non ha escluso l’intervento armato con una coalizione di undici Stati dell’Africa occidentale, dando un ultimatum ai “golpisti” di due settimane.
Le possibilità che il conflitto armato si estenda continuano ad aumentare ora dopo ora. 

L’esercito italiano si trova in mezzo a questa guerra. Infatti in Niger, si trovano diversi contingenti stranieri: 1.500 soldati francesi, 1.100 soldati statunitensi, 500 soldati italiani più un contingente di 100 uomini dell’Ue.

Il nostro Paese ha investito molto in Niger, tra le missioni più rilevanti italiane è la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin), voluta dal governo Gentiloni nel 2017.
Questa missione è stata istituita per attività di addestramento, assistenza, supporto e mentoring in favore delle Forze di Sicurezza nigerine (Forze Armate, Gendarmeria nazionale, Guardia Nazionale, e Forze Speciali, le stesse che hanno rovesciato Bazoum), recentemente potenziata passando da 350 a 500 effettivi (più 100 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei). Negli anni è stata costruita una base militare italiana, terminata nel 2022, che nelle previsioni sarebbe stata l’hub per il coordinamento delle operazioni anche nel resto del Sahel.
Nella delibera governativa si afferma “è previsto l’impiego di assetti aerei convenzionali ed a pilotaggio remoto allo scopo di garantire la raccolta informativa sul traffico di esseri umani e concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere. Anche a causa della conclusione di altre iniziative nell’area, prevede un notevole incremento del personale impiegato e delle spese, che per il 2023 è stimato in 53 milioni di euro.”

Per l’Italia il Niger ha un’importanza strategica fondamentale per il controllo dei flussi migratori e per la “stabilizzazione” della regione del Sahel. Infatti negli anni, tutti i rappresentanti delle istituzioni nigerine hanno auspicato un rafforzamento delle relazioni bilaterali anche con la fornitura di equipaggiamenti alle forze armate nigerine. Supporto e finanziamento che nessun governo ha mai fatto mancare.

L’Italia partecipa poi ad altre missioni in Niger insieme all’Unione Europea e agli USA. 

La missione EUMPM Niger prevede la partecipazione di personale militare alla missione UE istituita dal 12 dicembre 2022, con lo scopo di sostenere e fornire una formazione specializzata delle forze armate speciali nigerine: alle sue unità e alla sua catena di comando per un investimento europeo di 40 milioni e per il contingente italiano di euro 939.037.

Mentre la missione EUCAP Sahel Niger comprende l Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger e la United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara – MINURSO: una missione, analoga alla precedente, istituita nel luglio del 2012, con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo. In particolare mira ad assistere le autorità nigerine e le forze di sicurezza nella gestione delle frontiere e nel contrasto alla migrazione irregolare. L’Italia partecipa alla missione, per il 2023, con 15 unità di personale militare e una spesa di euro 833.432 (lo scorso anno è stato di euro 750.333).

I rapporti tra l’esercito italiano e quello nigerino si sono sviluppati nel tempo e Roma ha deciso di cedere a Niamey anche alcuni mezzi, tra cui due elicotteri della Guardia di finanza.
In questi anni gli italiani hanno formato oltre novemila soldati nigerini e lavorato in stretta collaborazione con l’aviazione, sotto la direzione del personale del Centro Addestramento Paracadutisti di Pisa, del 187° Reggimento Paracadutisti “Folgore” di Livorno, dell’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti dell’Esercito di Legnago-Verona, del Gruppo Intervento Speciale (GIS) dell’Arma dei Carabinieri più il supporto della 56^ Brigata Aviotrasportata dell’Aeronautica di Pisa.
L’annuncio del colpo di Stato è arrivato per bocca di un colonnello dell’aeronautica Amadou Abdramane con il supporto di diverse aree dell’esercito in rapporto privilegiato con le forze armate italiane. Rapporto che dovrebbe mettere in discussione l’efficacia delle operazioni di peacekeeping del governo italiano.

In parallelo l’industria bellica italiana spesso fornisce entrambe le parti in conflitto, invia con funzione addestrativa i corpi speciali per formare all’utilizzo delle merci belliche “made in Italy” utilizzate per guerre sporche, conflitti civili e repressione politica che la UE stigmatizza ma alimenta.

Rapporti ambigui che non ci sorprendono, dall’ex Ministro degli esteri Di Maio che ha definito la missione bilaterale come “il fiore all’occhiello della cooperazione in materia di sicurezza nel Sahel e in tutta l’Africa”, all’ex ministro Minniti che presiede la Fondazione Med-Or che si occupa di Difesa, sorveglianza, intelligence e confini, sponsorizzata da Leonardo S.P.A., “con l’obiettivo di espandere una rete diplomatica informale che aiuta l’azienda ad allargare le proprie relazioni” che opera anche in Niger, da lui definito “riferimento di democrazia e sicurezza”.

