“Per quanto tempo sarò in cattività? Dopo tanti anni, dove sono lo Stato e il popolo di Israele? Queste le parole, pronunciate in ebraico, di una persona ritenuta Avera Mengistu, un soldato israeliano di origine etiope catturato e trattenuto a Gaza dal 2014.
Continua la scia di sangue e l’omicidio di palestinesi a opera dell’esercito occupante israeliano, mentre a Tel Aviv da poche settimane si è insediato un governo di ultradestra, retto ancora una volta da Benjamin Netanyahu.
Ciò è stato chiaro quando la folla è diventata ostile nei confronti del piccolo numero di antisionisti che si sono presentati alla protesta con bandiere palestinesi. Questi sono stati subito aggrediti da altri manifestanti “pro-democrazia”.
IL 21 Dicembre parte a Torino la CAMPAGNA “APARTHEID in PALESTINA”.
Dopo pochi giorni, il Gruppo Trasporti Torinese, appellandosi al contratto di concessione, fa rimuovere i 12 manifesti a led 100x200cm.
E’ stata deportata, messa su un volo Tel Aviv – Roma, arrivato nella serata di martedì 16 gennaio 2023, la compagna italiana Stefania Costantini, fermata all’alba dai soldati occupanti israeliani nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme in Cisgiordania.
Eccomi, appesantito da quarant’anni di prigionia, con qualche capello grigio e molte malattie, ma con tutta la dedizione per continuare il cammino di liberazione con dignità e determinazione.
l nuovo Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano ha vietato l’esposizione dei colori della bandiera palestinese negli spazi pubblici. È l’ultimo tentativo israeliano di cancellare l’identità palestinese.
Due mesi dopo l’elezione del nuovo governo di Israele, il quadro offuscato sta diventando più chiaro, e sembra che si possano offrire alcuni spunti più informati circa la sua composizione, personalità, e le possibili politiche future e reazioni ad esse.
A parte le molte dichiarazioni e azioni razziste e violente fatte da Netanyahu e dai suoi alleati negli ultimi anni, il nuovo governo ha già dichiarato che il popolo ebraico ha “diritti esclusivi e inalienabili sull’intera Terra di Israele”.
Ahmad Sa’adat e il movimento dei prigionieri resistono in prima linea nella lotta e meritano i nostri sforzi, la nostra militanza e la nostra iniziativa attraverso ogni forma di solidarietà e di sostegno.