Si apre quindi l’ennesima crepa rispetto agli obiettivi reali dell’enorme investimento per le spese militari e le effettive conseguenze delle missioni militari occidentali in Sahel come in altri teatri, e più in generale dell’approccio basato sul Defence Capacity Building promosso dalla NATO per stabilizzare le “aree strategiche”. La strategia diffusa di sostenere, addestrare, armare e cooptare milizie paramilitari o regolari conduce a gravi conseguenze. Armi, denaro e potere giocano un ruolo cruciale, chi se ne appropria riproduce forme autoritarie di governo, ottiene il monopolio delle economie locali con gravi conseguenze per le popolazioni civili. 

La responsabilità di queste crisi però non ricadono mai su chi ha contribuito a crearle. Il Ministro della difesa Crosetto infatti non si scompone, la guerra e le tensioni internazionali offrono solide prospettive di crescita per l’industria della Difesa nel suo complesso, che raddoppiano se si hanno rapporti con ambo i fronti in conflitto.
Mentre diventa realtà la proposta di La Russa di tagliare il Reddito di cittadinanza per finanziare le spese militari, i costi dell’escalation bellica li pagheremo noi su più fronti.

Fonti dati Documenti camera http://documenti.camera.it/leg19/dossier/pdf/DI0037.pdf

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

COLPO DI STATOguerraniger

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non ci sarebbe mai stata una fase due, il cessate il fuoco era la strategia

Il cessate il fuoco, come i negoziati, sono diventati un altro campo di battaglia in cui Tel Aviv temporeggia e Washington ne scrive l’esito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cile: le grandi possibilità del nazi Kast di essere presidente

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Cile di ieri sono terminate in modo triste e prevedibile.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: corteo “Show Israel Red Card” contro la partita della vergogna tra Virtus e Maccabi Tel Aviv

Ieri, venerdì 21 novembre, corteo a Bologna contro la partita della vergogna, quella di basket tra Virtus e Maccabi Tel Aviv prevista alle 20.30 al PalaDozza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: il trionfo di un popolo che non rinuncia alla sua sovranità

Nel referendum del 16 novembre il popolo ecuadoriano ha detto NO

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone ai tempi del neogoverno nazionalista della Premier Sanae Takaichi

A livello internazionale, una delle prime mosse della Takaichi è stata aprire un profondo scontro diplomatico con Pechino

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Medici per i diritti umani denuncia uccisioni prigionieri di Gaza nelle carceri israeliane

Il nuovo rapporto diffuso da Medici per i diritti umani-Israele (Phri) apre uno squarcio ulteriore su un sistema detentivo che negli ultimi due anni ha raggiunto un livello di letalità senza precedenti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

«La cosa più importante è salvare il maggior numero possibile di vite umane e infrastrutture in Ucraina»

Maidan illustra quindi i principali dilemmi dei movimenti e delle mobilitazioni globali: la classe operaia ha una capacità molto limitata di organizzarsi, di articolare gli interessi di classe e di fornire almeno una leadership nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia, a Gabes respirare è diventato un atto di resistenza

Abbiamo tradotto questo articolo di inkyfada.media che racconta la vicenda di Gabes, un paese in Tunisia dove da mesi continuano proteste significative a causa di un polo chimico che mette a rischio la salute della popolazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: Assemblea Popolare del coordinamento cittadino Torino per Gaza

Pubblichiamo il comunicato di invito all’assemblea popolare di Torino per Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: “Show Israel the Red Card”. Il 21 novembre la manifestazione contro la partita di basket Virtus-Maccabi Tel Aviv

Venerdì 21 novembre a Bologna è prevista la partita di basket di Eurolega tra Virtus e Maccabi Tel Aviv, la cui curva è nota per le sue idee suprematiste e razziste.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

E’ ancora il momento di bloccare tutto!

Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Culture

Frankenstein, quel mostro nato dalle ombre oscure della guerra

Al mostro viene negato un nome e una individualità, esattamente come al proletariato

Immagine di copertina per il post
Formazione

HUB DI PACE: il piano coloniale delle università pisane a Gaza

I tre atenei di Pisa – l’Università, la Scuola Normale Superiore e la Scuola superiore Sant’Anna – riuniti con l’arcivescovo nell’aula Magna storica della Sapienza, come un cerbero a quattro teste.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

DDL NUCLEARE : cosa aspettarci, cosa sappiamo?

Continuiamo ad approfondire e a tenere alta l’attenzione sul tema del ritorno del nucleare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e gas :l’Europa sempre piu’ dipendente dagli U.S.A.

A ottobre, per la prima volta, un singolo Paese gli USA ha esportato oltre 10 milioni di tonnellate metriche (mmt) di gas liquefatto, il 70% delle quali verso l’Europa.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Rompere la pace dentro territori, fabbrica e università della guerra

Partiamo da qui, da questa inquietudine mai risolta e sempre irriducibile che accompagna la forma di vita militante, l’unica postura da cui tentare di agguantare Kairòs, il tempo delle opportunità che possiamo cogliere solo se ci mettiamo in gioco. 

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Libertà vigilata

Un inedito maccartismo sta attraversando l’Occidente e, per quanto direttamente ci riguarda, l’Europa, sempre più protesa verso la guerra, irresponsabilmente evocata dalla presidente Ursula Von der Layen come “scudo per la democrazia”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il Segretario di tutte le guerre

a visione che Hegseth porta dentro l’amministrazione Trump è quella di un’America che può tornare «grande» solo riconoscendo la guerra come sua condizione naturale.